Gli studenti lombardi costretti alla dad protestano per tornare alle lezioni in presenza.
Le nuove norme introdotte dall’ultimo dpcm di domenica scorsa hanno lasciato moltissime persone scontente, tra queste anche gli studenti che dopo una pausa di 6 mesi erano finalmente tornati dietro ai banchi di scuola a metà settembre.
I primi ad essere colpiti, cioè a vedere un cambiamento sostanziale delle abitudini scolastiche sono stati gli studenti delle superiori, ma non solo, nel caso di oggi parliamo di loro.
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Per quelli lombardi delle superiori è stata predisposta la didattica a distanza al 100%, come confermato dal governatore della regione Fontana. Dopo un incontro con i dirigenti scolastici ha dichiarato: “ringraziamo i dirigenti scolastici della Lombardia per la grande collaborazione messa in campo e per l’impegno dimostrato fin dall’inizio della pandemia nel confronto avuto oggi con loro abbiamo condiviso di confermare la linea assunta dalla Regione Lombardia che prevede la didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie superiori”.
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I ragazzi però protestano, quelli del liceo Volta di Milano hanno deciso di trovarsi sotto il Palazzo della Regione Lombardia per seguire la didattica a distanza. I ragazzi sono giunti alle 8.15, armati di cellulari, tablet, pc, per seguire le lezioni, organizzandosi in un sit it pacifico, dopo essersi organizzati in una chat comune ieri pomeriggio.
I giovani si sono organizzati portando tutto l’occorrente, come le mascherine, le auricolari per non disturbare i compagni e perfino lo scotch per delimitare la postazione e rispettare la distanza di sicurezza.
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Uno dei partecipanti, Federico, ha commentato su Dire: “Non vogliamo scioperare dalla Dad ma dimostrare quanto sia difficile seguire in questo modo. Se questa dovesse diventare una condizione permanente o che si protrae per anche solo un altro mese, sebbene non ci sembra sia nelle intenzioni della Regione terminare questa cosa tra un mese, io mi chiedo come faremo a seguire le lezioni. Lo scaglionamento degli ingressi? Ci va bene tutto pur di tornare a scuola“.
Anche lo psicoterapeuta Alberto Pellai ha voluto esprimere il suo parere sulla questione, anche lui ha figli adolescenti. In un suo commento sul Corriere parla dell’ansia, della delusione e disillusione sul volto dei figli. “Sentiamo lo sfinimento che deriva dal continuo porci la domanda «quando finirà?». È una domanda che ci fa soffrire perché resta sospesa e senza risposte. Prima o poi finirà. Questo lo sappiamo. Già, ma quando?“.
Pellai sottolinea che la mente, per funzionare bene, ha bisogno di certezze, quando il tempo rimane sospeso, incerto, soffre. L’incertezza è una delle fonti principali di stress spiega l’esperto. “Dovremo ridarci obiettivi, metodo, definire regole, nutrirci di affetto, sostenere la motivazione a fare e dare il meglio di noi” spiega Pellai, padre di 3 ragazzi in dad. L’esperto spiega che ai genitori spetta di nuovo, mostrare ai figli la direzione da intraprendere.
“Diremo mille cose e anche di più che aiuteranno i nostri figli a sentire che questo resta un tempo pieno di vita. Anche quando viene deprivata di energia e dei suoi elementi essenziali per la crescita“ sottolinea lo psicoterapeuta.
Unimamme, voi cosa ne pensate dell’iniziativa di protesta e delle parole di Pellai? Noi vi lasciamo con la didattica sotto i balconi di un maestro di Napoli.
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