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Cure a domicilio per Covid: la circolare del Ministero

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Valentina Crea

Arrivata ai medici di medicina generale la circolare per le cure a domicilio per Covid da parte del Ministero per la Salute.

Foto da Adobe Stock

Ci sono delle nuove indicazioni da parte del Ministero della Salute su come potersi curare da casa nel caso si contragga il Covid-19. Le indicazioni riguardano i farmaci da usare e quelli da non usare.

Inoltre è importante che il dedico esegua una visita di controllo periodica andando a misurare anche la saturazione dell’ossigeno.

Cure a domicilio per Covid: il ruolo del medico, i farmaci da prendere e non prendere

Foto da Pixabay

Come si legge nella circolare del ministero della Salute sulla Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2′, appena inviata ai medici, i pazienti che possono curarsi a casa sono quelli a basso rischio e che possono essere seguiti dal medico di base.

Quali sono i pazienti a basso rischio? Sono quelli che hanno delle caratteristiche ben precise:

  • Sintomatologia simil-influenzale (ad esempio rinite, tosse senza difficoltà respiratoria, mialgie, cefalea);
  • assenza di dispnea e tachipnea;
  • febbre a 38° o inferiore da meno di 72 ore;
  • sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche); astenia, ageusia disgeusia, anosmia”.

Inoltre vengono indicate le “raccomandazioni e decisioni Aifa sui farmaci Covid-19. In base alle disposizioni dell’Agenzia italiana del farmaco, dunque, possono essere utilizzati antinfiammatori come paracetamolo o Fans in terapia sintomatica, nonché costicosteroidi ed eparine che vanno impiegati “solo in specifiche condizioni di malattia“.

Nel dettaglio:

  • paracetamolo o Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei): “possono essere utilizzati in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso. Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico“.
  • corticosteroidi,non utilizzarli routinariamente”, si precisa: “l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia Covid-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia“.
  • eparina: “l’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto”.
  • antibiotici: “non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore”, oppure “ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica”, o infine “quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico”.
  • idrossiclorochina: non utilizzarla “la sua efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti”.
  • “l’utilizzo di lopinavir/ritonavir o darunavir/ritonavir o cobicistat non è raccomandato né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione. Gli studi clinici randomizzati ad oggi pubblicati concludono tutti per un’inefficacia di questi approcci farmacologici”.
  • niente aerosol:non somministrare farmaci mediante aerosol se” il paziente è “in isolamento con altri conviventi, per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente“.

Indicazioni per il medico curante

Nel testo ci sono anche delle informazioni su quello che il medico curante deve fare per controllare lo stato di salute del paziente: deve avere un approccio di “vigile attesa”, con “misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria (saturimetro). Vanno inoltre garantite “appropriate idratazione e nutrizione”.

LEGGI ANCHE: COVID, PERCHÉ SERVE IL SATURIMETRO E COME FUNZIONA

Inoltre deve fare attenzione:

  • a “non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (ad esempio terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti) in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti”. Anche “i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto di organo solido, piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso, a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante“.
  • può essere aiutato da un componente della famiglia:una valutazione del contesto sociale (condizioni domiciliari generali, presenza di caregiver) deve, pertanto, essere parte essenziale dell’iniziale valutazione“. Inoltre, “i pazienti e i membri della famiglia dovranno essere educati in merito all’igiene personale, alle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, e a come correttamente approcciare una persona con infezione da Sars-CoV-2 in modo da evitare la diffusione dell’infezione ai contatti“.
  • deve anche rilevare la presenza di eventuali fattori che possano rendere il paziente più a rischio di deterioramento e, in particolare, è fondamentale considerare e documentare la presenza di comorbosità“.

LEGGI ANCHE: MALATI A CASA: IL PROTOCOLLO PER LE CURE DEL MINISTERO

  • nel caso di aggravamento delle condizioni cliniche, durante la fase di monitoraggio domiciliare, andrà eseguita una rapida e puntuale rivalutazione generale per verificare la necessità di una ospedalizzazione o valutazione specialistica, onde evitare il rischio di ospedalizzazioni tardive. E’ largamente raccomandabile che, in presenza di adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, tute con cappuccio, guanti, calzari, visiera), i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta, anche integrati nelle Usca, possano garantire una diretta valutazione dell’assistito attraverso l’esecuzione di visite domiciliari”.

Per rendere omogenea la valutazione si fa affidamento ad uno score che è uguale a livello nazionale: “il Modified Early Warning Score, il quale ha il pregio di quantificare la gravità del quadro clinico osservato e la sua evoluzione, pur dovendosi tenere in conto eventuali limiti legati, per esempio, alla valutazione dello stato di coscienza in soggetti con preesistente deterioramento neurologico”.

Voi unimamme cosa ne pensate di questa opportunità? In questo modo si potrebbe alleggerire il carico di lavoro sugli ospedali.

 

Valentina Crea

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