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Salute e benessere bambini

Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria, quanto sono reali?

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valeria bellagamba

Nuove ipotesi sul nuovo Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria, quanto sono reali?

Sappiamo che la trasmissione del nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 è agevolata negli spazi chiusi e poco arieggiati e con le temperature fredde. Per questo gli epidemiologi temono l’arrivo dell’autunno inverno, perché si trascorrerà più tempo al chiuso, in locali meno arieggiati e con numeri elevati di persone, mentre le temperature più fredde favoriranno il passaggio delle goccioline infette, droplets, da una persona all’altra.

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Riguardo a questi problemi si è posto nuovamente il problema del rischio di trasmissione per via aerea, ovvero tramite aerosol sospeso nell’aria e non solo da persona a persona, parlando o respirando vicini.

Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria: sono reali?

Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria, quanto sono reali? (Adobe Stock)

Sappiamo che l’infezione da nuovo Coronavirus si trasmette tramite goccioline di saliva infette, droplets, che passano da una persona all’altra quando, senza mascherina, si parla vicino a una persona in modo tale che le goccioline possano raggiungere la sua bocca, il naso o gli occhi. Il rischio di contagio è maggiore con le temperature fredde e negli ambienti chiusi. Il virus poi si trasmette quando si tocca un oggetto infetto, raggiunto da goccioline di saliva di uno starnuto o colpo di tosse, e dopo averlo toccato, invece di lavarsi o igienizzarsi le mani, ci si passa la mano sporca sul visto: sulla bocca, sul naso o sugli occhi. Insomma, osservare regole di igiene di base, su tutte igiene delle mani e distanziamento dalle persone, riduce già molti rischi.

Ora che l’autunno è iniziato, le scuole hanno riaperto e ci si avvia verso la stagione fredda, i rischi di contagio sono purtroppo destinati ad aumentare. Lo stiamo già vedendo in questi giorni. Aumentano le occasioni di assembramento, in scuole e uffici le persone sono tornate a trascorrere molte ore al chiuso e tra poco non si potrà più stare tutto il giorno con le finestre aperte. Proprio la permanenza di molte ore al chiuso solleva nuovi timori su nuovi rischi di contagio.

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La questione, in particolare, è sorta nei giorni scorsi quando sito ufficiale dei CDC – Centers for Disease Control and Prevention americani è apparso un documento con nuove linee guida sul contagio da Coronavirus, secondo cui l’infezione si trasmetterebbe anche tramite le goccioline sospese nell’aria, dunque per via aerea o con aerosol. Il documento, segnalava anche il rischio di contagio dalla diffusione di goccioline infette anche a distanze superiori a 1,80 metri, una situazione che si verificherebbe nei ristoranti, durante le prove di un coro o durante lezioni di attività fisica e sport. La conclusione dei CDC era che in generale gli ambienti interni fossero pericolosi per la trasmissione del virus, senza una buona ventilazione. Nel giro di un paio di giorni, tuttavia, il documento con le linee guida è stato rimosso, con tanto di scuse. Un portavoce del CDC ha spiegato che il documento era solo una bozza pubblicata per errore e che il nuovo si trasmette principalmente da persona a persona. Non si esclude a priori la trasmissione per via aerea (airbone transmission), tramite goccioline infette sospese nell’aria, ha aggiunto il portavoce, tuttavia la principale via di trasmissione è da una persona all’altra.

Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria, quanto sono reali? (Bambino in Piazza Navona a Roma. ANDREAS SOLARO/AFP via Getty Images)

Rimangono valide, dunque, le solite regole: distanziamento di almeno un metro o anche più (per sicurezza diversi esperti suggeriscono almeno due metri), frequente igiene delle mani, per evitare di toccarsi il viso inavvertitamente dopo aver toccato un oggetto infetto, uso della mascherina chirurgica negli spazi al chiuso e quando non è possibile osservare il distanziamento (anche se in questo caso non è una garanzia assoluta di non contagio). Gli ambienti chiusi vanno costantemente arieggiati e non devono essere frequentati da troppe persone alla volta. Indispensabile evitare gli assembramenti. Non sempre queste regole sono facili da osservare, ma fintanto che dura la pandemia e i contagi purtroppo sono in aumento ovunque sono indispensabili.

La scorsa estate, l’Organizzazione Mondiale della Sanità era intervenuta in risposta alla lettera aperta di 239 scienziati di 32 diversi Paesi del mondo che invitavano le autorità sanitarie a prendere in considerazione anche il rischio di trasmissione del Coronavirus anche per via aerea e non solo tramite droplets, chiedendo una revisione delle linee guida sui contagi alla stessa OMS. L’Organizzazione aveva risposto che in base alle “prove emergenti… non si può escludere” che in ambienti affollati, chiusi e scarsamente ventilati” possa avvenire la trasmissione del Coronavirus per via aerea. In ogni caso, i rischi segnalati dagli scienziati sulle possibilità di contagio per via aerea riguardano i luoghi chiusi, in particolare  quelli che vengono condivisi per lungo tempo da più persone e con scarso ricambio dell’aria. Si tratta, dunque, di situazioni particolari e in cui è decisivo anche il tempo di permanenza in un luogo chiuso e poco aerato. Un conto è restarci pochi minuti un altro è rimanerci diverse ore, in quest’ultimo caso e in un ambiente senza ricambio dell’aria il rischio di infezione inevitabilmente aumenta.

Sono tutte questioni che inevitabilmente preoccupano i genitori ora che con la riapertura delle scuole i figli resteranno molte ore nello stesso ambiente al chiuso e purtroppo in alcuni casi affollato, nonostante il distanziamento.

Coronavirus: i rischi di contagio nell’aria, quanto sono reali? (Adobe Stock)

Informazioni aggiornate in tempo reale sulla diffusione dei casi di Covid-19 in Italia le trovate sul sito web del Ministero della Salute.

LEGGI ANCHE: PEDIATRI SUL CORONAVIRUS: PREVENZIONE E TAMPONI NECESSARI PER L’AUTUNNO

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valeria bellagamba

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