Adolescenti, l’importanza di riconoscere il dolore emotivo e saperlo curare.
Nella vita tutti prima o poi proviamo l’esperienza di un cuore infranto. Il respingimento di una persona di cui eravamo innamorati, il tradimento di un amico o la cocente delusione da una persona cara. Si tratta di quel dolore acuto e profondo che segue una iniziale incredulità e uno smarrimento da una situazione che ci ha colti di sorpresa e che ci fa soffrire più di quanto avremmo immaginato.
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Non si tratta di semplici “delusioni” ma di veri e propri dolori che spesso compromettono, seppure temporaneamente, le capacità cognitive, rendendo impossibile la concentrazione e l’attenzione su qualsiasi compito, e possono avere conseguenze non trascurabili sulla salute a breve e lungo termine. In questi casi l’emotività negativa travolge tutto, togliendo la lucidità anche per prendere qualsiasi decisione. Ecco perché il dolore emotivo è molto serio e va trattato di conseguenza, in particolare quando si tratta di adolescenti, così fragili e instabili nella fase della vita che stanno attraversando.
Avere il cuore spezzato è una delle forme più grandi di dolore emotivo che non andrebbe sottovalutati ma preso in seria considerazione, tanto quanto il dolore fisico. Lo sostiene lo psicologo americano Guy Winch, uno dei massimi esperti di educazione emotiva, autore di libri tradotti in più di 26 lingue e conferenziere seguitissimo, soprattutto nei TED Talks che hanno decine di milioni di visualizzazioni su YouTube.
Il suo obiettivo principale attraverso, il lavoro di psicologo, conferenziere, scrittore e attivista, è quello di dare dignità e riconoscimento sociale al dolore emotivo, che può essere molto grave ma che troppo spesso è trascurato e non considerato alla pari di quello fisico. Quante volte appena vediamo una persona con una gamba ingessata o una mano fasciata esprimiamo subito solidarietà, vicinanza e compassione per sua condizione? Mentre siamo portati a non considerare una persona che soffre interiormente, a livello psicologico o emotivo? È vero questo dolore non si vede all’esterno ed è difficile da capire o misurare (se è possibile misurarlo), eppure può essere di gran lunga peggiore al dolore fisico e perfino invalidante.
Un grande dolore emotivo, soprattutto quello del cuore spezzato, toglie lucidità a una persona, la priva della logica, della capacità di concentrazione e attenzione. Spesso lo sconvolgimento è talmente forte che quella persona non riesce a fare più niente, nemmeno le piccole attività quotidiane di routine. È letteralmente sopraffatta e lo stato di agitazione e dolore acuto e profondo può avere conseguenze, anche molto serie, sul suo stato di salute, a breve come a lungo termine. Il mancato riconoscimento sociale del dolore emotivo aumenta il rischio di sviluppare la depressione. A provarlo sono diversi studi scientifici.
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Nonostante questa situazione, tra l’altro molto più diffusa di quanto si pensi, le nostre società tendono a sottovalutare o sminuire il dolore emotivo, la sofferenza della mente e dello spirito. Si tende a trattarlo come un aspetto secondario e quando diventa troppo forte si tende a colpevolizzare la persona che ne soffre, complicando ancora di più la sua situazione invece di darle un aiuto. Eppure il dolore emotivo di un cuore spezzato è spesso molto più invalidante di un piccolo incidente che provoca un momentaneo impedimento fisico, come una gamba o un dito rotti. Il dolore fisico quando non è eccessivamente grave è superabile, mentre il dolore emotivo, invece, può paralizzare una persona, renderla incapace di prendere decisioni, di agire razionalmente, di concentrarsi su quello che sta facendo. Questa condizione è più invalidante di chi per qualche tempo deve camminare con delle stampelle con una gamba ingessata.
Per questo è fondamentale che il dolore emotivo venga riconosciuto socialmente e riceva la stessa attenzione e le stesse cure di quello fisico. Quando le persone soffrono emotivamente non sono in grado di lavorare bene o studiare con concentrazione. Pertanto è importante dare il loro il tempo per sfogarsi, esprimere questo dolore, tirarlo fuori e con pazienza curarlo. Alla fine, sostiene Guy Winch la stessa produttività sul lavoro e negli studi ne sarebbero avvantaggiate. Dare tempo alle persone di elaborare il loro dolore, con la pausa di cui hanno bisogno per riprendersi piuttosto che costringerle a fare qualcosa per cui non riescono ad avere alcuna concentrazione, con il rischio di danneggiare la loro produttività, sia sul lavoro che nello studio.
Nonostante la riluttanza a concedere del tempo per elaborare il dolore emotivo e una sorta di “lutto”, perché spesso datori di lavoro o insegnanti temono che questa concessione possa favorire pretesti e scuse per evitare impegni e responsabilità, secondo Winch è vero il contrario. Non si può lavorare bene o studiare con profitto quando si è travolti da un fortissimo dolore emotivo. “Abbiamo un bisogno disperato di un dialogo più aperto su quanto gravemente un cuore infranto influenzi le nostre emozioni e il nostro comportamento“.
Un pensiero che è rivolto soprattutto agli adolescenti e alla loro condizione di fragile equilibrio fortemente condizionata dagli sbalzi d’umore e dall’emotività.
Il pensiero di Guy Winch è approfondito nell’articolo “Why we need to take emotional pain as seriously as physical pain“, “Perché dobbiamo prendere sul serio il dolore emotivo quanto quello fisico“.
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