Gianni Rodari è stato un maestro, pedagogista, scrittore e ancora oggi le sue lezioni sono più attuali che mai: un genio che compie 100 anni.
Oggi Google, in occasione del suo centesimo anniversario, ha deciso di festeggiare il maestro Gianni Rodari.
Il pedagogista è nato ad Omegna nel 1920, dove vive fino al 1929 anno in cui muore il padre, fornaio, a causa di una broncopolmonite. Dopo il grave lutto insieme al resto della famiglia si trasferisce in provincia di Varese, precisamente a Gavirate, dove continua gli studi.
In seguito al conferimento della licenza classi, Rodari frequenta per pochi anni la Facoltà di Lingue presso l’Università Cattolica di Milano, ma non arriva a laurearsi, perché vince il concorso da maestro nel 1941.
È sempre stato un grande appassionato di politica e dopo una breve parentesi all’interno del partito fascista, si avvicina a quello comunista, partecipando alla Resistenza.
Finita la guerra, si addentra nel mondo del giornalismo, collaborando con diverse testate e negli anni ’50 volge lo sguardo verso la scrittura per ragazzi: scrive racconti, testi brevi, favole e lavora come autore in vari programmi per ragazzi.
Nel 1970 arriva la consacrazione mondiale, infatti Rodari vince il premio Hans Christian Andersen, per l’insieme delle sue opere, considerato nell’ambiente accademico, il Nobel della narrativa dell’infanzia (non si sta parlando del premio Andersen italiano). Tale riconoscimento gli è stato riconosciuto per il “contributo duraturo alla letteratura per l’infanzia e la gioventù” ed è l’unico autore italiano ad oggi ad averlo ricevuto.
Tre anni dopo Einaudi pubblica una delle sue opere più celebri Grammatica della fantasia in cui lo scrittore cerca di approfondire proprio la tematica inerente alla fantasia.
Muore nel 1980 a causa di un arresto cardiaco, lasciando un grande vuoto nel panorama letterario per l’infanzia.
La grande capacità che è stata riconosciuta anche a livello mondiale a Rodari è quella di essere riuscito a parlare ai più piccoli e soprattutto a comprenderne le loro esigenze.
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Lo scrittore intuisce che nella genuinità dei bambini e nel loro essere così imprevedibili si nasconde la verità del mondo e costruisce per loro un vero e proprio mondo.
Rodari, così, nelle sue opere si rivolge a loro e, liberandoli dai dettami del passato, li rende protagonisti dei suoi testi. I più piccoli sono un mondo tutto da scoprire, dal quale è possibile ricavare grandi insegnamenti.
Nelle sue opere Rodari non solo dispensa valori per i bambini, ma li trae addirittura da essi affinché il mondo degli adulti, che da sempre li considera non degni di grande attenzione, imparino dai loro figli.
Il pedagogista pone l’accento su un aspetto importante e cioè sul fatto che una volta cresciuti ci si dimentica come si era da piccoli, così non fa altro che invertire i ruoli: sono i bambini che insegnano qualcosa ai loro genitori e non vicerversa.
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Un messaggio rivoluzionario che è servito a tantissimi intellettuali del tempo per inoltrarsi in un ambito poco conosciuto e sempre tenuto nell’ombra.
Con le sue Favole al telefono o Le Novelle fatte a macchina, Rodari manda messaggi importanti come l’essere inclusivi verso tutti, generosi, pacifisti e quello più futuristico di tutti: prendersi cura dell’ambiente.
Temi che trae dall’osservazione attenta dei comportamenti dei bambini che lo ispirano su questi pensieri più profondi.
Infine da ricordare la sua collaborazione intellettuale con Bruno Munari, grande artista del Novecento, che con i suoi disegni è riuscito a dare voce alle opere di Rodari.
Munari con la sua mano, condividendo con il pedagogista il concetto di Fantasia, è stato in grado di rendere viva la scrittura del giornalista, regalando ai più piccoli e anche ai più grandi delle opere su cui sognare.
Tanto che il loro connubio artistico è stato anche celebrato all’interno di una mostra, ancora in corso, presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma.
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E voi unimamme avete letto ai vostri figli qualche favola di Rodari? Vi lasciamo con una delle sue filastrocche:
“A un bambino pittore
Appeso a una parete
ho visto il tuo disegnino:
su un foglio grande grande
c’era un uomo in un angolino.
Un uomo piccolo, piccolo,
forse anche
un po’ spaventato
da quel deserto bianco
in cui era capitato,
e se ne stava in disparte
non osando farsi avanti
come un povero nano
nel paese dei giganti.
Tu l’avevi colorato
con vera passione:
ricordo il suo magnifico
cappello arancione.
Ma la prossima volta,
ti prego di cuore,
disegna un uomo più grande,
amico pittore.
Perché quell’uomo sei tu,
tu in persona, ed io voglio
che tu conquisti il mondo:
prendi, intanto
tutto il foglio!
Disegna figure
grandi grandi,
forti, senza paura,
sempre pronte a partire
per una bella avventura.”
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