Quando un bambino gioca quanto è importante che i genitori giochino insieme a lui o stiano in sua compagnia mentre è intento a usare i suoi giocattoli?
Sul fatto che il gioco sia un’attività essenziale per tutti i bambini è un dato di fatto. Ma quanto conta la presenza dei genitori nel farlo insieme a loro?
Su questo tema le teorie sono le più disparate, ma di certo ci sono dei momenti in cui la presenza di un genitore per un bambino è davvero fondamentale.
In questi lunghi mesi di lockdown -sicuramente una situazione anomala che si spera di non vivere più – genitori e bambini sono stati costretti a reinventare le loro giornate e hanno riscoperto anche la bellezza di trascorrere ore insieme giocando.
Ad esempio, in un articolo precedente, si è parlato di quanto sia divertente organizzare delle avventure da vivere in terrazzo quando fuori c’è il sole: passando dall’essere dei pirati in cerca dell’oro fino al camminare in una foresta con animali esotici.
Ovviamente però, con la vita frenetica che la maggior parte dei genitori è costretta a vivere, tra casa, lavoro, famiglia e bambini, il tempo da dedicare ai propri figli è sempre pochissimo, tanto che i piccoli sono costretti ad arrangiarsi giocando da soli o trascorrendo ore davanti la televisione o ipad, iphone, tablet e via dicendo.
Anche in questo caso si è già parlato dell’importanza delle nuove tecnologie nella vita dei bambini, cosa che deve assolutamente regolamentata dai genitori soprattutto quando ancora sono molto piccoli.
Giochi bambini: quanto conta la presenza del genitore?
Ma in che modo i genitori si devono relazionare con i propri bambini nei confronti del gioco?
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Sulla faccenda, come si è detto, ci sono diverse teorie.
Alcune mamme e papà sono convinti che la loro presenza in questi momenti sia fondamentale e giocare con il proprio bambino sia un modo per trascorrere del tempo insieme divertendosi e alleggerendo la testa.
Altri invece credono che agendo in questo modo non renderanno mai il loro bambino autonomo, così non si prestano al gioco al fine di renderlo il più possibile autosufficiente.
In realtà, facendo una rapida panoramica sulle tesi a riguardo, non c’è un vero e proprio modo di agire. Ciò che è certo è che un bambino, soprattutto in tenera età, dal momento che è molto interessato all’ambiente che lo circonda, inizia a relazionarsi con le persone che gli sono più vicine cioè i propri genitori e in questa fase ha bisogno di loro per conoscere l’esterno.
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Perciò il piccolo ha bisogno delle loro attenzioni e di qualcuno che trascorra più tempo possibile con lui, perché essendo attratto dalle persone possa con loro giocare e venire a contatto con alcuni oggetti.
Insomma il bambino quando è piccolo ha bisogno di socialità e di conseguenza di persone che lo circondano e il momento del gioco, quindi, viene associato a loro.
Quando crescono invece, le cose cambiano totalmente: il bimbo comincia ad ampliare le sue conoscenze e a venire a contatto con bambini della sua stessa età – poco più piccoli o poco più grandi – e in questo modo ha la possibilità di trascorrere maggiore tempo con loro e giocare.
In questo modo la presenza del genitore diventa secondaria e le richieste da parte del bambino di giocare insieme alla propria mamma o al proprio papà si fanno via via meno insistenti.
Dunque, come per tutte le cose, la vita di ogni bambino va a fasi e, come normale che sia, quando è più piccolo ha delle necessità diverse rispetto a quando cresce.
Tuttavia spetta al genitore imparare a stare insieme al proprio piccolo e giocare insieme a lui perché oltre a far bene al bambino, il gioco è un’attività che aiuta anche l’adulto a immergersi in situazioni che da tempo non viveva.
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E voi unimamme quanto tempo avete trascorso, giocando insieme ai vostri figli?
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