E’ importante ascoltare i segnali del corpo alla mente, affermano gli esperti. A partire da ciò che avviene in gravidanza.
Psichiatri e neuroscienziati ci ricordano l’importanza dell’ascolto del corpo. In un’epoca in cui si vuole controllare tutto con la mente, anche le trasformazioni del corpo. Un proposito irrealizzabile e che rischia di farci soffrire.
Non accettando il nostro corpo, ci sottoponiamo a delle vere e proprie torture: dalle trasformazioni che rischiano di stravolgere la nostra identità, a cominciare dagli interventi pesanti di chirurgia plastica, al camuffamento sui social tramite filtri e fotoritocchi. Tutti vogliono essere splendidi e giovani, con il rischio però di assomigliarsi tutti e perdere la propria autenticità.
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Il corpo è esibito sui media e diventa anche terreno di scontro sociale e politico. Le donne, giovani e meno giovani, vengono giudicate spesso per il loro corpo che tendono a plasmare secondo le pretese della società anche quando svolgono professioni che con il corpo non hanno nulla a che fare, ma che serve tuttavia come status.
Non accettare il nostro corpo o pretendere di modificarlo stravolgendolo rischia di allontanarci dal nostro io più profondo. Occorre pertanto una riflessione profonda su cosa è diventato il corpo e come trovare una nuova armonia tra noi stessi e il mondo esterno. Lasciare libero il corpo e prestarsi al suo ascolto è un primo fondamentale passo.
Mai come in questo momento è diventato fondamentale ascoltare il proprio corpo. Soprattutto in un periodo di pandemia, in cui il rischio di infettarsi ha posto forti limiti al corpo: nella libertà di movimento e di contatto con gli altri. Niente strette di mano, niente abbracci e nemmeno baci, tra coloro che non sono conviventi.
Si tratta di costrizioni che mai avremmo pensato fino a qualche mese fa, che limitano la nostra socialità ma anche la nostra capacità di espressione attraverso il corpo. Un limite che può causare una ferita profonda e che rischia di compromettere anche il senso di empatia. Torneremo ad abbracciarci, quando tutto sarà finito. Adesso e per un lungo tempo ancora, dobbiamo imparare a convivere con questi limiti.
Limiti che si aggiungono a tutte le costrizioni sociali e mentali che negli ultimi decenni in Occidente hanno preteso di governare la nostra fisicità. Il fatto di non accettare le trasformazioni e la decadenza del corpo – sempre giovani, sempre in forma – ha obbligato milioni di persone a sottoporsi a continui trattamenti estetici, diete massacranti, chirurgia plastica e altri interventi estetici. Spesso più per aderire a un modello sociale che non per trovare una nuova armonia o semplicemente piacere a sé stessi.
Eppure per non stravolgere il nostro fisico, la nostra personalità e autenticità, è importante ritrovare il “contatto” con il nostro corpo e soprattutto ascoltare i segnali che ci manda.
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Dobbiamo imparare di nuovo da quello che accade nel rapporto tra madre e figlio, in cui dalla gravidanza fino all’allattamento si instaura un legame fisico profondo, di simbiosi, di ascolto reciproco e soprattutto attenzione dei segnali del corpo.
A questo proposito può essere di aiuto il libro “Il corpo non dimentica. L’Io motorio e lo sviluppo della relazionalità” (Raffaello Cortina Editore), scritto a quattro mani da Massimo Ammaniti, psicoanalista e neuropsichiatra infantile, e da Pier Francesco Ferrari, neuroscienziato ed etologo presso l’Istituto di scienze cognitive “Marc Jeannerod” del CNRS di Lione e professore associato all’Università di Parma.
Nel libro viene sottolineata l’importanza del corpo, a cui viene restituito il ruolo di protagonista, e si sottolinea anche l’importanza dell’Io motorio come base delle relazioni con gli altri. Esiste una profonda connessione tra l’io motorio e quello interpersonale e questa connessione nasce in primo luogo nel rapporto tra mamma e bambino. Per le ragioni che abbiamo indicato sopra, che stanno nel rapporto quasi simbiotico di contatto fisico intimo.
Il corpo è centrale nell’esperienza di ognuno di noi, affermano Ammaniti e Ferrari, nell’intervista rilasciata all’HuffingtonPost. Invece, in Occidente “siamo condizionati da un pregiudizio illuministico che ci porta a considerare la mente al centro dell’esperienza umana“, spiega Ammaniti.
La centralità del corpo si può recuperare imparando proprio da quello che accade durante la gravidanza. Già nel periodo della gestazione, quindi prima ancora della nascita, il bambino mostra delle “intenzionalità motorie“. “La gravidanza prepara le capacità del neonato e del lattante a sviluppare la propria motricità“, spiega Ammaniti.
Attraverso il contatto fisico e le carezze della madre, l’Io si sviluppa dalla propria identità corporea. Da qui si sviluppa anche il legame con gli altri, dopo la madre quello con il padre e infine quello con il mondo esterno, la socialità. Il corpo, infatti, è anche il “motore della socialità“, spiega ancora Ammaniti.
Dal rapporto con i genitori a quello con i coetanei, il bambino impara attraverso i gesti anche l’empatia. Grazie al meccanismo dei neuroni specchio. Inoltre, il corpo si adatta “per trovare una regolazione non solo della propria fisiologia, ma anche una regolazione affettiva, questi ritmi prendono strade dello sviluppo diverso e il bambino si adatta“, spiega Ferrari.
Il corpo, dunque, è in continuo cambiamento e si adatta alle condizioni familiari e sociali, ma non dimentica le sue esperienze. Per questo bisogna sapere ascoltare i suoi segnali.
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