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Come ridurre i contagi a scuola? Quanto è importante il docente? Quali soluzioni implementare? Le risposte in uno studio.
Abbiamo parlato di uno studio pubblicato su una rivista spagnola nel quale si mettevano a confronto diversi scenari per capire nel dettaglio come il virus si trasmetteva negli ambienti chiusi.
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La sua trasmissione è molto più alta in luoghi chiusi come bar, ristoranti, case private, ma anche e soprattutto a scuola, nelle aule. La conferma viene dal professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia), Giorgio Buonanno.
Sono diversi gli studiosi che hanno affrontato il problema della diffusione del virus nei luoghi chiusi, dove le le goccioline minuscole (aerosol) attraverso starnuti o colpi di tosse possono essere causa di contagio da Covid.
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Il professore Giorgio Buonanno, intervistato dal Corriere della Sera, afferma: “I luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato”.
Tra i luoghi chiusi ci sono soprattutto le aule delle nostre scuole che in alcuni casi sono molto piccole per il numero di studenti che ospitano. Un altro fattore da tener conto e che adesso siamo nel pieno della stagione autunnale e si va incontro all’inverno quando tenere le finestre aperte per permettere il riciclo dell’aria, fondamentale per ridurre i contagi come abbiamo visto, sarà molto difficile.
Un’aula scolastica di medie dimensioni, ad esempio, dovrebbe ricambiare completamente l’aria aprendo le finestre in 10-20 minuti.
Ma cosa succede se ad essere contagiato non è uno studente che sta seduto al suo banco, per la maggior parte in silenzio, ma l’insegnante? E’ quello che si sono chiesti gli esperti, sembrerebbe che il rischio sia maggiore, perché il docente è colui che parla di più ed anche ad alta voce per farsi sentire da tutti gli alunni.
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In questo modo sembra che respiri 100 volte di più rispetto ad una persona che è in silenzio o che parla a bassa voce.
Viene proposto un esempio molto intuitivo: se in una classe di 150 metri cubici, ci sono 25 studenti che stanno seguendo una lezione da 5 ore con un docente positivo che spiega per 2 ore, senza prendere nessuna misura di precauzione contro gli aerosol, potrebbero contagiarsi ben 12 studenti.
Se tutti invece indossassero la mascherina il rischio di studenti contagiati scenderebbe a 7 ed in quella stanza, sempre per avere un R0 inferiore a 1, potrebbero rimanere solo 3 persone mentre il rischio individuale di contagio si dimezzerebbe.
L’R0, lo ricordiamo, è il “numero di riproduzione di base” che indica il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun infetto. E’ quindi la misura della potenziale trasmissibilità della malattia. Se è 2 significa che in media un infetto contagerà 2 persone. Se minore di 1 l’epidemia può essere contenuta.
Nel caso in cui, oltre alle mascherine, l’aula fosse anche ventilata ogni 20 minuti il rischio di contagio arriverebbe a 4 studenti e per abbassare l’R0 sotto 1 in quelle condizioni potrebbero restare in classe 5 persone. Queste affermazioni sono contenute in un recente studio dell’Università di Cassino.
Gli autori dello studio suggeriscono che sarebbe meglio dotare il docente di un microfono, in questo modo non parlerebbero ad alta voce e “solo 1,4 persone rischierebbero il contagio e in quella stanza potrebbero restare 9 persone“.
Quindi è importante che in un luogo chiuso come appunto le aule delle scuole vengano prese tutte le precauzioni per poter ridurre i contagi:
In questo modo, “il numero massimo di persone contagiate in presenza di un insegnante infettivo scenderebbe drasticamente a 0,4 e in quella stanza potrebbero soggiornare fino a 30 studenti mantenendo comunque un R0 inferiore a 1: solamente con tutte queste precauzioni si potrebbe controllare adeguatamente l’indice R0 mantenendolo al di sotto di 1”.
Voi unimamme eravate a conoscenza di queste informazioni? Cosa ne pensate?
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