L’adozione è un percorso davvero particolare, ma cosa succede quando durante l’adolescenza il minore inizia a porsi delle domande?
È innegabile: l’adozione è un percorso lungo e particolarmente delicato per tutte quelle famiglie che hanno deciso di intraprendere questa via.
In base al Paese, le modalità e pratiche per adottare un bambino cambiano di molto e in Italia, purtroppo, le cose sono più difficili che mai.
La strada da percorrere è lunga, spesso in salita e piena di ostacoli, tanto che spesso molte famiglie vi rinunciano come si è visto in un articolo in cui ne abbiamo parlato in precedenza.
In ogni caso, nel momento in cui, una coppia decide di intrapredere questa strada deve essere sicura e pronta a qualsiasi difficoltà si possa incontrare durante il percorso.
Proprio per questo è necessario che entrambi i componenti della coppia siano pronti allo stesso modo, dal punto di vista emotivo, per accogliere in casa un minore.
E in un articolo passato si è affrontato proprio questo discorso su come sentirsi pronti per adottare e che tipo di conversazioni avere con il proprio partner per comprendere se si è della stessa idea.
Ma dopo che l’adozione è andata a buon fine, la vita vera prende il sopravvento e sono tante le difficili situazioni che la famiglia deve affrontare prima di trovare un proprio equilibrio.
Adozione: cosa succede quando il minore adolescente si inizia a porre domande?
Come si sa, la vita è fatta a fasi e una parte importante di questa è rappresentata proprio dall’adolescenza.
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L’adolescenza è un periodo particolare per tutti i ragazzi in cui si sperimentano nuove esperienze, si fanno conoscenze diverse e si cerca di trovare una propria identità.
È un passaggio che tocca a tutti, a chi prima e a chi dopo, ma durante questo periodo si cerca di capire chi si è e dove si vuole andare. Insomma si tratta di una ricerca interiore che può portare anche a delle vere e proprie crisi, soprattutto per i ragazzi adottati che si ritrovano a fare i conti con due realtà totalmente diverse: quella della famiglia di origine e quella adottiva.
Realtà che spesso possono essere in contrasto con loro e che portano il ragazzo ad allontanarsi, senza volerlo, dai propri genitori adottivi perché entrano in gioco sentimenti diversi in cui credono di tradire i loro genitori per andare alla ricerca delle proprie origini.
Così spesso possono rinchiudersi in se stessi e non parlare con nessuno, non lasciando entrare in questa ricerca i loro genitori adottivi che si ritrovano impreparati e disorientati in un momento come questo.
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Sono tante le situazioni in cui si verificano dinamiche del genere, dal momento che diversi minori adottati hanno un’età tale in cui ricordano le loro famiglie di origine e hanno il desiderio di conoscerle.
Dunque sono momenti che, anche se difficili, bisogna affrontare con grande forza e soprattutto essendo uniti. Ciò non significa che il ragazzo adottato sia un ingrato o voglia meno bene ai proprio genitori adottivi, ma è normale che voglia capire fino in fondo chi sia e da dove viene.
Per questo motivo, bisogna sempre essere pronti al dialogo in modo tale che il ragazzo, se dovesse affrontare una fase di questo tipo, possa trovare nei genitori adottivi un’ancora di salvezza.
Anzi, anche se con dolore, il consiglio è quello di accompagnarlo in questo percorso perché, se il minore lo desidera, è giusto che venga a contatto con il suo passato.
La ricerca può portare la famiglia ad essere ancora più unita perché sta condividendo una grande sfida e un’esperienza unica nel suo genere.
Quindi se il vostro figlio adottivo dovesse porvi la fatidica domanda “chi sono i miei genitori naturali?”, aiutatelo in questa nuova conquista.
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E voi unimamme che cosa ne pensate a riguardo?
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