Rientro a scuola, certificato medico dopo tre giorni di assenza: la reazione dei pediatri.
Lunedì 14 settembre, è stata la giornata del rientro a scuola di bambini e ragazzi italiani. Un evento speciale, non solo per l’inizio dell’anno scolastico ma soprattutto perché gli studenti finalmente tornano sui banchi dopo molti mesi: prima delle vacanze estive, infatti, ci sono stati i lunghi mesi di chiusura a causa del lockdown per l’epidemia di Covid-19. Le scuole italiane erano state chiuse dal governo ai primi dello scorso marzo. In alcune città del Nord erano state chiuse già alla fine di febbraio. Per molte famiglie e ragazzi, ma anche per gli insegnanti, i presidi e il resto del personale scolastico quello di oggi è un giorno molto emozionante. Un nuovo inizio, pieno di cose nuove da imparare e si spera non funestato dalla pandemia.
Nuovi contagi da Covid-19 ci saranno, è inevitabile. In ogni caso, grazie alle migliori conoscenze sulla malattia, alle norme di sicurezza sanitaria e soprattutto a un più efficace tracciamento dei casi, si conta di contenere le infezioni ed evitare quello che è accaduto lo scorso marzo.
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Nel frattempo, famiglie e scuole devono affrontare le nuove regole di prevenzione e sicurezza sanitaria che hanno stravolto le vecchie abitudini: dai banchi singoli distanziati all’uso della mascherina, fino alle nuove regole sul certificato medico nel caso di assenza per malattia dello studente. È questo uno degli aspetti più delicati, che ha suscitato qualche perplessità da parte dei pediatri. Tra semplici raffreddori e invece casi sospetti di Coronavirus, e l’inevitabile attesa per i tamponi, che aumenteranno inevitabilmente, c’è il rischio che le aule di scuola tornino a svuotarsi.
Tra le nuove regole per la scuola di prevenzione dei contagi da Covid-19 c’è anche quella sull’obbligo del certificato medico dopo più di tre giorni di assenza del bambino dal nido o dalla materna e dopo oltre cinque giorni per i bambini che frequentano la scuola elementare. Il certificato in questo caso è un’attestazione del pediatra che certifica l’assenza di Covid-19.
La mancanza del Coronavirus nel bambino assente per malattia, chiaramente potrà essere certificata solo dopo un tampone che risulti negativo. Una situazione che rischia di scatenare un caos tamponi nelle strutture sanitarie, con l’arrivo dei primi freddi e dunque dei primi malanni, e soprattutto di prolungare l’assenza per malattia dei bambini.
In base alle nuove regole, i bambini vanno tenuti a casa e non mandati a scuola se hanno più di 37,5° di febbre e se presentano sintomi come: raffreddore, tosse, mal di testa, perdita di gusto/olfatto, diarrea. Tutti sintomi che possono essere causati da Covid-19 ma anche da altre malattie, come sindromi da raffreddamento e virus influenzali. In presenza di questi sintomi, i genitori devono contattare il pediatra di famiglia che richiederà alla Asl il tampone per il Coronavirus Sars-CoV-2.
Se il bambino risulta negativo al tampone, potrà tornare a scuola una volta guarito. Altrimenti, in caso di positività dovrà restare in isolamento a casa e scatterà il protocollo per il tracciamento dei contatti. Anche i suoi compagni di scuola saranno sottoposti a tampone, così come i loro insegnanti e la classe andrà in quarantena.
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Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), ha sottolineano l’importanza che “ognuno faccia la sua parte o il rischio di rivolte sociali sarà enorme: se le scuole chiudono salta l’intero sistema. Puntiamo sull’alleanza insegnanti-genitori-medici per individuare subito eventuali positivi e bloccare i contagi prima che si diffondano”. “Ci auguriamo, come promesso dal Governo, che dal 14 in avanti la maggior parte dei tamponi disponibili (circa l’80%) sia riservata alle scuole”, ha aggiunto Di Mauro. Il presidente di Sipps ha ricordato che se l’assenza di un bambino da scuola per malattia “dura più di 3 giorni in nidi e materne (o più di 5 giorni dalle elementari in su) per il rientro sarà necessaria un’attestazione del pediatra relativa allo stato di salute del bambino che escluda la presenza di Covid“. “Molto probabilmente – ha aggiunto Di Mauro – i pediatri rilasceranno il certificato solo a fronte di un tampone negativo. Detto questo, sono ottimista: ce la possiamo fare, si tratta di imparare a convivere con il virus senza allarmismi”.
Proprio qui sta il punto: in caso di assenza prolungata del bambino i pediatri dovranno rilasciare il certificato medico in cui attestano l’assenza del Coronavirus, ma è evidente che possano escludere ufficialmente la malattia, in un documento del quale sono responsabili, solo in presenza di tampone negativo.
Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera, che l’obbligo del certificato del pediatra per la rientro in classe dell’alunno è “un punto debole del sistema“. Infatti, ha spiegato Villani, “il medico curante deve poter escludere che la malattia“, che ha tenuto il bambino lontano da scuola, “sia correlata a Sars-CoV-2 e per affermarlo è necessario il risultato del tampone, unico test diagnostico di riferimento”. Questo potrebbe allungare l’assenza dei bambini da scuola a causa dei tempi necessari per la prenotazione del tampone, l’esecuzione del test e la comunicazione del risultato.
Quindi, il paradosso è che un’assenza di poco più di 3 giorni per un bimbo dell’asilo, che abbia avuto sintomi simili a quelli Covid, si allunghi a dieci giorni e oltre per aspettare il tampone. Da qui le critiche dei pediatri e l’auspicio di contare al più presto sui test rapidi.
Comunque, Villani è fiducioso, perché se le regole di sicurezza verranno rispettate il rischio di contagi a scuola è molto basso. Anzi, il presidente della Società italiana di pediatria si aspetta un calo delle altre malattie respiratorie e dell’influenza grazie alle misure anti-Covid. Un po’ come accaduto in Australia, dove il crollo dei casi di influenza è dipeso anche dal più ampio ricorso alla vaccinazione antinfluenzale.
Meno ottimista è Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che prevede addirittura lo svuotamento delle aule scolastiche: “Tra massimo un mese nelle scuole italiane ci sarà il caos a causa dei tamponi. Si svuoteranno le classi, sia per numero di contagiati che di sospetti. La procedura è chiara: il medico fa richiesta di tampone al Dipartimento di prevenzione (Asl), la domanda viene recepita e presa in carico, a quel punto il genitore viene chiamato per un appuntamento, il tampone viene eseguito e poi bisogna attendere la risposta. Se le richieste di tamponi sono tante, il bambino può restare a casa una settimana o 10 giorni. Magari, nel frattempo, il raffreddore è passato, ma dobbiamo comunque attendere”.
Nel caso in cui i tamponi non dovessero essere sufficienti o i temi si allungassero, i pediatri non potranno dichiarare che il bambino, assente da scuola per malattia, non ha il Covid-19, anche se apparentemente potrebbe sembrare così. Per due questioni fondamentali, sottolineate da Biasci. La prima è sanitaria: non si può correre il rischio di lasciare andar libero un bambino contagiato, anche se in forma lieve e asintomatico, perché potrebbe infettare altri bambini o i componenti del personale scolastico, tra i quali potrebbero esserci soggetti fragili, per età o condizioni patologiche pregresse. L’altra questione è giuridica: certificando che nel bambino malato non è presente il Coronavirus, sulla base della semplice osservazione delle sue condizioni fisiche, saltando il tampone, il pediatra rischia di dichiarare il falso.
“Clinicamente è molto difficile distinguere una forma influenzale dei bambini da una patologia da Coronavirus. Per avere una certezza bisogna fare il tampone”, ha ribadito all’agenzia Dire Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di Pediatria (Sip). Per non confondere influenza e Covid-19 sarà molto utile la vaccinazione antinfluenzale, particolarmente raccomandata, e gratuita, nei bambini con patologie croniche.
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