In Italia, l’adozione è un processo molto lungo e particolare che richiede una grande pazienza delle famiglie, ma perché è così difficile?
Adottare un bambino è una scelta complicata e importante. Tante coppie che non riescono ad avere figli naturalmente, iniziano a pensare all’adozione dopo aver maturato un percorso insieme in cui da parte di entrambi si è arrivati alla consapevolezza di voler avere a tutti i costi un bambino anche se non generato da loro.
Del resto, senza utilizzare frasi fatte, genitori si diventa quando si cresce e ci si prende cura di un’altra persona e nel caso dell’adozione, una coppia deve essere consapevole di dover dare al nuovo arrivato in famiglia tutto l’amore che possiede.
In un articolo precedente si è parlato di come sentirsi pronti a prendere una decisione così importante che in un modo o nell’altro stravolge totalmente la vita.
Purtroppo però negli ultimi anni in Italia si è registrato un notevole calo di coppie che hanno deciso di intraprendere un percorso come questo. Le motivazioni sono diverse, ma basti pensare agli innumerevoli requisiti che una famiglia deve possedere per poter adottare un minore.
Negli altri Paesi, le norme che regolano l’adozione sono un pò più flessibili, ad esempio vi è un’importante legge come quella dell’adozione aperta in cui la famiglia d’origine, pur dando in adozione il bambino, potrà sempre far parte della sua vita, cosa che qui è totalmente esclusa, ma solo possibile con l’affidamento.
Innumerevoli sono le motivazioni che hanno portato le coppie a un drastico calo nel richiedere un bambino in adozione.
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Prima di tutto a causa dell’iter legislativo, lunghissimo e tortuoso, dove ogni famiglia viene penetrata nel profondo per comprendere se sia in grado o meno di crescere un minore.
Una pratica che mette a dura prova le coppie e che può portare alla fine alla loro rinuncia, perché magari si sentono messe sottopressione o non pronte abbastanza per un simile viaggio.
Inoltre negli ultimi tempi le famiglie che fanno una richiesta simile sono sostanzialmente diminuite sia a causa di tutti gli impedimenti che trovano sulla loro strada sia perché adottare costa moltissimo.
Tanto che se si decide di procedere con il percorso internazionale, si arriva a toccare quasi i 30.000 euro. È vero però che la coppia può detrarre il 50% delle spese, ma non basta completamente ad affrontare gli altri costi, come ad esempio gli innumerevoli viaggi che è costretta a sostenere. Un tempo anche questi venivano rimborsati adesso non più.
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Anche i tempi di attesa giocano un ruolo fondamentale nella questione. Solo dopo tre anni una coppia sposata può far richiesta di adozione, dimostrando che tra matrimonio e convivenza abbia raggiunto questo tempo.
Per l’internazionale, la famiglia deve far richiesta al tribunale che valuterà la pratica, ricevuta l’idoneità, la coppia può rivolgersi a uno dei 60 enti che si occupano delle pratiche all’estero, ma si può aspettare anche 4 anni.
Infine c’è un’altra faccenda di cui si parla pochissimo, nel senso che le banche dati dei minori adottabili sono molto poche e non comunicano tra di loro e i vari tribunali presenti in Italia che si occupano della questione sono in tutto 8 su 29.
Ecco le parole di Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. su Donna Moderna: “L’inadempienza dura da 15 anni con il risultato che se a Palermo c’è una bambina 12enne dichiarata adottabile e nessuna famiglia disponibile, la coppia di Milano che avrebbe accolto quella piccola non sa che esiste. Se la banca dati fosse operativa, si potrebbero incrociare aspiranti genitori e minori di città diverse”.
Insomma una incomunicabilità che porta al rallentamento delle pratiche e di fatto all’impossibilità di alcune coppie di diventare genitori.
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E voi unimamme eravate a conoscenza di queste difficoltà che incontrano le famiglie che vogliono adottare?
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