Due ragazze ex baby prostitute, raccontano la loro vicenda e le conseguenze.
Unimamme, attualmente sulla piattaforma di streaming Netflix sta andando in onda la nuova stagione della serie tv Baby, ispirata alla vicenda delle baby squillo romane di alcuni anni fa.
Le due protagoniste di quella vicenda, che aveva coinvolto 500 persone, solo tra i “clienti” delle ragazzine, tra cui il marito dell’allora senatrice Mussolini, un ex capitano della guardia di finanza e il figlio di un noto parlamentare, erano state poi affidate a una casa famiglia fino alla maggiore età.
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Ora altre due ex baby prostitute riportano la loro testimonianza, anche se non hanno avuto niente a che fare con lo scandalo che scosse Roma. “Non sono ancora riuscita a ragionare su quello che mi è successo” ha raccontato la prima, Cinzia (nome di fantasia), a Fanpage. Cinzia ha detto che a spingerla in quel giro perverso è stata la sete di denaro. “Non sai che qualcuno ti sfrutterà, che non sei in controllo e che non potrai tirarti indietro così facilmente”. La giovane ora coltiva il sogno di aprire un salone da parrucchiera e questo l’ha aiutata ad affrontare il periodo in casa famiglia.
Gloria, un’altra ex prostituta ha perso i contatti con i genitori, che l’hanno aiutata durante il periodo trascorso in casa famiglia. “Siamo tutti ancora molto scossi da quello che è successo, ma forse lentamente recupereremo il tempo perduto.” Del suo passato ha deciso di non parlare con nessuno, almeno per il momento.
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Il problema della prostituzione minorile è più vasto di quel che sembra. Secondo l’avvocatessa Teresa Manente, che aiuta a tutelare le minorenni sfruttate nel giro della prostituzione, spiega che spesso le vittime vengono colpevolizzate, ma in realtà le ragazze non sono abbastanza mature da capire a cosa vanno incontro quando entrano in quel giro.
Le case famiglia possono offrire loro accoglienza, tutela legale e sostegno per uscirne. Le aiutano anche a combattere i sensi di colpa e offrono un sistema educativo che, grazie all’affetto, le aiuta a riprendere in mano la loro vita.
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Per quanto riguarda la vicenda delle baby prostitute del Parioli, le ragazze all’epoca avevano 14 e 15 anni e, secondo la giudice Paola Di Nicola anche loro erano vittime. La giudice sostiene però che i media hanno colpevolizzato le ragazzine. “Chi ha abusato di queste bambine ha ritenuto di poter calpestare la dignità femminile e la mia sentenza voleva restituire loro la dignità lesa”. La giudice Di Nicola era diventata famosa per la sentenza che obbligava uno dei clienti a risarcire le vittime comprando libri e dvd sulla storia del pensiero femminile.
La giudice sottolinea che queste esperienze causano stress post traumatico in chi le subisce e ancor di più se si tratta di adolescenti. Quindi secondo lei i media dovrebbero offrire un ritratto onesto della prostituzione minorile, come di qualcosa gestito dalla criminalità.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa vicenda e del modo in cui è stata trattata? Noi vi lasciamo con uno studio sull’aumento delle baby squillo.
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