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Attualità

Spiderman incontra 10 mila bambini malati terminali: il dono del sorriso

Published by
Maria Sole Bosaia

Un uomo vestito da Spiderman ha fatto visita a oltre 10mila bambini gravemente malati per regalare loro un momento di gioia nella grande sofferenza.

“Ho fatto molto nei miei 35 anni, ho praticato tanti sport, ho lavorato duro, ho scritto musica e mi sono anche esibito, infine sono diventato Spider Man per i bambini che stanno combattendo tutte le probabilità negative nel mondo.”

Si potrebbe dire che tutto ha avuto inizio per Ricky nel 2014 in un momento in cui era finanziariamente a terra ed è stato aiutato dai suoi amici. Mentre cercava di sbarcare il lunario come personal trainer in una palestra ha fatto un sogno.

Una notte dei primi di giugno ho fatto un sogno che mi avrebbe cambiato la vita. Mentre scivolavo nella terra del sogni, sono stato accolto da mia nonna (che era morta solo pochi mesi prima).  Lei mi ha messo un braccio sulla spalla e mi ha detto che aveva qualcosa da mostrarmi. Mi ha portato verso una vecchia scuola dove c’era una proiettore con le bobine e l’ha acceso. C’era un enorme film con camminava verso dei bambini con le divise da ospedale nel cielo. Ha attraversato le doppie porte e dietro ha trovato centinaia di bambini a letto, attaccati a tubi da ospedale, pali da IV e altro. Lui ha iniziato ad oscillare intorno portando loro gioia attraverso giochi, giocattoli, scattando foto.Le facce dei bambini si illuminavano. Confuso ho guardato mia nonna e le ho chiesto cosa avesse a che fare tutto questo con me. Mi ha guardato seriamente e mi ha detto: questo sei tu e quando ti sveglierai questo è ciò che farai.”

Ricky è rimasto incuriosito dal sogno fatto e così ha cercato su Google: costumi da Spider Man reali.

Spiderman insieme ai bambini malati terminali

Tutto è cambiato per il ragazzo quando ha trovato qualcuno che gliel’avrebbe creato per 1400 dollari. Ricky ha così venduto l’unico oggetto di valore che possedeva: una Chrysler 300 comprata prima del suo personale tracollo finanziario. Mentre attendeva l’arrivo del costume Ricky ha iniziato a inviare e mail a tutti gli ospedali nella zona della baia della California.”ogni singolo ospedale mi ha risposto no a causa della mia mancanza di esperienza coi bambini“. Finalmente, nell’ottobre del 2014 Ricky ha ricevuto il suo costume.

“L’ho provato e il mio amico Michael ha scattato delle immagini col suo telefono. Non riuscivamo a credere quanto somigliassi a Spider Man. Non ho annunciato cosa stavo facendo sui social media, ma una cliente del fitness mi ha indirizzato al nipote che era in ospedale perché molto malato.

Lospedale mi ha detto che non potevo fargli visita, ma la mamma del bimbo mi ha chiesto: lavori per l’ospedale o per Dio? Questa domanda mi ha inchiodato dov’ero e ho risposto: per Dio. Questo mi ha permesso di far visita al mio primo bambino nascondendo il costume nello zainetto, cambiandomi nel bagno vicino alla stanza, e correndo al suo fianco.

Ho trascorso con lui un’ora prima che la sicurezza mi chiedesse di andarmene. Avevo compiuto la mia missione!! La nonna mi ha inviato delle foto della visita e io sono scoppiato a piangere vedendo il sorriso sul suo volto.

Era destino che facessi questo nella vita. Dopodiché ho iniziato a fare visita a bambini con bisogni speciali, bimbi autistici, senza tetto, in affido, disabili.”

Infine Ricky ha deciso di pubblicizzare la sua attività sui social media e, successivamente, un ospedale gli ha chiesto di far visita mensilmente.

I genitori hanno iniziato a postare quanto le sue visite aiutassero i bambini e la cosa ha iniziato ad aumentare da lì.”.

Ricky ha creato una pagina Go Fund me per comprare i regali ai bambini. Le domande per il servizio sono aumentate e preso Ricky ha fondato, insieme ai suoi amici, l’organizzazione Heart of a Hero (cuore di un eroe).

“Una volta costruita la no profit sono diventato molto indaffarato e ho dovuto smettere di allenare le persone. Ho preso un lavoro come guardia notturna per arrivare alla fine del mese e coprire ciò per cui la compagnia non riusciva a pagare. Mentre continuavo a far visita ai bambini la gravità di ciò che combattevano continuava a peggiorare e prima di rendermene conto ho iniziato a far visita a bambini terminali. Il primo bambino terminale che ho incontrato si chiamava Charlie Derenge”.

Questo bimbo di 9 anni aveva un tumore al cervello.

“Il suo funerale è stato il primo funerale di bambini a cui avessi partecipato. Mi ha fatto a pezzi ma mi ha riempito di senso del dovere e ho capito che dovevo continuare con bambini come lui.

Una di questi era la piccola Zamora “sua mamma mi chiese di rimanere al fianco della bambina e io risposi di sì. Ho trascorso i 7 giorni successivi con Zamora, finché è morta tenendomi la mano”.

La morte di altri bambini nello stesso mese gli ha causato degli attacchi d’ansia. Dal 2014 aveva visitato oltre 10 mila bimbi.

“Ero a Denny, a Sacramento in procinto di recarmi il giorno dopo in ospedale quando un volontario, Biance, mi ha chiesto: stai bene? Ho iniziato a piangere incontrollabilmente. Per la prima volta in 3 anni e mezzo ho ammesso di aver bisogno di una pausa. “

In ottobre Ricky è tornato all’opera con qualche cambiamento, prendendosi cioè periodi pausa e non lavorando tutti tutti i giorni.

“Far visita ai bambini è la mia passione e sono stato testato oltre misura nel farlo. Le non profit vanno su e giù e ho dovuto vendere l’auto per sostenermi e continuare ad essere Spider Man. Non mi arrenderò e sono determinato nel bisogno di condividere le storie di questi bambini. Tenere i bambini mentre esalano l’ultimo respiro. Non vi sentirete mai più vulnerabili di così. Sono stato in grado di togliermi di dosso ogni altra difficoltà nella vita. Ma questa è qualcosa di cui non ci si può liberare e ne sono venuto ai termini. La mia vita è loro e il viaggio continua”.

Naturalmente se volete potete seguire le gesta di questo supereroe in carne e ossa su Facebook.

Unimamme, cosa ne pensate della storia di questo Spiderman raccontata su Love What Matters?

Noi vi lasciamo con la storia di bambini malati terminali salvati da una super mamma.

Maria Sole Bosaia

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