Una mamma incinta ha dovuto camminare per ore a piedi per uscire dalla quarantena. Non è stata la sola.
Unimamme, in questo momento difficile di incertezza e timore le famiglie dovrebbero ricevere tutto il sostegno e l’attenzione, anche dal punto di vista della burocrazia, purtroppo troppo spesso non è così, come testimonia la storia di cui vi parliamo oggi.
Lo scorso 2 ottobre, in una classe una bimba della quinta elementare della scuola Carlo Pisacane di Torpignattara inizia a presentare i sintomi della Covid – 19.
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Il tampone è poi risultato positivo, così la famiglia della piccola e i compagni di classe sono stati messi in quarantena fiduciaria.
Dopo più di 3 settimane di quarantena due famiglie, una di origine bengalese e una filippina, sono state dimenticate dalla Asl e da tutti. Queste famiglie infatti attendevano il secondo tampone negativo per essere liberatema così non è stato.
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Anche la gestione degli accertamenti a scuola ha lasciato a desiderare. Gli alunni sono stati messi in quarantena dal 2 ottobre al 14, ma l’8 gli studenti e le le insegnanti sono stati convocati per un tampone rapido il 12 ottobre, presso l’istituto. I piccoli hanno dovuto attendere con i genitori per un’ora sulla scalinata centrale, con il rischio di incontrare anche gli altri alunni che stavano per uscire. Una situazione decisamente a rischio di propagare il contagio. Al termine di tutto oltre alla bimba filippina da cui era partito il contagio, altri due ragazzini, uno bengalese e l’altro italiano, sono risultati positivi.
A un certo punto, dal momento che nessuno li contattava per il secondo tampone e che nessuno rispondeva alle loro richieste, la mamma bengalese, diabetica e con gravidanza a rischio si è incamminata da Tor Pignattare all’Ospedale San Giovanni, macinando 5 km in due ore per liberare la propria famiglia, evitando di prendere i mezzi per non contagiare, eventualmente, nessuno.
Non appena i sanitari si sono accorti della gravidanza le hanno dato la precedenza, con lei però c’erano anche il marito e due bambini piccoli, di cui il più piccolo di 6 anni. La donna e i figli hanno ricevuto il tampone molecolare, mentre il marito ha dovuto aspettare 10 ore.
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Dopo, la donna è comunque dovuta tornare da sola a casa, camminando di nuovo, incinta con due bambini piccoli, per altre 2 ore. Anche la famiglia filippina ha dovuto fare la stessa trafila, ma le difficoltà non finiscono qui.
Già, perché serve il referto di negatività e la dichiarazione dell’Asl per la riammissione a scuola. La mamma di un compagno di classe positivo delle famiglie protagoniste di questa vicenda ha puntualizzato che per le ulteriori trafile burocratiche ci vorrà un mese. Nel frattempo gli altri compagni di classe del bambino positivo sono rimasti in quarantena per 14 giorni, mentre tre famiglie sono ancora ostaggio della burocrazia.
Unimamme voi cosa ne pensate di questa vicenda narrata su Repubblica? Ritenete che questi ritardi siano comprensibili in una situazione come questa o non dovrebbero proprio accadere?
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