Un papà si confronta con problemi adolescenziali moderni tramite la figlia.
Sfidiamo i genitori a dire quando, precisamente, i figli cessano di essere, ai loro occhi, esseri puri, innocenti e diventano invece individui dagli inimmaginabili segreti.
Non vorremmo spaventarvi, ma diverse storie confermano che succede prima di quanto immaginiate.
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Nella storia di cui vi parliamo oggi il padre di una ragazzina ora tredicenne, ha fatto una scoperta sconvolgente sulla figlia, quando questa era ancora in seconda media. “Ho guardato dritto dentro i segreti digitali dei ragazzi, e non è andata bene” comincia così questa preoccupante confessione, un po’ come la madre che guardò la chat di WhatsApp del figlio scoprendo l’orrore.
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Nel marzo dell’anno scorso a questo papà una mamma di un’amica della figlia rivelò che a scuola circolavano foto intime della ragazzina. Non si tratta però di una storia di revenge porn, ma è stato comunque uno shock e una tragedia. “Per quanto questo genere di informazioni sia una tragedia per un padre che ama come amo io mia figlia“.
Il papà di questa ragazzina, che nel racconto viene chiamata Luna e che all’epoca dei fatti aveva 12, 13 anni, è molto lucido quando dice: “l’infanzia di mia figlia è finita il giorno in cui ha ricevuto il suo primo telefono cellulare, un dono per la cresima”. Il papà sottolinea di aver commesso dei gravi errori, cioè non aver notato che la figlia veniva risucchiata sempre di più dallo smartphone, fino a eserne ossessionata, cessando tutte le attività o abitudini che prima le davano gioia.
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Il padre ha poi scoperto che la figlia aveva messo una App nascosta dove anonimi postavano commenti agghiaccianti, estremamente offensivi, ecco qualche esempio: “fai schifo culona di m… Ti inc… a sangue”. Un altro grave errore è stato di denunciare, l’uomo infatti era stato convinto che fosse inutile “è stata la prima volta che ho percepito l’aberrazione di questa libertà digitale“.
Altro grave errore è stato quello di disinteressarsi delle App che scaricava la figlia, di cosa ci faceva, come tanti genitori non aveva né voglia né tempo per stargli dietro. Inoltre credeva di dover lasciare campo libero alla figlia. “È l’omertà collettiva di questi ragazzi: chi fa entrare gli adulti è bollato come uno “snitch”, un delatore, un infame“. Tutte queste remore si sono polverizzate quando ha saputo delle foto e allora ha scandagliato con attenzione il telefono della figlia.
“La notte più difficile della mia vita”. Così ha visto la figlia che svapava, che mandava baci saffici, che faceva sexting, ha letto di ragazzini come sua figlia chiedere foto del suo seno, del fondoschiena, mentre loro ricambiavano con immagini del membro in erezione e discussioni se fosse o meno grosso. C’erano anche video di ragazzini che si masturbavano e scrivevano commenti osceni. Sua figlia, la sua bambina, per aizzarli, mandava foto in costume, senza, ecc… Quando a un certo punto la ragazzina si è rifiutata, è stata aggredita verbalmente, pesantemente insultata.
“Per contro, quella che credevo il mio tesoro anima candida, non solo partecipava a questo genere di conversazioni, ma lo faceva bestemmiando selvaggiamente. E in casa non diciamo mai parolacce. Mi sono reso conto di aver cresciuto una sconosciuta“. Il padre della ragazzina ha scoperto come funzionano i social, al loro peggio e i mostri che si aggirano lì. Tante foto hot scambiate su Telegraph e WhatsApp poi finiscono negli archivi dei pedofili. Il padre ha parlato con la figlia, umiliata. Ha constatato che tante ragazzine hanno poca autostima e quindi sono disposte a tutto pur di essere considerate.
Uno psicologo gli ha consigliato di essere severo, perché il problema è grave, accade infatti che questi nostri figli tanto osannati, vezzeggiati, protetti, sempre al centro della nostra attenzione, quando cominciano a uscire dalla cerchia famigliare si scontrano con la dura realtà che gli fa capire di non essere speciali. Spesso crollano, vanno in crisi, complice la mancanza di figure di riferimento forti cercano conferme altrove, le femmine usano il corpo e i maschi il coraggio, la forza. E non sempre va a finire bene.
Il consiglio che questo papà si sente di dare ad altri genitori è di imparare di dire no e rimanere fermi sulla propria posizione, pretendere di controllare lo smartphone dei figli e possibilmente non regalarglielo prima dei 14 anni.
Unimamme, voi cosa ne pensate di queste riflessioni su Elle? Noi vi lasciamo con alcune considerazioni dello psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai sul rapporto dei ragazzi col digitale.
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