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Pianto bambini: cos’è la sindrome del bambino scosso?

Published by
Laura D'Arpa

Quando il pianto del bambino è incosolabile, qualche genitore per calmarlo potrebbe scuoterlo. Non fatelo mai, ma che danni si potrebbero causare al piccolo.

Bambino che piange (fonte unsplash)

Ci sono momenti in cui il pianto dei bambini è irrefrenabile, soprattutto in tenera età.

Questo può essere di grande disturbo per i genitori che stanchi che reduci da notti insonni non sono in grado di gestire una situazione simile. Infatti in base ad alcuni studi si è scoperto che le neomamme e i neopapà, nell’arco di un anno, trascorrono almeno 50 notti senza chiudere occhio.

Ciò può provocare dei malumori nei genitori che di fronte al pianto del piccolo, non capendo che cosa abbia, agiscono in modo sconsiderato.

Il pianto del piccolo, in particolar modo nei primi mesi di vita, può dipendere da diverse cause: pannolino sporco, fame, noia, contatto fisico, dolori. Il bambino non avendo ancora la capacità di parlare, cerca in qualche modo di esprimere i suoi bisogni e l’unico modo che ha di farlo è piangere.

Qualche ricerca recente, di cui si è parlato in un articolo precedente, ha anche messo in evidenza che in realtà il bambino piange per evitare che i suoi genitori almeno nel breve periodo possano mettere al mondo un fratellino o una sorellina, eliminando così la possibilità di avere un concorrente di attenzioni.

Ma spesso capita che nella stanchezza generale, i genitori possano agire di impulso e nel tentativo di calmare il bambino lo scuotino con forza. Ecco non fatelo mai.

Da questo si può incorrere nella sindrome del bambino scosso.

Pianto neonati: che cos’è la sindrome del bambino scosso e quali danni ne conseguono?

Neonato che piange (fonte unsplash)

Tra le prime due settimane di vita e i sei mesi, il bambino non ha ancora una salda muscolatura fisica, è ancora debole e ciò non gli consente di controllare in movimento della testa.

LEGGI ANCHE: Pianto bambini cosa fare: è bene prenderli in braccio oppure no?

Così se dovesse essere scosso, nel tentativo di frenare il suo pianto, si potrebbero causare dei danni gravissimi al suo cervello: questo perché il suddetto sbatte contro il cranio provocandogli delle lesioni.

La sindrome è nota come Shaken baby syndrome o più recentemente Abusive head trauma.

Purtroppo il maltrattamento è più comune del previsto, perché in molti credono che scuotendo anche solo per un secondo il piccolo, questo si possa calmare. Una manovra che in molti considerano innocua e soprattutto consolatoria, in realtà si rivela essere dannosa e pericolosa.

I danni sono più dei benefici, causando ad esempio emorragie nel cervello e nella retina toccando entrambi gli occhi.

LEGGI ANCHE: Pianto del neonato | L’infallibile metodo di Harvey Karp | VIDEO

Dunque una situazione che si viene a creare a causa della struttura anatomica del bambino al di sotto dei due anni che presenta: basso tono muscolare per il sostegno del capo, elasticità delle strutture scheletriche, volume e peso del capo rispetto al resto del corpo che rappresenta il 15% del peso corporeo.

A causa dello scuotimento, quindi, le gravi lesioni si possono trasformare in cecità o ritardi dello sviluppo neurologico e ci sono alcuni segnali che possono essere dei campanelli d’allarme come: vomito, innapetenza, sonnolenza, assenza di sorrisi, difficoltà nella deglutinazione, rigidità nella postura.

Insomma nel caso in cui il piccolo presenta tali sintomi è bene ricorrere subito al medico.

Ovviamente per prevenire la sindrome, è necessario evitare, anche in momenti di stanchezza fisica e psicologica, di scuotere il neonato.

Per calmarlo esistono tanti altri metodi come cullarlo nella carrozina, un giro in macchina, un bagno rilassante, metterlo in una posizione fetale, fargli sentire un rumore continuo.

Dunque la parola d’ordine in questi casi è pazienza, dopo i primi mesi tutto sarà in discesa.

Neonato che piange (fonte unsplash)

LEGGI ANCHE: Il pianto dei neonati è nella lingua dei genitori, dice la scienza

E voi unimamme avete mai sentito parlare di questa sindrome?

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Laura D'Arpa

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