Covid e letalità, le caratteristiche dei pazienti deceduti: “Si muore meno”. L’ultimo rapporto sulla letalità dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato l’ultimo rapporto sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al Covid-19. Un’analisi che si basa sui dati raccolti dall’Istituto e che presenta il numero dei decessi e le caratteristiche dei deceduti: età, sesso, eventuale presenza di patologie preesistenti, sintomi e complicanze
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Il rapporto è aggiornato al 22 ottobre 2020 e offre un quadro complessivo della situazione dei decessi in Italia per Coronavirus. Ecco cosa bisogna sapere.
Purtroppo con la nuova impennata di contagi da Coronavirus in Italia ha portato a un aumento delle morti giornaliere, che nell’ultima settimana, dal 27 al 30 ottobre, hanno toccato di nuovo i 200 casi al giorno. Un numero che non veniva raggiunto dalla prima metà di maggio, poco prima della fine del lockdown.
Il dato buono, tuttavia, è che in questi mesi, con l’aumentare dei casi diagnosticati è sceso il tasso di letalità, ovvero la percentuale di morti sul totale degli infetti, che dal 14% della scorsa primavera è passato al 10,1%. Inoltre, i pazienti muoiono meno grazie anche al perfezionamento dei protocolli di trattamento in ospedale, reso possibile con le maggior informazioni che con il tempo sono state acquisite sul Coronavirus. Ancora manca una vera e propria cura e soprattutto un vaccino per la prevenzione delle infezioni, ma il trattamento dei pazienti è migliorato
Il nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), aggiornato al 22 ottobre, illustra le caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al nuovo Coronavirus Sars-CoV-2. L’analisi si basa su un campione di 36.806 pazienti deceduti.
Le regioni con il maggior numero di morti sono:
Altri dati importanti sono:
Nella figura sotto viene mostrato l’andamento dell’età media dei pazienti deceduti, positivi al Coronavirus, per settimana di calendario, a partire dalla 3^ settimana di febbraio 2020 (la data del primo decesso risale al 21 febbraio 2020).
L’età media dei decessi settimanali è andata aumentando fino agli 85 anni (1° settimana di luglio) per poi calare leggermente.
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La verifica delle patologie croniche preesistenti, diagnosticate prima della positività al Coronavirus, è avvenuta su 4.738 pazienti deceduti, dei quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche.
Il numero medio di patologie preesistenti osservate è di 3,5 (mediana 3).
Le patologie pregresse nei pazienti deceduti sono così distribuite:
Prima del ricovero in ospedale, il 22% dei pazienti deceduti positivi al Coronavirus seguiva una terapia con ACE-inibitori e il 14% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l’angiotensina).
Nelle donne (n=1780) il numero medio di patologie osservate è di 3,6 (mediana 3); negli uomini (n=2958) il numero medio di patologie osservate è di 3,4 (mediana 3).
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Nei pazienti deceduti positivi a Sars-CoV-2 le patologie preesistenti più comuni e la loro distribuzione per sesso sono le seguenti:
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Nel 91,1% delle diagnosi di ricovero dei pazienti erano indicate condizioni (come polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (come febbre, dispnea, tosse) compatibili con il Covid-19. In 387 casi, l’8,9%, la diagnosi non era da correlarsi all’infezione da Coronavirus. In 57 casi, infatti, la diagnosi riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 131 casi patologie cardiovascolari (come infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, ictus), in 52 casi patologie gastrointestinali (come colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 147 casi altre patologie.
I sintomi più comuni osservati prima del ricovero nei pazienti positivi al Coronavirus poi deceduti sono:
Meno frequenti sono sintomi come diarrea, 6%, ed emottisi (tosse con sangue) 1%. Mentre un 7,5% di pazienti non aveva alcun sintomo al momento dei ricovero.
La complicanza più comune nei pazienti deceduti positivi al Coronavirus è l’insufficienza respiratoria, osservata nel 94,2% dei casi del campione esaminato. Seguono:
Nel suo rapporto l’ISS segnala che nei pazienti positivi al Coronavirus poi deceduti la terapia più comunemente utilizzata durante il ricovero è stata quella antibiotica, nell’86,5% dei casi. Invece, meno usata è stata quella antivirale, nel 57,6% dei casi. Più rara è stata quella steroidea, nel 45,2% dei casi.
L’impiego della terapia antibiotica è spiegato dalla presenza di sovrainfezioni oppure è compatibile con l’inizio della terapia empirica in pazienti con polmonite, prima della conferma di positività al Covid-19.
Nel 26,5% nei casi, 1138 pazienti, sono state usate tutte e tre le terapie. Al 4,6% dei pazienti deceduti positivi al virus era stato stato somministrato Tocilizumab.
Il rapporto dell’Iss segnala anche i tempi mediani, in giorni, che trascorrono dal momento in cui si manifestano i sintomi di Covid-19 al ricovero in ospedale e al decesso:
Il tempo che va dal ricovero in ospedale al decesso è di 6 giorni più lungo nei pazienti che sono stati trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non sono stati trasferiti: 12 giorni contro 6 giorni.
Riguardo ai più giovani, al 22 ottobre 2020, i pazienti sotto i 50 anni di età deceduti, positivi al Coronavirus, sono 412, l’1,1% dei 36.806 del campione analizzato. Di questi pazienti, 90 avevano meno di 40 anni (60 uomini e 30 donne di età compresa tra 0 e 39 anni). Tra gli altri pazienti sotto i 40 anni, 64 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) mentre 14 non avevano patologie di rilievo.
Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, poi, distingue le caratteristiche dei decessi di pazienti positivi al Coronavirus in 3 periodi dall’inizio dell’epidemia:
Per questa analisi sono stati presi in esame solo i pazienti deceduti in ospedale (4,888), con cartella clinica e certificato di morte completi e nei cui certificati di morte era riportato il Covid-19 tra le cause responsabili del decesso.
L’ISS ha rilevato che nel secondo e terzo periodo aumenta leggermente l’età media dei decessi e la proporzione delle donne (specialmente nel secondo periodo), per poi diminuire leggermente di nuovo. Inoltre, aumentano i decessi di persone con 3 o più patologie preesistenti mentre diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna. Questo significa che nel secondo e terzo periodo i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi del primo trimestre.
Inoltre, nei decessi del secondo periodo (giugno-agosto) aumentano le persone decedute con co-morbosità preesistenti, tranne l’obesità. Aumentano in modo statisticamente significativo le persone con fibrillazione atriale, demenza (più che raddoppiate) e le malattie autoimmuni. Mentre nel terzo periodo (settembre-ottobre) aumentano le persone con malattie autoimmuni.
Per quanto riguarda, poi, i tempi mediani in giorni che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi di Covid-19, al test PCR (tampone), al ricovero in ospedale e al decesso ci sono delle importanti variazioni. I dati sono limitati ai primi due trimestri, perché quelli di settembre e ottobre non sono ancora sufficienti. Dall’analisi è emerso che è triplicato il tempo che va dall’insorgenza dei sintomi al decesso, mentre diminuisce quello che va dall’insorgenza dei sintomi all’esecuzione del tampone. Inoltre, aumenta di oltre 4 volte la durata mediana in giorni dal ricovero in ospedale al decesso.
Questo significa che i test vengono eseguiti più velocemente e, soprattutto, sono aumentai i tempi di sopravvivenza dall’insorgenza dell’infezione.
Il rapporto ISS: www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
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