La figura paterna è molto importante per gli adolescenti: l’adolescenza è l’età del padre
La cronaca ci riporta continuamente di adolescenti coinvolti in situazioni di vandalismo, trasgressione, bullismo e quant’ altro di illegale. Dietro tutte queste storie c’è una totale assenza della figura paterna e dei valori paterni.
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Secondo Daniele Novara, pedagogista che scrive sul portale centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, la questione riguarda negli ultimi anni una progressiva e generalizzata scomparsa del padre sullo scenario educativo degli adolescenti.
Come consulente pedagogico Novara sostiene di aver smesso di chiedere alla coppie che vanno in studio da lui chi fa il padre in casa dato che la risposta è sempre la stessa e ad alzare la mano è sempre la mamma. Secondo Novara nelle società tradizionali il ragazzo una volta che usciva dall’ infanzia veniva consegnato dalla madre alla comunità maschile in modo che questa potesse assumersi nei confronti del ragazzo una specifica responsabilità.
Oggi la figura del padre ha problemi innanzitutto ad essere legittimata visto che viene vissuta da molte donne come una minaccia secondo Novara. Sta di fatto che gli adolescenti subiscono una profonda alienazione dalla figura paterna, una figura che non si preoccupa più di educare i figli: il padre peluche. Si tratta di un padre che organizza il weekend per far divertire i figli, un padre a cui importano i benefit per i figli, un padre che litiga con gli insegnanti per i figli o con gli altri genitori o che fai i compiti al posto loro.
Secondo Novara stiamo assistendo ad un ripiegamento sui valori del maternitage, dell’accudimento, della protezione: bisogna stare bene con i figli, bisogna che siano sempre felici e che parlino con noi sentendosi a proprio agio. “Questa gradevolezza diventa una misura tirannica nella relazione con i figli facendo dimenticare la responsabilità educativa in quanto tale e quando in adolescenza si pigia soltanto sul dialogo e sul confronto addirittura sull’ amicalità la crescita dei ragazzi si ferma: restano bambini, perdono la consapevolezza delle tappe evolutive che devono affrontare e superare, affogano in una palude di buoni sentimenti che li portano non verso comportamenti trasgressivi magari ma senz’altro verso l’indolenza e la mancanza di coraggio.”
La figura del padre è scomparsa anche all’interno delle scuole primarie e delle superiori di primo e secondo grado. Esiste un ostacolo che impedisce al padre di tornare ad avere un ruolo educativo sui figli che possa agire sull’ area delle regole, sull’ area psicologica del coraggio, dell’avventura, della responsabilità, dell’esplorazione, della conquista della vita, tutte cose mancanti nei ragazzi di oggi.
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Ai genitori che portano al suo studio adolescenti in ritardo sulle tappe della vita, Novara propone la convergenza educativa sul padre nel periodo pre e adolescenziale.
Si tratta di mettere in pratica il concetto secondo il quale “se l’infanzia è l’età educativa dove la prevalenza è quella della madre e dei valori materni di accudimento e di costruzione di una gratificazione personale fondante anche la sicurezza e l’identità, l’adolescenza a partire dalla pre-adolescenza è invece l’età del padre: non come figura maschile ma padre come valori paterni.”
Purtroppo non sempre un padre c’è, a causa di separazione e lutti, ma ci sono situazioni e sono la maggior parte, di famiglie dove il padre esiste ma resta in panchina: un padre che o rinuncia o è costretto a rinunciare al suo ruolo.
Fino a 10 anni la mamma ha avuto un ruolo prevalente nella gestione dei figli perché hanno una maggiore responsabilità nella comunicazione educativa e i figli tendono a vedere in lei il referente principale, “fino a 10 anni lei gioca più in attacco e il padre più nelle retrovie. Viceversa nella pre e nell’adolescenza arriva il tempo del padre il periodo dell’accudimento è finito e i ragazzi iniziano quel cammino che li porterà the the definitivamente fuori dal nido”.
Questo allontanamento spesso i genitori lo subiscono piuttosto che viverlo come se fosse una tappa necessaria e indispensabile alla crescita del ragazzo. Il ruolo del padre è proprio quello di sostenere e regolare i figli in questo passaggio dall’ infanzia all’ età adulta (è un periodo lungo che va dai 12 ai 24 anni).
Questa fase viene complicata dalle modalità educative di oggi che sono troppo orientate alla conversazione e alla gradevolezza, in realtà ogni adolescente ha bisogno di un genitore resistente, non tanto duro e rigido, ma sicuramente una figura educativa che “sa negoziare le regole, presidiarle, delimitare i necessari argini alle trasgressioni: occorre coraggio più che divieti. In questo modo aiuteranno i loro figli ad affrontare le fatiche, i conflitti e le frustrazioni che li aspettano in un’età dove si scopre la sessualità attiva, il gruppo, le vacanze da soli l’utilizzo delle tecnologie, i primi successi nella vita”
In questa fase la madre rinuncia al front office educativo col figlio passando la palla al padre, anche se fisicamente assente. Questo cambiamento nel menage familiare ha aiutato moltissime coppie, anche quelle separate.
La convergenza educativa sul padre ottiene ottimi risultati anche sui disturbi alimentari, ritiri scolastici, incontinenza emotiva, video dipendenze e situazioni di indolenza esistenziale.
Quando un padre manca nella scena familiare succede purtroppo che non resta alla madre che adottare modalità e codici paterni rinunciando ad ogni forma di accudimento materno. Ma una cosa che non fa bene ai ragazzi è indugiare col maternage quando loro vogliono prendere il volo: può creare pericolosi cortocircuiti.
Una ricerca dell’università di Oxford che ha preso in esame un campione di 6.000 bambini sostiene che un padre molto presente, aiuta lo sviluppo dei figli. Ragazzini ben seguiti e sicuri, sono più equilibrati e hanno meno probabilità di sviluppare problemi comportamentali.
E’essenziale questa relazione nello sviluppo emotivo “L’elemento nuovo e il punto di forza della relazione è come i nuovi padri percepiscono il loro ruolo di genitore. Se sono felici della paternità e se plasmano la loro vita in funzione di questo ruolo, il bambino si sente protetto. E’ molto più importante della quantità di tempo passato con loro“.
Lo studio inglese è una piccola rivincita per i molti uomini che sentono di avere un ruolo di secondo piano rispetto alle mogli nella gestione dei figli. “I bambini apprezzano molto che un padre impegnato con il lavoro trovi il modo di “perdere del tempo” insieme a loro, di rilassarsi e godere della reciproca compagnia “, spiega ancora Anna Oliverio Ferraris di cui parla repubblica.
La presenza paterna rafforza la fiducia in se stesso del bambino e allarga la sua sfera sociale. Quando sono piccoli i bambini si sentono rassicurati dalla “mano grossa di papà”, il padre contribuisce anche sostenendo psicologicamente la madre. L’armonia nella coppia fa molto bene ai bambini. Quando sono adolescenti il padre rappresenta sia un riferimento normativo che un rifugio sicuro.
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