Le mense scolastiche italiane hanno subito dei cambiamenti con l’inizio del nuovo anno, ma come erano prima del lockdown. La classifica.
L’osservatorio delle mense scolastiche in collaborazione con Slow Food Italiaha stilato, per il quinto anno, la classifica dei menù scolastici e delle mense post lockdown.
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Purtroppo, più del 75% dei menù analizzati non segue le raccomandazioni dell’Oms. Quest’anno gli studenti che mangiano a scuola e sopratutto quelli con difficoltà, sono stati privati di un pasto sano ed equilibrato in base alle loro necessità.
Dopo la presentazione del rapporto di Foodinsider, l’osservatorio nazionale delle mense scolastiche, si è visto come dopo il lockdown abbia cambiato anche il modo di mangiare a scuola. La ristorazione scolastica ha subito tantissimi cambiamenti che vanno dall’organizzazione fino alla scelta del menù. Questo ultimo è stato penalizzato, come spiega Slow Food: “Se fino a febbraio scorso si registravano moderati sforzi verso menù più sani e sostenibili in un quadro complessivo in cui a farla da padrone erano comunque proteine animali e carboidrati, la mensa post lockdown ha semplificato la propria offerta appiattendosi intorno a pasta e pizza”.
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La classifica delle migliori mense scolastiche è stata stilata prendendo in considerazione i dati dell’anno scorso fino a febbraio andando a valutare l’equilibrio e l’impatto sull’ambiente di una cinquantina di menù scolastici, rappresentativi di circa il 28% circa del panorama della ristorazione scolastica a livello nazionale. Da quello che è emerso è che ancora in tantissime scuole vengono serviti menù con maggiore frequenza di carne rossa rispetto a quella bianca, il 75%.
Tra i Comuni con una mensa migliore troviamo:
- Cremona,
- Fano,
- Jesi,
- Trento,
- Rimini,
- Bergamo
- Mantova
- Perugia
- Sesto Fiorentino
- Bolzano
Le mense delle grandi città sono a metà classifica, ad esempio Roma al 16° posto, Milano al 25esimo, Napoli 28 e Torino al 45esimo posto.
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In coda alla classifica ci sono tre comuni:
- Benevento
- Novara
- Siracusa
Due esperti hanno commentato i dati ottenuti dal report. Il primo, lo scienziato e biogerontologo Valter Longo, critica i menù italiani: “Troppo ricchi di proteine e di carboidrati come pasta, riso, pizza, gnocchi e lasagne, che si trasformano in amidi e quindi zuccheri”, due condizioni “che sono tra le principali cause di obesità e sovrappeso”, ricordiamo che è uno dei problemi molto gravi.
Il secondo, il medico ed epidemiologo Franco Berrino propone di tornare ad una cucina più casareccia eliminando cibi industriali e processati “per tornare a cucinare all’interno delle scuole proponendo piatti in linea con le indicazioni del World Cancer Research Fund e le Raccomandazioni dell’Oms”.
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Se già prima le mense avevano qualche punto sul quale dover lavorare per migliorarsi, le mense di quest’anno si trovano a dover affrontare altri problemi. Chi ha figli, nipoti che consumano un pasto a scuola avrà notato che i menù sono stati semplificati, ma sono stati introdotti stoviglie monouso e i genitori o i referti per la mensa dei genitori non possono più entrare per controllare come mangiano i bambini/ragazzi.
Sono soprattutto queste ultime a far crescere gli oneri economici per i Comuni e i costi ambientali, di cui non si tiene conto. La soluzione più green è quella di Venezia, dove i bambini sono abituati da anni a portare le stoviglie da casa, a cui si sono aggiunte la borraccia e la tovaglietta lavabile fornite dal Comune.
Di positivo c’è più silenzio mentre si mangia, sia in refettorio sia in classe, e un investimento sulla forza lavoro. Dopo anni di tagli del personale per la chiusura di cucine, introduzione di piatti processati ed efficienze di processo, si rende fondamentale aumentare la forza lavoro.
Per far si che ci sia il distanziamento tra le classi, alcune mense si sono dotate di plexiglass per separare le classi. L’appiattimento dei menù sembra essersi reso necessario perché l’aumento dei turni in mensa, anticipati anche prima di mezzogiorno, riduce il tempo per cucinare, così come servire i brodi ai bambini che mangiano nelle classi è più complicato: “In epoca di pandemia le cucine e i cuochi stanno alla mensa scolastica come gli ospedali e i bravi medici stanno al Covid”, sostiene Claudia Paltrinieri, direttrice di Foodinsider secondo cui l’indagine “dimostra che più sono diffuse le cucine sul territorio, più i cuochi sono formati e più è facile ‘curare’ l’alimentazione dei bambini che, in attesa di vaccini, è tra le migliori armi che abbiamo per proteggere la salute dei nostri figli”.
Voi unimamme cosa ne pensate di questa classifica? Com’è quest’anno la mensa dei vostri figli?
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