Alessandro Gassmann racconta di come sia difficile essere padre, ma in generale l’essere genitore. L’intervista all’attore padre di Leo.
Alessandro Gassmann è il protagonista della nuova serie prodotta per Raiuno che sarà trasmessa dal 5 ottobre. Nella serie l’attore interpreta il ruolo di un padre che suo figlio e che nell’elaborazione del lutto impara a conoscerlo meglio.
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Gassmann è, nella realtà, padre di un ragazzo Leo e in un’intervista che ha rilasciato Vanity Fair, racconta di come essere padre sia il mestiere più difficile al mondo e di come andrebbe fatto.
Alessandro Gassmann: “I genitori non possono essere amici dei propri figli”
Alessandro Gassmann oltre ad essere molto bello è un attore talentuoso, figlio di uno dei più grandi Vittorio. Nell’intervista a Vanity Fair ha spiegato come si è calato nel personaggio che interpreta nella serie sottolineando che l’essere genitori sia un mestiere che comporta delle “responsabilità”: “I nostri figli non ci chiedono di venire al mondo. Siamo noi che decidiamo per loro; siamo noi che facciamo questa scelta. E quindi siamo obbligati a occuparci di loro. Almeno fino ai 18 anni, un padre e una madre devono, in qualche modo, indicare la strada ai loro figli e sostenerli“.
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Per Gassmann i giovani di oggi sono cambiati anche perchè è cambiato il mondo che li circonda: “Il mondo. Con Internet, con le varie piattaforme, con la tecnologia. Ma soprattutto con la globalizzazione e con l’appiattimento dell’informazione. Oggi tutti possono sapere tutto. I bambini di 12 o 13 anni, che hanno già un cellulare, possono vedere le stesse cose che può vedere un adulto. E io sono convinto che questo sia estremamente sbagliato“.
Con Leo, il figlio, che abbiamo imparato a conoscere ed ad apprezzare quando a partecipato ad una passata edizione di XFactor, l’attore ha imposto dei paletti e delle regole rigide. Regole che ha avuto anche lui quando era giovane dal padre: “I genitori non possono essere amici dei propri figli. Occasionalmente, dobbiamo renderci antipatici. Dobbiamo dare delle regole, magari larghe, magari non rigidissime: ma dobbiamo darle. Devono esserci dei paletti fissi, inamovibili, di cui non si può discutere“.
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Lui da ragazzo non è stato uno “di quei figli che fa impazzire i genitori“: “Non ero particolarmente buono. Ero pessimo a scuola, spesso non ci andavo e avevo un carattere difficile. Non ho mai fatto cose gravi, no. Ma ero un ribelle, e non amavo il peso degli obblighi e la voce dell’autorità“.
Il cambiamento è avvenuto quando ha scoperto il mestiere dell’attore grazie al padre, con il quale ha lavorato in diversi film ed al quale ha detto che era il momento di fermarsi.
Per Gassmann la paternità è “la cosa più bella della mia vita. Si condivide, ma si condivide con amore. Si dà, ma si dà senza volere niente in cambio. C’è una purezza sincera, non mediata, spontanea”.
Voi unimamme cosa ne pensate delle sue parole?
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