Uno studio mostra come un colpo di tosse di un individuo malato di Sars Cov 2 può contagiare i presenti in una stanza.
Unimamme, in questi mesi ci siamo abituati a termini come droplet, all’uso delle mascherine, dei guanti, del gel iginiezzante, ecc…
Inoltre è legittimo voler sapere qualcosa in più sui rischi di contagio nella vita concreta, come la sala d’attesa di un ambulatorio medico.
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L’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù ha svolto una riproduzione in 3D in cui:
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Questa ricerca è stata svolta con lo spinoff universitario Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’indagine riguardava la diffusione del virus Sars Cov-2 negli ambienti chiusi, tenendo conto del trattamento dell’aria.
Alla realizzazione del filmato 3D hanno partecipato anche gli specialisti del reparto diagnostica per immagini e Direzione Sanitaria del Bambino Gesù, in collaborazione con gli ingegneri di Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) per la supervisione tecnico-scientifica.
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Questo studio ha quindi utilizzato validi strumenti simulazione “fluidodinamica computazionale” per ricreare una vera sala d’aspetto di un ospedale pediatrico:
I tre diversi scenari della sala dell’ambulatorio pediatrico sono:
Si è quindi valutato quanta aria contaminata avrebbe respirato ogni persona presente nella stanza.
Come parametri sono stati considerati:
Si è ottenuta una simulazione fisicamente corretta. Il dottor Luca Borro, specialista 3D del Bambin Gesù, ha commentato: “la nostra simulazione in 3D si basa su parametri fisici reali, come la velocità dell’aria che esce da un colpo di tosse, la temperatura della stanza e la dimensione delle goccioline di saliva. Non è una semplice animazione”.
Lo specialista ha aggiunto che che i parametri e gli algoritmo complessi di fluidodinamica hanno favorito una miglior comprensione e un miglior utilizzo della ventilazione meccanica per migliorare la qualutà degli ambienti indoor.
Unimamme, cosa ne pensate di questo studio pubblicato su Enviromental Research?Noi vi lasciamo con uno studio sulla diffusione del video a casa, a scuola e al ristorante.
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