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TikTok il nuovo trend sulle vittime dell’Olocausto è di tendenza tra i giovani. Una psicologa spiega perchè questo è successo.
Ormai tra i giovani, ma anche tra i meno giovani, va di moda un’applicazione gratuita che permette di registrare dei piccoli video con della musica, si tratta di TikTok. Una volta scaricata l’applicazione è possibile registrare o vedere i video di altri utenti, in molti casi sono divertente e qualcuno vuole trasmettere anche un messaggio. C’èè chi da dei consigli, chi fa anche lezioni di lingue, un modo per passare il tempo.
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Purtroppo, come in molte cose, c’è anche il rovescio della medaglia. Proprio TikTok è stato accusato diverse volte di essere pericoloso per gli utenti più giovani. Ci sono stati casi di ragazzini contattati da pedofile eda qui sono partite numerose sfide molto pericolose. Ricordiamo la Benadryl Challenge oppure la skullbreaker challenge.
Il nuovissimo trend si TikTok è qualcosa di assurdo e terribile. Tutto parte sicuramente dalla voglia di apparire e dalla voglia di avere quante più visualizzazioni anche al costo di parlare di argomenti molto importanti.
Nei video ci sono questi ragazzi, anche molto giovani, che imitano, in tutto e per tutto, gli ebrei deportati nei campi di concentramento. Si vestono come loro, con pigiama a strisce e stella di David sul petto, ma si truccano anche il viso per assumere un’aria piena di dolore, con occhiaie e viso scavato.
Una volta che parte il video, il tiktoker di turno parla come se veramente fosse stato deportato, raccontando la sua storia: “Un giorno portarono me e la mia famiglia in un posto strano. Iniziarono a darci delle divise. Eravamo costretti a lavorare e ci davano poco cibo. Un giorno ci costrinsero ad entrare in una doccia e…”.
Assurdo, ma il trend è molto popolare su TikTok tanto che l’hashtag #holocaust conta oggi 18.2M visualizzazioni, la pagina italiana #olocausto circa 100mila, #shoah 780mila. Tiktok è però corso ai ripari andando a disattivare l’hashtag #HolocaustChallenge e dichiara di aderire al Codice di Condotta della Commissione Europea contro l’incitamento all’odio online.
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Huffingtonpost ha intervistato dei psicologi per capire cosa spinge questi ragazzi, molti dei quali giovanissimi, a dover quasi ridicolizzare un tema così importante. La Dottoressa Betti Guetta dell’Osservatorio Antisemitismo del CDEC, ha affermato: “Ho guardato moltissimi video che ridicolizzano l’Olocausto. Stupisce che molti di questi ragazzi siano giovanissimi. Usano la propria creatività per mettersi in vetrina ed esibire la tragedia umana. Gli psicanalisti concordano: ormai i giovani per colpire e attirare l’attenzione su di sé fanno cose sempre più dissacranti. La linguaccia o il seno che si vedono fanno parte del già visto. E allora? Alzano il livello di provocazione. Basti pensare che abbiamo perfino trovato dei video in cui c’era chi fingeva di essere stato violentato in un campo di concentramento”.
Ci sono poi alcuni ragazzi che dicono di raccontare queste storie per far conoscere e sensibilizzare le persone sul tema dell’olocausto, ma forse Internet e video di 10-15 secondi non sono il modo migliore. Anche perchè non tutti lo fanno con buone intenzioni, alcuni sono spinti dalla voglia per il “gusto macabro della tragedia“.
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Su questo argomento in molti hanno dato il loro parere, ci sono persone che organizzano ile proprie vacanze nei luoghi dove sono avvenuti gli omicidi più cruenti. La dottoranda Chloé Meley, in un articolo su Incite Journal, parla di “Trauma porn”, dice Betti Guetta, che poi aggiunge: “lo definisce come il fascino perverso per la sfortuna di altre persone; un fenomeno che è diventato pervasivo in un’era digitale in cui il dolore è mercificato e le rappresentazioni sconvolgenti di esso private del loro impatto emotivo”.
Per poi concludere con un’affermazione che pensiamo possa essere ben condivisa: “Lo trovo aberrante, è una di quelle cosa che non avrei immaginato potessero accadere. Non so a cosa si possa ricondurre. Non si tratta di ignoranza, incapacità di capire, di condannare, quanto piuttosto incapacità di avere uno sguardo etico”.
Voi unimamme cosa ne pensate di questo nuovo trend?
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