Una mamma e due dei suoi figli sono morti per colpa di un uomo. A distanza di anni la figlia di quest’uomo ha deciso di denunciare il padre, finalmente condannato.
fonte Ben White- UnsplashUnimamme, la storia che vi raccontiamo oggi è iniziata più di 30 anni fa e vede protagonista la figlia di un boss mafioso siciliano.
Stiamo parlando di Giovanna Galatolo, che ha contribuito a fare arrestare il padre per un reato risalente a molti anni fa.
Il 2 aprile del 1985 a Pizzolungo, in provincia di Trapani, il giudice Carlo Palermo fu vittima di un attentato a cuì scampò per caso e in cui morirono una mamma di tre figli: Barbara Asta e i suoi due gemellini di 6 anni: Giuseppe e Salvatore. La terza figlia, Margherita, non era con loro solo per caso.
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La figlia del boss Vincenzo Galatolo, Giovanna, ricorda che quando al telegiornale diedero la notizia della tragedia la madre iniziò a urlare che i bambini non si toccavano provocando l’ira del marito. Questo racconto e altre informazioni, hanno spinto il procuratore aggiunto di Caltanisetta, Gabriele Paci e il sostituto Pasquale Pacifico, a imbastire un nuovo processo per il capomafia Vincenzo Galatolo, sospettato essere il mandante dell’omicidio
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Giovanna ha aggiunto che quando aveva 20 anni il padre diceva spesso che il giudice Carlo Palermo era un cornuto. Nel 2013 Giovanna si è presentata alla squadra mobile di Palermo, determinatissima a raccontare, finalmente tutta la verità. Alle forze dell’ordine ha detto subito che voleva andarsene, che per sé e sua figlia desiderava un’altra vita, lontana da violenza e criminalità.
Emerse che il clan Galatolo era stato responsabile di tanti delitti illustri durante gli anni più duri della lotta alla mafia, quando omicidi, attentati, stragi, insanguinavano la Sicilia mietendo moltissime vittime. L’esplosivo usato per tentare di uccidere il giudice Palermo, fornito dai Galatolo, era lo stesso poi usato per il giudice Falcone.
Il primo processo per la morte di Barbara Asta e i suoi due figli si è svolto nel 1988 e al’epoca vennero condannate tre persone: Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo e Filippo Melodia. In appello però vennero assolte. Secondo il pentito Giovanni Brusca la sentenza fu aggiustata.
Nunzio Asta, papà dei gemellini ha inseguito tenacemente la verità fino alla morte, avvenuta nel 1993. Successivamente, grazie alle rivelazioni di un altro pentito sono stati condannati: Totò Riina, Nino Madonia e Balduccio Di Maggio.
Ora invece le confessioni di Giovanna Galatolo hanno permesso di condannare a 30 anni il capomafia Vincenzo Galatolo. La sentenza è stata emessa dal gup di Caltanisetta, Valentina Balbo.
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Unimamme, voi cosa ne pensate della conclusione di questa sanguinosa vicenda di cui si parla su Repubblica?
Noi vi lasciamo col messaggio di una mamma sull’attentato di Manchester.
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