Febbre nel neonato: cosa bisogna sapere e cosa comportarsi. I consigli degli esperti.
Quando si tratta della salute del neonato è importante fare molta attenzione a qualunque segno o anomalia sul corpo o nel comportamento. I bebè sono molto delicati e il loro organismo in formazione richiede la massima cura.
Non bisogna dimenticare le visite mediche di routine dal pediatra e dagli altri specialisti, così come è importantissimo seguire il calendario delle vaccinazioni con i richiami previsti.
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Alcuni disturbi possono essere il segnale di patologie gravi, mentre altri come la febbre possono essere sintomo di un’infezione. Scopriamo insieme cosa si deve fare in questi casi.
Generalmente si parla di febbre quando la temperatura corporea sale al di sopra dei valori normali. Nei neonati la temperatura media è più elevata rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, per via del metabolismo accelerato che caratterizza l’organismo in rapida crescita del neonato. Pertanto il neonato ha la febbre quando la sua temperatura cutanea è superiore ai 38°C o se quella rettale supera i 38,5°C. Solitamente la temperatura corporea del neonato si misura a livello dell’ascella, mentre quella del retto è raccomandata solo a livello ospedaliero.
Quando il neonato ha la febbre si deve contattare subito il pediatra per la visita medica. La febbre nel neonato, infatti, non va sottovalutata, perché il bebè potrebbe aver contratto un’infezione, virale o batterica. Si tratta del primo sintomo di un’infezione che se trascurata potrebbe avere conseguenze gravi. Se la febbre è persistente, il neonato va portato al pronto soccorso, perché in questi casi potrebbe aver sviluppato una malattia, di solito infettiva, che va subito diagnosticata e curata.
Infatti, mentre nei bambini più grandi una febbre leggera può essere un disturbo passeggero, se non ci sono altri sintomi. Il neonato richiedere maggiori attenzioni, anche perché il suo sistema immunitario è ancora in formazione.
Nei primissimi mesi di vita il neonato è protetto dagli anticorpi materni ricevuti attraverso la placenta durante la gestazione. Per questo è raccomandato alle future mamme di vaccinarsi contro l’influenza e la pertosse (con il vaccino trivalente contro tetano-difterite-pertosse). Perché il neonato può fare la prima dose di vaccino solo dal 3° mese, con il vaccino esavalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemophilus influenzae di tipo b e epatite B. Mentre il vaccino antinfluenzale può farlo solo dal 6° mese. Pertanto. in questo intervallo di tempo è protetto dagli anticorpi della mamma se si è vaccinata in gravidanza.
Altri anticorpi il neonato li riceve con l’allattamento al seno, che sappiamo essere fondamentale per il nutrimento del bebè e la protezione contro le malattie.
L’organismo del bebè è comunque molto delicato e un bambino di pochi mesi può essere sempre soggetto ad infezioni che per il suo organismo fragile possono essere molto pericolose. Per questo al minimo segnale è bene chiamare il pediatra curante. La febbre è un sintomo dell’infezione.
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Come spiegano gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, quando la febbre compare nei primissimi giorni di vita del neonato, può essere dovuta alle infezioni verticali, che si verificano quando l’agente infettivo, virus o batterio, è trasmesso dalla madre al feto durante la gravidanza e si manifesta a poche ore o pochissimi giorni dalla nascita.
Quando invece la febbre compare a distanza di qualche giorno o settimana dal parto, molto probabilmente si tratta di infezioni orizzontali, ovvero derivanti dall’ambiente circostante.
Se il neonato ha contratto un’infezione, oltre alla febbre si potrebbero manifestare nel giro di poco tempo altri sintomi, come: pallore, rash cutaneo o colorazione bluastra (cianosi) della pelle, occhi alonati, mucose pallide, fontanella anteriore tesa o marcatamente depressa, poi scarsa vivacità spontanea o scarsa reattività agli stimoli, sonnolenza, tono muscolare ridotto, affaticamento respiratorio, pianto flebile, inappetenza, vomiti ripetuti, scarsa emissione di urine.
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Una volta che il medico pediatra ha visitato il neonato con la febbre e l’ha confermata, potrebbe disporre esami clinici, come quelli del sangue, delle urine, microbiologici, ecografie e radiografie. Se la febbre dovesse essere persistente, gli esami vanno condotti in ricovero ospedaliero. In questo modo sarà possibile tenere sotto controllo i parametri vitali del neonato e i livelli di infiammazione, oltre a somministrare le cure necessarie.
Per la cura della febbre e soprattutto dell’infezione che può averla scatenata si devono seguire le indicazioni terapeutiche del medico pediatra curante. Solitamente, il farmaco usato come antifebbrile anche nei neonati è il paracetamolo, che favorisce la dispersione del calore e ha un effetto antinfiammatorio ed antidolorifico. Nei neonati il paracetamolo viene somministrato solo con temperature molto elevate, sopra i 38,5°C, e sempre sotto stretto controllo medico. In caso di infezioni batteriche potrebbe essere somministrato al neonato anche un antibiotico.
Se il neonato ammalato e con la febbre era allattato al seno è importante che l’allattamento non venga interrotto, perché con il latte materno il neonato riceve gli anticorpi che lo proteggono dalle malattie e rafforzano il suo sistema immunitario
Infine, va comunque precisato che anche nel neonato la febbre non è necessariamente di origine infettiva. Può trattarsi, infatti, di una febbre leggera e transitoria, che in questi casi è dovuta al fatto che il neonato è troppo coperto o tenuto in un ambiente troppo caldo. In questi casi, andrà abbassata la temperatura ambientale e alleggeriti vestiti e copertine del bebè.
Ricordiamo, infine, che per proteggere il neonato dalle infezioni e dai germi patogeni è fondamentale lavarsi la mani accuratamente. Un gesto semplice che devono fare tutti coloro che entrano in contatto con il neonato. A maggior ragione oggi con l’emergenza sanitaria da Covid-19.
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Eravate al corrente, unimamme, di queste indicazioni?
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