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Giovane muore a 21 anni per leucemia: il nesso con i vaccini

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Redazione Universo Mamma

Giovane militare morto a 21 anni per leucemia: il legame stabilito con i vaccini. La decisione della Cassazione.

Giovane militare morto per leucemia: aveva fatto 11 vaccini in 8 mesi – Universomamma.it (iStock)

La Corte di Cassazione ha riconosciuto la correlazione tra la morte per leucemia fulminante di un giovane militare di 21 anni e la modalità di somministrazione di alcuni vaccini. Un caso che si è trascinato per anni.

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La correlazione tra la leucemia e i vaccini era stata riconosciuta da una consulenza tecnica d’ufficio condotta durante il processo di Appello sul caso ed è stata accolta anche dalla Cassazione, quando ha confermato così la sentenza di secondo grado. Va sottolineato dunque, che si tratta della valutazione di un singolo esperto o un gruppo di esperti.

Ora, la decisione della Corte potrebbe rappresentare un precedente per i 3 mila militari colpiti da linfoma durante il servizio.

Giovane militare morto per leucemia: aveva fatto 11 vaccini in 8 mesi

Fabio Mondello era un giovane originario di Gallipoli, volontario in ferma breve dell’Esercito Italiano, che si era arruolato agli inizi del 1999. Dopo poco più di  un anno di servizio militare, nel 2021, Mondello moriva di leucemia fulminante all’età di 21 anni.

Subito dopo essersi arruolato, il giovane era stato sottoposto a una serie di vaccinazioni, previste per i militari. Ne aveva fatte 11 in soli 8 mesi,  tra il 3 luglio del 2000 e il 7 marzo del 2001. Come riporta il Nuovo Quotidiano di Puglia.

Il giovane era sano e in buona salute, ma poco dopo aver terminato il ciclo dei vaccini, avrebbe iniziato a stare male: aveva febbre e debolezza, accompagnate da perdite di sangue dal naso.

Quando i sintomi si sono aggravati, le sue condizioni di salute hanno richiesto il ricovero in ospedale, dove a Mondello è stata diagnosticata la leucemia. Una malattia che non gli ha lasciato scampo, uccidendolo a soli 21 anni.

Da quel momento i genitori di Fabio Mondello hanno sporto denuncia, dando vita a una battaglia in giudizio che si è protratta per anni, al fine di ottenere giustizia per il figlio, secondo loro e i loro consulenti, morto a causa delle troppe vaccinazioni ravvicinate.

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Il primo processo si era svolto davanti al Tribunale di Lecce, ma è stato quello di secondo grado, davanti alla Corte d’Appello di Lecce, a riconoscere, nel 2014, il nesso di causalità tra le vaccinazioni e la morte del giovane militare per leucemia fulminante. La correlazione è stata riconosciuta nella perizia affidata a un consulente tecnico d’ufficio che i giudici della Corte hanno accolto. L’avvocato dei genitori del militare aveva depositato anche numerosi documenti

Contro la decisione della Corte d’Appello il Ministero della Salute aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione per l’annullamento della sentenza. La Cassazione, tuttavia, ha confermato la decisione dei giudici di secondo grado, ritenendo “motivato” il provvedimento dei giudici di Lecce.

Infatti, va ricordato che la Cassazione non entra nel merito della questione in giudizio, ma valuta la legittimità del processo d’appello, confermando oppure no la sentenza di secondo grado. Gli elementi valutati sono le modalità di svolgimento del processo e l’adeguata motivazione della sentenza. La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso lo scorso 25 novembre.

L’avvocato della famiglia del militare ha affermato che la Corte ha riconosciuto “l’alta probabilità statistica che il considerevole numero di vaccinazioni somministrate in brevissima sequenza temporale abbia causato o comunque favorito la malattia acuta letale. Il nesso di causalità è un punto fermo sotto il profilo medico, legale e scientifico“.

Allo stesso tempo, però, l’avvocato ha chiarito: “Non va demonizzato il vaccino di per sé ma le tempistiche delle somministrazioni troppo ravvicinate.

Una vicenda giudiziaria che si è trascinata per una ventina d’anni ma che non è ancora conclusa, perché i genitori aspettano l’indennizzo di 65mila euro che dovrebbero ricevere dal Ministero della Salute. Una questione complicata, che dovrà essere risolta davanti alla Corte d’Appello. Secondo quest’ultima, infatti, i genitori avevano diritto all’indennizzo in quanto conviventi con il figlio. Mentre la Cassazione, che pur ha accolto il nesso di causalità tra vaccinazioni e leucemia, ritiene che l’indennizzo spetti solo ai “superstiti a carico delle persone decedute“. Dunque i genitori avrebbero diritto di essere indennizzati per la morte del figlio solo se erano a suo carico (l’indennizzo è diverso dal risarcimento danni). La Cassazione ha rimandato gli atti alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

Le critiche alla sentenza

Sulla sentenza della Corte di Cassazione sono arrivate le critiche degli esperti di sanità e comunicazione medico-scientifica che sollevano dubbi sul corretto processo decisionale di riconoscere il nesso di causalità tra la leucemia e la somministrazione ravvicinata di più vaccini. Una decisione che, va detto, si basa soltanto su una consulenza tecnica, per quanto disposta d’ufficio dai giudici e non sul consenso dell’intera comunità scientifica.

IoVaccino scrive sulla vicenda: “Non avendo letto la sentenza non è possibile commentarne la costruzione. Sappiamo però con certezza che né le vaccinazioni né le presunte somministrazioni ravvicinate causano leucemie. E ci sembra utile ricordare che se un nesso causale non esiste per la scienza, non può diventare vero per effetto di una sentenza”. L’intervento si può leggere sulla loro pagina Facebook.

Vaccino (iStock)

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