Di depressione postparto si parla ancora molto poco. Così una mamma su Instagram ha voluto rendere nota la sua storia, raccontando cosa ha vissuto.
Una ragazza statunitense, Kiera Mary, ha voluto condividere la sua personale e delicata storia.
La donna ha anche un seguito abbastanza cospicuo su Instagram, dove pubblica foto di lei insieme alla sua famiglia e in particolare i due bambini.
Kiera è molto giovane, ma già a questa età ha subito dei forti traumi.
Come racconta a 17 anni incontra l’uomo della sua vita e a 19, la coppia decide di sposarsi. Immediatamente provano ad avere un bambino, ma aspettano un anno prima che Mary rimanga incinta. Un anno per loro lunghissimo, dal momento che volevano ampliare la famiglia e come dichiara la ragazza ha sempre desiderato essere madre.
La prima gravidanza è un percorso abbastanza tortuoso, cosa che la porta a partorire due settimane prima della fine del tempo. Purtroppo però dopo il parto, qualcosa non va. La sua placenta rimane bloccata nell’utero e la ragazza ha delle fortissime perdite di sangue.
Così i medici decidono di intervenire chirurgicamente per evitare che la donna potesse morire. Come dice Kiera, il mese successivo al parto è stato difficilissimo perché non poteva occuparsi del proprio bambino come avrebbe voluto in quanto allettata in un letto d’ospedale e perché, come sempre aveva sognato, non riusciva ad allattare la bambina nata, ricorrendo al latte artificiale.
Questo dal punto di vista psicologico l’ha minata moltissimo perché sentiva su di lei la pressione della società, pro per l’allattamento al seno e contraria al latte artificiale. Ma con il tempo è riuscita a risollevarsi da questa impostazione mentale, capendo che ciò che contava era solo la salute della sua bambina e che non poteva spingere il suo corpo a fare qualcosa che non era in grado di sostenere.
Depressione postparto: una mamma americana racconta la sua vicenda
Però 5 mesi dopo la nascita della prima bambina, Kiera rimane nuovamente incinta. La seconda gravidanza sembra procedere per il meglio e anche il parto è molto più semplice della prima volta.
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L’unica nota dolente è che l’allattamento al seno era molto difficile perché Mary produceva poco latte, al quale era necessario aggiungere quello artificiale. La donna, però, memore dell’esperienza precedente, ha vissuto questo con molta più serenità.
Purtroppo dopo 3 settimane dal parto, Mary comincia ad avere nuove perdite di sangue e capisce subito di che cosa si tratta: una parte della placenta era rimasta bloccata nel suo utero.
Questo fenomeno è noto come placenta accreta – di cui in un precedente articolo si spiega di che cosa si tratta.
A causa di questo Mary è costretta ad un nuovo intervento chirurgico, ma questa volta i medici per salvarle la vita devono praticarle un’isterectomia – cioè la rimozione dell’utero.
Così Kiera giovanissima si trova a dover affrontare un altro trauma: quello di non poter avere più bambini naturalmente.
Tutto questo fa sprofondare la donna in una lunga depressione postparto che le causa ansia continua, attacchi di panico e crisi di pianto che durano giorni.
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Ciò le impedisce di stare a contatto con i suoi bimbi ed è infinitamente grata al marito che, per due mesi, prendendosi la paternità, ha accudito lei e i loro bambini.
Grazie a lui e grazie al suo medico Mary ha intrapreso una terapia, fatta non solo di sessioni dallo psicoterapeuta, ma anche di antidepressivi.
La sua mente si rifiutava di accettare tutto quello che le era successo, facendola sentire in colpa e inadeguata perché le sue maternità non corrispondevano a quelle che la società di solito mostra.
Così ora Mary ancora in terapia, si batte affinché si parli più spesso di depressione postparto e affinché le mamme non trascurino i loro momenti di debolezza dopo il parto, ma che affrontino con coraggio tutto quello che gli si mostra davanti sia nel caso di positività sia nel caso di negatività.
Il messaggio che Kiera vuole mandare avendo condiviso la sua storia su LoveWhatMatters è quello di convincere le mamme a chiedere aiuto nel momento del bisogno, senza fare le supereroine perché questo provoca non solo difficoltà nella neomamma, ma anche nel suo bambino.
Insomma la depressione postparto esiste e non va ignorata per nessun motivo al mondo.
Vi traduciamo il bellissimo messaggio di questa mamma, Keira:
“Mamme, non saprete mai quanto siete forte finché essere forte è l’unica scelta che avrete.
Durante questi tempi stressanti, va bene piangere. Va bene lasciare che anche il vostro bambino si corichi nella culla e pianga. Ne abbiamo tutti bisogno.
Lo so in questo momento, vi sentite al peggio.
Vi sentite senza speranza.
Vi sentite inutili.
Vi sentite sconfitte.
Non ce la fate.
Non vi fate la doccia da giorni.
Siete da tre giorni con lo stesso pigiama.
Non vi siete lavate i capelli o i denti.
Lasciate tutto fuori. Piangere. Urlare.
So che molte di voi guarderanno questa foto e diranno “perché ti stai scattando una foto mentre piangi”? O “lo stai facendo solo per attirare l’attenzione”. O forse sarete in grado di relazionarvi. E spero che molte lo faranno.
Ho scattato questa foto per ricordare a me stessa questo giorno.
Per ricordare a me stessa che non sono “debole” perché piango.
Non sono debole perché sento le cose profondamente.
Non sono debole perché mi sento impotente.
Io sono forte. Sono una madre. Io sono degna.
I miei figli sono felici, sani, amati e nutriti.
Per ricordare a me stessa che i giorni brutti andranno e verranno.
Ma allora potreste chiedere, perché piangi?
Beh, soffro per la mia isterectomia ogni minuto di ogni giorno.
Sono addolorata le notti in cui non riesco a mettere a letto i miei figli perché dovevo tornare a lavorare part-time la sera + i fine settimana.
Mi soffermo sui momenti in cui mi arrabbio con i miei figli per aver messo alla prova la mia pazienza.
Mi soffermo su tutte le cose che sono fuori dal mio controllo.
Penso troppo.
Mi preoccupo.
La depressione post-partum + ansia non è uno scherzo.
Chiedo a tutti voi di essere gentili con le madri qui.
Sopravviviamo tutte con poco o niente sonno.
Sto cercando di superare questi giorni difficili.
Cercando di sopravvivere alla fase del neonato.
Le regressioni del sonno.
Le fasi della dentizione.
I palati esigenti.
I capricci.
Alcune stanno cercando di superare la depressione e l’ansia postpartum come me.
Alcune stanno ricevendo terapia e aiuto.
E applaudo a tutte voi per esservi presentate.
Per essere qui.
Anche se il vostro obiettivo più grande era alzarvi dal letto, spazzolarvi i capelli o vestirvi per la giornata.
Siamo tutti guerriere. Ci è permesso avere brutte giornate. Ci è permesso piangere.
Per favore ricordatelo. Non siete sole. 💗”
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E voi unimamme avete sofferto di depressione postparto? Ne avete parlato con qualcuno?
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