Sembra che la fecondazione in vitro, in questi ultimi tempi, sia più efficace. Il merito? Il tutto grazie alla stampa 3D, ma ancora ci sono varie ricerche.
Negli ultimi anni sono sempre di più le coppie che, con grande difficoltà, naturalmente, riescono a concepire.
Le cause che possono portare all’infertilità sono diverse da coppia a coppia, ma molte di queste sono legate anche all’alimentazione e alla vita sedentaria che molti conducono.
In ogni caso ci sono coppie che, pur di raggiungere l’obiettivo di diventare genitori, si affidano ad altri percorsi come quello dell’adozione, ma anche quello della fecondazione assistita.
In un articolo precedente si è parlato di cosa sia la fecondazione assistita e quando la sua sperimentazione ha iniziato a svilupparsi.
Tuttavia sono arrivate delle grandi notizie dal dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università di Bari.
Pare che le nuove ricerche affrontate nel campo della fecondazione in vitro abbiano dato degli ottimi risultati sia per gli interventi riguardanti la procreazione assistita sia per la tutela delle specie a rischio di estinzione.
I frutti del lavoro sono dovuti proprio alla stampa 3D che ha fornito degli ottimi risultati ai ricercatori che stanno lavorando a questa tecnica da diverso tempo.
Lo studio è stato portato avanti da Maria Elena Dell’Aquila del dipartimento di Bioscienze dell’Università di Bari e pubblicato sulla rivista Plos One.
La fecondazione in vitro è più efficace: merito del 3D
L’articolo pubblicato sulla rivista ha messo in evidenza come sia stato messo a punto un innovativo approccio bioingegneristico sulle cellule di un modello animale, incapsulate in microsfere di idrogel.
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L’idrogel è una sostanza composta per la maggior parte di acqua e queste microsfere si sono ottenute grazie alla stampa 3D, in modo tale da ottenere strutture per la cultura in vitro.
Ecco cosa ha dichiarato in una nota l’università di Bari su Sky tg24, dopo i primi brillanti risultati: “Lo studio interdisciplinare ha importanti applicazioni e ricadute nella produzione di embrioni in vitro per la procreazione medicalmente assistita, per l’industria delle produzioni animali, per la propagazione di specie a rischio di estinzione e per la valutazione del rischio da agenti chimici sulla fertilità femminile”.
In pratica la ricerca ha permesso di migliorare la vitalità e lo sviluppo delle cellule uovo microincapsulate rispetto a quelle coltivate con i metodi 2D.
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Inoltre lo studio ha aperto nuove frontiere per il trapianto delle cellule progenitrici degli spermatozoi. Pare che ciò potrebbe aiutare a salvare dall’estinzione le specie a rischio.
A portare avanti la ricerca, in questo campo, è stato un team internazionale che ha utilizzato lo Crispr-Cas9, uan tecnica che permette di copiare e incollare il Dna.
Grazie a ciò gli scienziati sono riusciti ad ottenere un esemplare maschio che potesse ricevere le cellule staminali dal testicolo di un donatore.
Sembra che dai primi test effettuati, le cellule trapiantate non solo attecchiscono, ma portano anche allo sviluppo di nuovi spermatozoi.
Insomma le frontiere in questo campo della medicina sono sempre più vaste.
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E voi unimamme avevate letto dei passi avanti fatti sulla fecondazione in vitro?
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