Uno studio pubblicato su Nature suggerisce che le scuole in tutto il mondo non sono state veicolo di maggiore contagio del virus
Nonostante le recenti chiusure, secondo alcuni epidemiologi che hanno collaborato ad una raccolta dati, le scuole non favorirebbero il diffondersi del virus. Ma più si alza l’età del bambino, più c’è il rischio di contagio.
I dati raccolti nelle scuole sul contagio
Secondo l’epidemiologo di malattie infettive Haas dell’istituto Robert Koch di Berlino, la scuola dovrebbe essere il luogo ideale per la diffusione del virus: molte persone che si riuniscono in un luogo chiuso per diverse ore al giorno, il quadro più temuto per il distanziamento sociale propagandato dagli epidemiologi e dai politici.
Eppure, i dati raccolti nelle scuole di tutto il mondo dopo la riapertura e con l’avvento della seconda ondata della pandemia, danno da pensare. Sarebbero infatti pochissimi i focolai nelle scuole, spesso i singoli individui contagiati non trasmettono facilmente il virus ai compagni.
Nelle scuole in Australia, ad esempio, il 91% delle infezioni ha coinvolto meno di 10 persone.
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Piuttosto, sembra che le scuole seguano l’andamento del contagio nella comunità, quindi in una situazione di controllo dell’epidemia e di trasmissione in comunità bassa, le scuole possono funzionare in sicurezza seguendo le regole generali per limitare la diffusione del virus.
Che il virus Sars-Cov2 si diffonda più tra gli adulti che tra i bambini sembra essere ormai noto, ma gli epidemiologi non hanno ancora trovato risposte certe sulle motivazioni.
Nella fascia di età più bassa, ovvero al di sotto dei 6 anni, pare che sia anche difficile che una volta infettati, i bimbi trasmettano il contagio.
Secondo il team di Haas che ha condotto lo studio, più aumenta l’età dei bambini, più aumenta la loro capacità di trasmettere il contagio. Gli adolescenti infatti sarebbero infettivi come gli adulti.
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Perché con l’età aumenta il contagio? Alcune possibili risposte
Una delle motivazioni per Haas è che i loro polmoni più piccoli sarebbero in grado di proiettare meno goccioline di virus nell’aria, come accade per malattie come la tubercolosi. Ma mentre la tubercolosi si trasmette attraverso lesioni ai polmoni, nel caso del virus Sars-Cov2 il virus si trasmette attraverso le vie aeree superiori.
Un’altra motivazione potrebbe essere che i bambini sono in oltre il 50% dei casi asintomatici, come si evince da uno studio del Regno Unito.
Oppure la motivazione potrebbe essere che a scuola si seguono le regole di igiene e distanziamento e i bambini sarebbero quindi più rispettosi.
Insomma, anche se i contagi in età pediatrica stanno aumentando, questo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica lascia ben sperare sulla sicurezza dell’ambiente scolastico e dei bambini che lo frequentano.
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Se la politica si affiderà ai dati del mondo scientifico per il contenimento dell’epidemia, di certo terrà conto anche di questi nuovi studi sui bambini e sui contagi nelle scuole. La scuola è un importante luogo di socialità e istruzione, la formazione e il benessere psicologico dei più piccoli sono importanti quanto il contenimento dell’epidemia.
Voi unimamme cosa ne pensate di questi studi e dei loro risultati?
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