Un approfondimento sul libro da cui è stata ricavata una vignetta giudicata razzista.
Unimamme, forse ricorderete la polemica di una settimana fa per una vignetta pubblicata all’interno di un testo per le scuole in cui un bambino di colore diceva: “io vuole imparare l’italiano bene”.
Si trattava del libro: Le avventure di Leo della casa editrice Raffaello, segnalata dal gruppo Facebook Educare alle differenze. L’accusa era quella di “scimmiottare con un linguaggio imbarazzante che sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta“. Travolta dall’ondata di indignazione la casa editrice si era scusata e aveva assicurato che avrebbe inviato un file per sostituire la pagina incriminata.
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Così il Fatto Quotidiano ha voluto provare ad analizzare il libro in questione, scoprendo che Le avventure di Leo mostrava grande sensibilità riguardo a temi come le discriminazioni non solo relative al colore della pelle, ma anche di sesso e disabilità. Tra le varie letture vi è una pagina che inizia con: “Va bene se…hai il naso lungo, vieni da lontano; hai le ruote; hai gli occhiali; sei magro; sei tondo e morbido”. La frase finale spiega il senso: “va bene essere diversi. Ognuno è speciale, importante, unico e tu lo sei. Sai perché? Semplicemente perché tu sei e vai bene così”.
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Poi vi è anche la storia “Un amico venuto da lontano” dove una maestra difende un bambino straniero che non parla bene la nuova lingua e che si conclude con una bambina che afferma: “Spero anch’io che un giorno andrò in Africa, magari solo per vedere se ai bambini africani sembrerò strana con le mie lentiggini e i miei capelli rossi”.
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Insomma, da un libro simile non ci si aspetterebbe uno “scivolone” come quello che ha causato le polemiche. La coordinatrice del progetto editoriale Alessandra Venturelli difende il testo sostenendo che si tratta di un’inutile polemica ” si è incriminata una vignetta dove il bambino chiede di imparare la lingua proprio per essere più integrato. Purtroppo nessuno è andato a sfogliare le altre pagine per vedere se c’è del razzismo nel nostro progetto“. L’autrice ribadisce che la vignetta del bambino in questione è stato frutto di un’ingenuità e che nessun bimbo si è scandalizzato. In un comunicato le autrici: Venturelli, Maila Focante, Tiziana Bernabé, Carolina Altamore, hanno spiegato che la vignetta riproduce una realtà scolastica quotidiana, quella dei bambini stranieri che, appunto, vogliono integrarsi e che non si trattava affatto di un cliché.
Educare alle differenze infine, ribadisce che quel tipo di illustrazione, in quel contesto continua ad essere indifendibile e portatrice di stereotipi radicati e dannosi.
Unimamme, voi come vedete tutta questa vicenda? Noi vi lasciamo con una guida per parlare ai bambini di razzismo secondo le età.
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