Uno studio scientifico spiega perché giocare con le bambole aiuta a sviluppare l’empatia nei bambini.
Che il gioco sia molto importante per i bambini lo sappiamo tutti. È attraverso il gioco che i bambini imparano a relazionarsi con il mondo, a esprimere le loro emozioni, a conoscere sé stessi e rapportarsi con gli altri. Il gioco è fondamentale per la crescita del bambino e il suo sviluppo cognitivo, insegna a organizzarsi e trovare soluzioni ai problemi, oltre che a divertirsi. Attraverso il gioco si impara anche a conoscere e gestire i sentimenti. Nel gioco i bambini tendono ad imitare i comportamenti degli adulti, ma imparano anche a elaborare dei propri. Sono le risposte creative alle situazioni che affrontano giocando.
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Ora, una nuova ricerca scientifica conferma quello che già si sapeva e nello specifico dimostra che giocando con le bambole i bambini sviluppano l’empatia e la capacità di elaborare le informazioni sociali. Ecco di cosa si tratta.
Uno studio scientifico che per la prima volta ha utilizzato le tecniche di neuroimaging per analizzare gli effetti del gioco con le bambole nei bambini. Quello che ha scoperto è molto interessante: giocando con le bambole, anche da soli i bambini, sia femmine che maschi, sviluppano l’empatia e la capacità i elaborare le informazioni sociali. I ricercatori lo sostengono dopo aver verificato, grazie alle scansioni cerebrali, l’attivazione delle aree del cervello corrispondenti all’empatia e alle informazioni sociali.
Lo studio è stato condotto dall’Università di Cardiff e dalla dottoressa Sarah Gerson, insieme ai suoi colleghi del Centro di scienze per lo sviluppo umano presso la stessa università. I ricercatori hanno analizzato 42 bambini, 20 maschi e 22 femmine, di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, mentre giocavano con le bambole, con dati completi su 33 bambini. La tecnologia di neuroimaging utilizzata è conosciuta come spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS) e permette di analizzare l’attività cerebrale dei soggetti in movimento, misurando i misura i livelli di emoglobina nel cervello. I bambini indossavano delle cuffie, simili a quelle da nuoto, che lasciavano libertà di movimento e sono stati lasciati giocare con le bambole in un’area dedicata e controllata. In questo modo, i ricercatori grazie alle scansioni di neuroimaging potevano controllare quali zone del cervello si attivavano durante il gioco.
Per verificare l’effetto del gioco con le bambole e per confrontarlo con altri tipi di gioco, come quelli virtuali, i ricercatori hanno diviso i vari giochi per sezioni, in modo tale da poter rilevare l’attività cerebrale dei bambini in ciascun gioco separatamente: il gioco con le bambole individuale, il gioco con le bambole in coppia (con l’assistente ricercatore), il gioco con tablet individuale e il gioco con tablet in coppia (con l’assistente ricercatore).
Per le bambole sono state utilizzate delle Barbie, perché la Mattel ha commissionato lo studio, mentre per il tablet sono stati selezionati giochi aperti e creativi (piuttosto che con regole e obiettivi) per offrire un’esperienza comparativa con il gioco con le bambole. La commissione etica della Scuola di psicologia dell’Università di Cardiff ha approvato tutte le procedure, dalla selezione dei partecipanti in poi. I bambini sono stati scelti tra famiglie inglesi che si erano offerte spontaneamente di partecipare alla ricerca presso la Scuola di psicologia di Cardiff.
Sebbene se lo studio sia stato commissionato da un’azienda privata sulle sue bambole, è interessante per le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori e che possono avere una valenza più generale.
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Attraverso il monitoraggio delle attività cerebrali dei bambini che giocavano con le bambole, la dottoressa Gerson e i colleghi hanno rilevato che il solco temporale superiore (pSTS), ovvero la regione del cervello associata all’elaborazione delle informazioni sociali come l’empatia, si attivava anche quando i bambini giocavano da soli, come nel gioco in compagnia. I benefici del gioco individuale con le bambole si sono dimostrati gli stessi sia per i bambini che per le bambine. Quando, invece, i bambini giocavano da soli con il tablet, la stessa zona cerebrale mostrava un’attivazione inferiore, sebbene i giochi prevedessero un elemento creativo importante.
La dottoressa Gerson ha spiegato che l’area del cervello del solco temporale superiore (pSTS) normalmente si attiva “quando pensiamo ad altre persone, ed in particolare a ciò che pensano o che provano. Le bambole incoraggiano i bambini a creare i loro piccoli mondi immaginari, a differenza di quanto facciano i giochi di risoluzione dei problemi o le costruzioni – ha aggiunto -. Questo tipo di gioco stimola i bambini a pensare alle altre persone e al modo in cui potrebbero interagire tra di loro“. Si tratta di “capacità relazionali di cui avranno bisogno in futuro”. L’area del cervello attivata durante il gioco con le bambole, ha detto ancora l’autrice dello studio, “ha dimostrato di avere un ruolo simile nel supportare l’empatia e l’elaborazione delle informazioni sociali nei bambini di ben sei continenti. Il funzionamento di questa regione cerebrale non è quindi correlato al paese di provenienza”, ha concluso.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Human Neuroscience. con il titolo ‘Analisi dei benefici del gioco con le bambole attraverso la neuroscienza‘. Questo è ovviamente un primo studio sull’impatto positivo del gioco con le bambole sui bambini attraverso la tecniche di neuroimaging. Ulteriori studi e approfondimenti saranno necessari in futuro per confermate le conclusioni a cui sono giunti i ricertori dell’Università di Cardiff.
Ricordiamo anche che il gioco insegna ai bambini a diventare persone equilibrate.
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