Sentenza per l’omicidio di Marco Vannini: condannati tutti i Ciontoli. Le parole di mamma Marina
Condanne pesanti per la famiglia Ciontoli nel processo di appello bis per l’omicidio di Marco Vannini, il ragazzo della provincia di Roma morto a Ladispoli, la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, dopo essere stato raggiunto da un colo di pistola mentre era nella casa dei genitori della sua fidanzata, Martina Ciontoli.
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La Corte di Assise di Appello di Roma ha accolto le richieste della pubblica accusa.
Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina, fidanzata di Marco, e Federico Ciontoli sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno per il reato di concorso anomalo in omicidio volontario. Si tratta delle condanne che aveva chiesto il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano nella sua requisitoria del 16 settembre scorso.
Il sostituto procuratore aveva chiesto, in realtà, per tutti i Ciontoli la condanna a 14 anni di reclusione, ma in subordine aveva chiesto la condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di concorso anomalo soltanto per la moglie e i figli di Antonio Ciontoli, per il quale restava ferma la richiesta della pena di 14 anni. La Corte ha deciso per questa seconda soluzione.
Quello che si è concluso oggi è il secondo processo di appello sull’omicidio di Marco Vannini, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio il primo processo di appello, che condannava Antonio Ciontoli a soli 5 anni di carcere per omicidio colposo, mentre confermava la condanna di primo grado a 3 anni per i figli e la moglie.
Con la nuova sentenza del processo di appello bis, Antonio Ciontoli viene condannato alla stessa pena che gli era stata già comminata nel processo di primo grado, nell’aprile del 2018. Mentre si aggravano le condanne per la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico.
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L‘ultima parola spetta ora alla Corte di Cassazione, per il giudizio di legittimità sull’appello bis, ma è molto probabile che questa volta la sentenza venga confermata.
“La giustizia esiste, esiste… Marco è sempre stato con noi“, ha commentato mamma Marina all’uscita dall’aula della Corte di Appello.”Finalmente è stato dimostrato quello che era palese fin dall’inizio. Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui. La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare“, ha detto Marina Conte ai microfoni di RaiNews24. “Andrò al cimitero a trovare Marco – ha aggiunto mamma Marina -, spero che il custode mi apra il loculo per dire a mio figlio che la giustizia è lenta, ma è arrivata“.
“La giustizia deve essere un diritto di tutti. Abbiamo lottato per averla, l’importante è che prima o poi emerga“, ha detto Valerio Vannini, padre di Marco.
Nel corso del processo, Antonio Ciontoli, autore per sua stessa ammissione dello sparo che colpì Marco, ha chiesto perdono: “Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia“, ha detto. “Sulla mia pelle sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il sole e buono come il pane – ha continuato Ciontoli -. Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora e che a causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio irrecuperabile errore“.
Sulla richiesta di perdono di Ciontoli Marina Conte ha commentato: “Deve chiedere perdono a se stesso. Non so quale era la strategia dietro quelle parole. Questa è una sede di giustizia e non di vendetta, i giovani devono crescere con principi morali sani“.
Il video della lettura della sentenza.
Il giovane Marco Vannini, vent’anni, era a casa della fidanzata Martina Ciontoli, a Ladispoli, la sera del 17 maggio 2015. Per circostanze mai chiarite fu raggiunto da un colpo di pistola, sparato dal padre di Martina, Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina distaccato ai Servizi Segreti. In casa quella sera, oltre alla fidanzata di Marco e a suo padre erano presenti anche la madre di Martina, Maria Pezzillo, e il fratello della ragazza, Federico, che era insieme alla fidanzata Viola Giorgini, assolta dalle accuse in tutti i gradi di giudizio. Nei concitati momenti dopo lo sparo, la famiglia Ciontoli si preoccupò di lavare Marco e cambiargli i vestiti, invece di chiamare un’ambulanza. Dopo una prima telefonata al 118 per una richiesta di aiuto poi rifiutata, solo quando le condizioni di Marco si erano aggravate ulteriormente la famiglia Ciontoli chiese l’intervento di un’ambulanza, ma per un semplice malore e non un colpo di arma da fuoco. I ritardi nei soccorsi, circa 110 minuti, furono fatali per Marco, deceduto al pronto soccorso prima di essere trasportato d’urgenza con l’eliambulanza in un altro ospedale.
Se Marco fosse stato soccorso in tempo si sarebbe potuto salvare.
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