Con il pianto, il neonato cerca di comunicare alla propria mamma i suoi malesseri e ciò che desidera. Ma come capire cosa vuole esattamente?
Ci sono giorni in cui il pianto del piccolo appena arrivato in casa è irrefrenabile. Ovviamente molto delle neomamme e dei neopapà, essendo alla prima esperienza, si trovano impreparati a riguardo e non sanno bene come gestire questi pianti isterici.
In un articolo precedente abbiamo parlato del metodo di Harvey Karp, che dà alcuni consigli ai neogenitori su come calmare il bambino in queste situazioni particolari.
Innanzitutto, però, è bene tenere a mente il fatto che attraverso il pianto, il bambino, non avendo ancora l’uso della parola, comunica ciò di cui ha bisogno ai suoi genitori.
Non sempre ovviamente si tratta di cose negative, ma il piccolo può iniziare a piangere anche solo per noia o perché ha bisogno di un contatto fisico.
Altra cosa avviene di notte. I pianti notturni, infatti, possono derivare da altri fattori come l’avere fame o voler sentire la propria mamma vicino.
Sempre in un recente articolo si è parlato di questo e in base ad una ricerca si è scoperto che i bambini piangono di notte per evitare che i genitori possano fare nel breve periodo un altro figlio, ciò toglierebbe al primogenito tutte le attenzione.
Insomma una sorta di tutela personale.
Dal momento che attraverso il pianto il neonato comunica con l’esterno, ogni tipo di lamento ha un significato diverso.
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Uno dei più frequenti, ad esempio, è il pianto a singhiozzo. Come riconoscerlo? Il bambino inizia a piangere per pochi secondi, per poi placarsi e ricominciare da capo.
Attraverso questa modalità, il bambino sta cercando di attirare un pò di attenzioni su di sé. Per calmarlo, l’unico modo è fargli sentire la vostra vicinanza, così che il piccolo si sente tranquillo e protetto.
Altro tipo di pianto è quello a singhiozzo che si trasforma in isterico. Questo avviene nel momento in cui il bambino ha fame, quindi prima cerca di attirare l’attenzione, se poi non viene soddisfatto il pianto si trasforma in isterico e senza fine.
Inoltre per comprendere il livello di sazietà di ogni bambino, dopo essere stato nutrito, si può far riferimento alle manine. Se il pugno è chiuso significa che ha ancora fame, se la mano è distesa invece è sazio.
Un’altra modalità è il pianto lamentoso e carico di sbadigli. In questo caso, il piccolo, nonostante il sonno, non riesce ad addormentarsi e scarica la sua frustrazione attraverso questo lamento. Perciò per calmarlo si potrebbe cullare o cantargli una bella ninna nanna.
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Il pianto agitato, invece, è accompagnato di solito con dei movimenti nervosi, ciò significa che il bambino sta vivendo una sensazione di disagio. Se questo si dovesse acuire, il neonato è stanco o annoiato.
Nel caso in cui il piccolo inizi a produrre suoni simili a “eaaaar” e seguiti poi dal pianto, significa che ha un dolore o un fastidio. Questo lamento non andrebbe mai ignorato, soprattutto se il piccolo alza le gambette per alleviare il dolore.
Con questi suggerimenti, consigliati da Illatopositivo, si possono comprendere maggiormente le esigenze del bambino, in modo tale da essere preparati nel momento in cui si verificano.
Essere genitori, soprattutto all’inizio, non è un compito mai facile ma con il passare del tempo è sempre più facile capire cosa di cui ha bisogno attraverso ogni suo gesto, lamento e pianto.
L’importante è non farsi mai prendere dal panico e agire secondo ciò che si crede più giusto per il bene del bambino e, nel caso, farsi consigliare dai nonni!
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E voi unimamme come interpretate il pianto dei vostri bambini?
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