I bambini nati morti sono aumentati durante la pandemia. La spiegazione dalla scienza.
Purtroppo tra le brutte notizie legate ai danni della pandemia di Covid-19 c’è anche quella di un aumento delle morti perinatali, ovvero dei bambini morti in utero o appena nati. Un incremento che è stato osservato in diversi Paesi del mondo e che purtroppo non è dipeso dall’infezione del nuovo Coronavirus in sé ma dalle sue conseguenze indirette. Nei mesi più duri della pandemia molti controlli medici sono saltati a causa del lockdown o della precedenza data ad interventi medici più urgenti.
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Questo ha fatto sì che le donne in gravidanza fossero sottoposte a meno visite mediche, con la conseguenza che alcuni problemi del feto non sono stati diagnosticati o non lo sono stati per tempo. Anche da normali controlli di routine, infatti, possono emergere problemi che se scoperti in modo tempestivo possono essere risolti, salvando la vita al bambino.Tra i rischi più elevati di morte perinatale ci sono il diabete, l’alta pressione e la preeclampsia nella donna incinta, le infezioni della placenta o le anomalie congenite del feto. L’aumento delle morti perinatali in varie zone del mondo è segnalato da diversi studi scientifici.
La riduzione delle cure e dei controlli medici in gravidanza durante le fasi più acute della pandemia, con gli ospedali saturi di pazienti Covid-19, i servizi ordinari servizi sospesi, gli studi medici chiusi e gli appuntamenti cancellati hanno avuto delle conseguenze molto gravi sulla mortalità perinatale. In diversi Paesi, infatti, il minor accesso delle donne incinte alle cure e ai controlli medici ha fatto aumentare in modo considerevole la mortalità del bambino in utero o alla nascita.
Il dato allarmante viene da un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che cita gli studi condotti in diversi Paesi del mondo, parlando di “tendenza preoccupante“. Da quando è iniziata la pandemia di Coronavirus, c’è stato un aumento significativo della percentuale di gravidanze che finiscono con la morte dei bambini in utero. In alcuni Paesi, infatti, le donne incinte hanno ricevuto meno cure di quelle necessarie a causa delle restrizioni e delle interruzioni dell’assistenza sanitaria. Senza controlli medici, infatti, non è stato possibile individuare quelle complicazioni che posso causare la morte perinatale del feto e che se diagnosticate in tempo possono essere trattate, salvando la vita al nascituro.
Mentre cercavamo di proteggere le donne incinte dalle infezioni di Covid-19 “abbiamo causato un picco non intenzionale di morti in utero”, ha spiegato con rammarico Jane Warland, specialista in ostetricia alla University of South Australia di Adelaide.
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In particolare, l’articolo su Nature cita un vasto studio condotto in Nepal e pubblicato su The Lancet Global Health lo scorso agosto, in cui esaminando i dati di più di 200.000 donne che hanno partorito in 9 ospedali del Paese ha accertato un aumento molto elevato di bambini nati morti. Prima che il Nepal entrasse in lockdown per la pandemia di Covid-19, i bambini nati morti erano 14 ogni 1.000 nascite, poi durante il lockdown introdotto alla fine di marzo sono stati 21 ogni 1.000, fino alla fine di maggio. Un aumento molto preoccupante, con un +50%. Le morti perinatali sono aumentate in modo più marcato nei primi quattro mesi del lockdown, quando le persone in Nepal erano chiuse in casa e potevano uscire solo per comprare cibo e medicine e per le cure essenziali. Cure, tuttavia, nelle quali non erano evidentemente compresi i controlli di routine in gravidanza, che invece possono salvare la vita.
Lo studio sui bambini nati morti in Nepal è stato condotto da Ashish K.C., un epidemiologo perinatale dell’Università di Uppsala, in Svezia, che insieme ai suoi colleghi ha scoperto che sebbene il tasso di natimortalità sia aumentato, il numero complessivo è rimasto invariato durante la pandemia. Questo può essere spiegato dal fatto che durante il lockdown le nascite in ospedale si sono dimezzate, da una media di 1.261 nascite ogni settimana prima del blocco a 651. Una percentuale maggiore di nascite in ospedale durante il lockdown presentava complicazioni. Inoltre, i ricercatori non sanno cosa sia successo alle donne che non sono andate in ospedale o ai loro bambini, quindi non possono dire se il tasso di natimortalità sia aumentato nella popolazione.
I ricercatori spiegano che l’aumento della percentuale di bambini nati morti in ospedale non è stato causato da infezioni da Covid-19, ma che probabilmente è il risultato di come la pandemia ha influenzato l’accesso alle cure prenatali di routine, che altrimenti avrebbero potuto scoprire quelle complicazioni che possono portare alla morte in utero. Le donne incinte potrebbero non essere state in grado di recarsi nelle strutture sanitarie per mancanza di trasporto pubblico; in alcuni casi, le visite mediche prenatali sarebbero state annullate. Altre donne potrebbero aver evitato gli ospedali per paura di contrarre il Coronavirus o aver ricevuto consulenza telefonica o tramite Internet, che tuttavia non sostituisce la visita medica vera e propria.
Questa situazione, come abbiamo detto, si è verificata anche negli altri Paesi. A Londra in un grande ospedale universitario come il St George’s Hospital il numero dei bambini nati morti è quasi quadruplicato, passando dai 2,38 ogni 1.000 nascite, da ottobre 2019 a fine gennaio 2020, a 9,31 ogni 1.000 nascite, da febbraio a metà giugno scorso. Il dato è stato riportato dai docenti presso la St George’s, University of London. Anche qui il ridotto accesso alle cure e la cancellazione delle visite mediche, anche di routine, hanno pesato sulla mortalità perinatale.
Durante il lockdown, le donne incinte potrebbero aver sviluppato delle complicanze nella gestazione che non sono state diagnosticate, potrebbero aver esitato prima di andare in ospedale per farsi visitare e di conseguenza potrebbero essere state visitate da un medico solo quando le complicanze erano già avanzate e non c’era più niente da fare. Sono quelli che gli studiosi hanno chiamato “i danni collaterali della pandemia“ e purtroppo nonsono di poco conto.
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