Il bonding è quel legame tra mamma e figlio che inizia a crearsi già in gravidanza e che si può favorire e consolidare nelle prime ore di vita del neonato. Il bonding permette alla mamma di sviluppare un sentimento di attaccamento e di prendersi cura del proprio bambino con serenità.
Quando viene al mondo un figlio tutti i genitori si chiedono come fare per educarlo, crescerlo e accoglierlo nel mondo, nel modo più amorevole possibile, perché si senta fin da subito amato e protetto.
Con il termine bonding si intende la relazione profonda ed esclusiva tra madre e figlio che inizia già in gravidanza e che va promossa e favorita, nelle prime ore dopo il parto. È importantissimo per avere un rapporto affettivo felice per entrambi inoltre fungerà per il bambino da base per la costruzione di tutte le sue relazioni future.
Il termine viene dall’inglese bond, il cui sostantivo significa appunto legame. Il verbo, to bond, significa saldare, attaccare, incollare, cementare, indica quel legame profondo grazie al quale la mamma può allattare, giocare con il proprio bambino e proteggerlo senza trascurarlo o abbandonarlo.
Subito dopo la nascita, esiste un “periodo sensibile”, che favorisce la fuoriuscita di istinti nascosti e la nascita di una grande capacità che consente alle mamme di poter badare al proprio bambino, rispondere ad ogni sua esigenza e di creare quindi un legame con lui.
Il termine bonding è stato coniato negli Stati Uniti verso la fine del 1982 per descrivere questo legame unico e indissolubile. Una relazione fatta di scambi di emozioni e sensazioni, che aiuta a consolidare il rapporto tra mamma e bebè. Questo termine è poco conosciuto anche tra i professionisti della nascita dato che non viene considerato poi cosi importante ai fini del lavoro.
Il neonatologo Marshall H. Klaus e il pediatra John H. Kennel, autori del libro Mother-Infant Bonding, affermano che “Il legame materno-neonato è un processo vitale che inizia nella prima infanzia e continua negli anni successivi. Il processo di legame ha enormi implicazioni sia per la madre che per il bambino ed è influenzato da molti fattori.”
Secondo gli autori del libro, le due ore successive al parto sono “il momento migliore per garantire un buon avviamento del bonding”.
Esistono molti fattori che possono influenzare il bonding:
E’ stato dimostrato che il bonding può essere favorito, con alcuni accorgimenti.
Il legame tra mamma e figlio inizia a crearsi già con la gravidanza: bonding prenatale come abbiamo raccontato nell’articolo “Bonding prenatale: come sviluppare il legame profondo tra mamma e bambino“, si tratta di un legame profondo, empatico e affettivo, che si sviluppa tra la mamma e il nascituro durante la gravidanza.
1-E’ importante esserne consapevoli e imparare fin da subito a comunicare con i propri cuccioli, già nei primi mesi di gravidanza.
Prima la mamma può solo immaginare il suo bambino, poi improvvisamente il bambino è fuori dall’utero, accade tutto molto velocemente.
Con il parto improvvisamente il bambino è fuori dall’utero, accade tutto molto velocemente e sia mamma che neonato sono frastornati:
da una parte c’è il neonato, ora fuori dall’utero, che continua a cercare quel calore e quella sicurezza che ha appena lasciato, e solo il calore del corpo materno può rassicurare.
dall’altra c’è la mamma, senza il suo pancione, che percepisce un vuoto, che solo il suo bambino può colmare.
All’inizio, con la gravidanza il bambino è percepito come parte di sé, dopo il parto avviene la separazione e proprio per questo è importante che nei primi attimi, mamma e figlio recuperino la loro intimità, attraverso il contatto pelle a pelle.
2-Il contatto pelle a pelle continuativo tra il neonato e la sua mamma nelle due ore successive al parto, senza separazione, (sempre che la salute dei due lo permetta) è importantissimo. Grazie allo skin to skin, di cui abbiamo parlato nell’articolo “skin to skin: un legame per la vita“, sentendo l’odore, il battito del cuore della mamma, il bambino riesce a:
Subito dopo essersi acclimatato il neonato si metterà alla ricerca del seno attraverso 9 fasi distintive e intuitive, di cui abbiamo già parlato, che lo porteranno fino alla fine del primo allattamento.
Secondo la psicologa perinatale Alessandra Bortolotti, autrice del libro “Poi la mamma torna” (Mondadori, 2017), spesso noi mamme siamo vittime di un retaggio culturale secondo il quale non bisogna viziare i bambini prendendoli in braccio, ma “Noi esseri umani siamo prima di tutto mammiferi, il contatto è la nostra norma biologica”.
Il Bonding deve avvenire il più presto possibile come sottolineano tutte le ricerche, le prime ore subito dopo la nascita sono molto importanti.
Una volta uscito dalla pancia della mamma, come abbiamo già detto, il neonato ha bisogno solamente di essere asciugato e avvolto in un telo tiepido ed essere appoggiato sul grembo materno. Ma esistono dei casi in cui tutto questo non è possibile attuarlo.
Secondo alcuni studi la prima ora dopo il parto il neonato è in uno stato di veglia tranquilla, apre gli occhi, guarda i genitori, ascolta la loro voce e cerca il seno della mamma, riesce a percepire ciò che lo circonda. In questo primo momento nel quale riesce a percepire il mondo intorno a se, è importante che:
3-Non ci siano estranei intorno a lui, ma solo i suoi genitori: la loro voce, l’odore della mamma, il suo corpo.
E’ importante che nelle prime due ore dal parto che neonato e genitori vivano questo momento di intimità con il neonato senza rimandarlo rischiando di far nascere inutili insicurezze. Il papà, per il quale questo è il primo contatto con il figlio può approfittare del momento in cui la mamma viene saturata per tenere un poco il figlio in braccio.
Dopo le prime due ore dal parto il neonato passa in uno stadio di sonnolenza e le sue capacità percettive si riducono. E’ il momento perfetto per sottoporlo a tutti gli esami di routine.
Un parto pretermine è di solito un evento improvviso e inaspettato. I neo genitori, si trovano a dover far fronte, impreparati ed inconsapevoli, non solo all’emergenza, allo shock del parto pretermine e all’ansia delle condizioni di salute di mamma e neonato, ma anche al trauma della terapia intensiva neonatale: di solito il papà è il primo ad entrare in contatto con questo mondo parallelo. In questa situazione il rapporto con il personale sanitario è fondamentale.
Molti reparti di patologia neonatale hanno dei corsi di formazione e aggiornamento sulla Family Centred Care, per il loro personale sanitario. Un corso che gli da gli strumenti per sostenere i genitori nel loro ruolo di caregiver e nell’interpretazione dei segnali del bambino all’interno dell’incubatrice, con un coinvolgimento precoce e continuativo che favorisce la creazione ed il consolidamento della triade: mamma-papà-bambino.
Questo aiuta i genitori a rimanere calmi e a concentrarsi positivamente sul loro piccolo, sviluppando con lui una maggiore intimità, fondamentale per lo stato emotivo sia dei genitori che del neonato, e importantissima in previsione del rientro a casa.
Ogni neonato è un grado di esprimere i propri bisogni attraverso alcuni segnali che in linea di massima sono comuni a tutti.
Si possono distinguere con una certa sicurezza i segnali di stabilità da quelli di instabilità:
Queste operazioni vengono proposte e guidate inizialmente dal personale sanitario formato, che spiegherà ai genitori come:
Grazie a questo processo di conoscenza reciproca il gruppo famigliare diventa resiliente, mamma e papà si sostengono e, se sono sostenuti anche dal personale di reparto, superano con più facilità i momenti difficili.
Per maggiori informazioni esiste una pubblicazione, “Il neonato ci parla” Guida allo sviluppo in Terapia Intensiva Neonatale, redatta da fisioterapiste, psicologhe, infermiere neonatali e patrocinata dalla SIN Società Italiana di Neonatologia, dall’Aifi Associazione Italiana Fisioterapisti.
Uno studio recente su neonati pretermine in terapia intensiva ha dimostrato l’importanza dell’interazione tra mamma e bambino in queste situazioni anche se complicate:
Il bonding è un processo non un evento quindi anche successivamente alla nascita si può lavorare per creare o rafforzare questo legame.
Se per eventi di forza maggiore non si potranno avere contatti con il neonato per le prime ore o addirittura giorni, si può ugualmente riuscire ad ottenere con lui questo legame profondo.
Quando finalmente si potrà prendere in braccio magari per recuperare il tempo perduto si potrà provare la canguro terapia, di cui abbiamo parlato nell’articolo “La terapia che riduce il rischio di morte dei bambini prematuri del 36%”.
La dottoressa Anna Machin, un’antropologa di Oxford sostiene che ai papà occorrono sei mesi per stabilire un legame coi figli come abbiamo raccontato nell’articolo “Come stabilire un buon legame padre-figlio: i consigli di un esperta” e di non preoccuparsi, quindi, se i piccoli piangono e strillano quando si trovano tra le loro braccia.
2 consigli in particolare da applicare con i bambini sotto i 6 mesi sono:
Se il bimbo ha più di sei mesi potete giocare con lui. La dottoressa sostiene che ci vogliono 18 mesi per abituarsi al nuovo ruolo quindi siate gentili con voi stessi, come padri il vostro ruolo è diverso per lo sviluppo del figlio e per quanto riguarda l’educazione.
Il legame che si crea prima e dopo la nascita, tra madre, padre e bambino, è fondamentale sia per un rapporto sereno tra madre e neonato sia per la serenità della futura famiglia. Proprio per questo andrebbero ripensati i percorsi nascita, lasciando più spazio ai papà.
Grazie al sostegno da parte del padre si creano le condizioni che favoriscono la salute di entrambi, mamma e neonato. E’ importante iniziare a promuovere questo atteggiamento paterno già durante la gravidanza.
Un metodo che va in aiuto alle neo-famiglie, e nello specifico alle neomamme e ai neopapà, che è possibile apprendere anche restando a casa in questi tempi difficili a causa di una pandemia mondiale. Hug in inglese significa “abbracciare” ma le tre lettere H, U e G significano molto di più:
H sta per Helping, ossia aiutare
U sta per Understanding, ossia comprendere
G sta per Guidance, ossia guidare.
Come abbiamo gia detto nell’articolo ““Hug your baby”: il metodo per aiutare i genitori a comprendere il neonato | VIDEO“, l’obiettivo del corso è quello di offrire ai genitori utili strumenti per entrare in comunicazione con il neonato, sviluppando nuove competenze e aumentare così la confidenza nel relazionarsi con il nuovo arrivato. Non comprendere il bambino può portare infatti a fare degli errori, come ad esempio:
Il metodo Hug your baby fornisce invece informazioni fondamentali sullo sviluppo del bambino da zero mesi a 1 anno, promuovendo:
Questo metodo è nato in America 12 anni fa per opera di un’infermiera e consulente dell’allattamento al seno, Jan Tedder. Ad oggi è diffuso già in 46 paesi nel mondo ed è presente in Italia grazie a Benedetta Costa, presidente onorario dell’Associazione Italiana Massaggio Infantile (AIMI).
Gli insegnanti certificati Hug sono soprattutto professionisti quali infermieri, ostetriche, educatori, consulenti di allattamento, psicologi, pedagogisti e insegnanti di massaggio infantile. Tutti molto soddisfatti delle nozioni apprese al fine di supportare ed aiutare maggiormente i genitori, ecco alcuni commenti:
“Sono stati molto utili i consigli su come rispondere al pianto del neonato, perché è una delle principali preoccupazioni dei genitori durante i corsi di massaggio infantile”
“Nonostante sia pedagogista, all’università non si fa assolutamente cenno a questi aspetti pur vitali e importantissimi sia per la relazione di attaccamento ma anche per lo sviluppo cognitivo ed emotivo neonatale che ha effetti a lungo termine”
In particolare in questo momento di distanziamento sociale e di isolamento, offrire ai neo-genitori un sostegno e un supporto adeguato può davvero fare la differenza, considerando che ciò che avviene nei primi mesi con il bambino può davvero influenzare il futuro.
Le recenti ricerche hanno confermato che il massaggio influisce positivamente sullo sviluppo e sulla maturazione del bambino: fisicamente, psicologicamente ed emotivamente. Grazie ad esso possiamo sostenere, proteggere e stimolare la crescita di nostro figlio, è un mezzo privilegiato per comunicare con lui.
L’americana Vimala McClure, ha diffuso il massaggio infantile in occidente. Dalla sua esperienza con i genitori a cui ha insegnato le sue tecniche e dagli studi scientifici è nata la sequenza di massaggi che viene insegnata ancora oggi. L’intera sequenza è spiegata, insieme alla teoria che la sostiene, nel suo primo libro “Infant Massage: a Handboock for Loving Parents”. Pubblicato in Italia con il titolo “Massaggio al bambino Messaggio d’amore”.
Alcuni benefici dei massaggi che si possono leggere sul sito dell’AIMI:
Se nonostante tutti questi accorgimenti non riesci a sentire questo legame con tuo figlio e a prenderti cura di lui potrebbe essere una depressione post-parto. Parlane con il tuo medico.
Il bonding non è un processo unicamente biologico proprio per questo non finisce dopo la nascita ma si rafforza nel tempo. Questo legame si può creare anche con i genitori adottivi. Anche gli psicologi per avere con i loro pazienti un percorso terapeutico utile devono sviluppare con loro un’interazione non verbale.
Alcuni processi tipici della terapia si attivano soltanto se sussiste questo tipo di interazione non verbale, come il “bonding”: una sintonizzazione emotiva tra paziente e terapeuta.
E voi unimamme, come avete vissuto le prime ore di vita del vostro neonato? Siete riuscite facilmente a creare un legame con lui?
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