La dottoressa Roberta Villa sui social parla dei pregiudizi dei medici stessi sui vaccini.
Tutto il mondo sta attendendo con ansia un vaccino anti Covid – 19 che, se tutto andrà bene, dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2021.
Riflessioni sui pregiudizi dei medici sui vaccini
La dottoressa Roberta VIilla,su Instagram, ha voluto riflettere su questo tema in merito all’adesione alla vaccinazione.
In modo particolare, per quanto riguarda i medici.
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Il Regno Unito è diventato il primo Paese ad approvare un vaccino anti coronavirus che sarà disponibile in quel Paese a partire dalla settimana prossima. Stupisce però che alcuni medici abbiano dichiarato che non si faranno vaccinare subito. La dottoressa Roberta Villa, ne ha parlato nelle storie sul suo profilo Instagram.
La dottoressa cita i bias (pregiudizi), che sono quei meccanismi mentali che ci fanno ragionare in modo automatico, in un certo modo, per semplificarci la vita, avere degli automatismi, meccanismo che davanti a situazioni più complesse ci porta fuori strada.
Conoscere i bias che ci portano a diffidare dei vaccini è uno dei modi migliori per imparare a difendersi, come sottolinea l’esperta. Lei stessa ha anche scritto un libro: Vaccini. Il diritto di (non) avere paura, il libro si concentra sulle paure ed esitazioni nei confronti, per esempio di questi nuovi vaccini, creati in poco tempo, sul perché delle paure e su come possiamo superarle.
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Nel libro ci sono i dati relativi alle inchieste che hanno confermato questa scarsa attitudine dei medici a farsi vaccinare “é un problema molto grosso” commenta la Villa. In passato lei ha partecipato anche a un convegno intitolato: medico cura te ipsum” dopo il quale è stata emessa anche una carta di Pisa che puntava a superare il problema.
Dunque, perché i medici si vaccinano meno degli altri?
La dottoressa Villa spiega che riguardo ai bias, siamo tutti programmati per ragionare in questo modo e tutti possiamo cadere nell’errore. Non è rilevante il grado di istruzione o l’analfabetismo funzionale. Medici e scienziati non sono esenti. C’è il confirmation bias, quello che ci fa credere le tesi in accordo con quello che avevamo già detto o pensavamo, i nostri valori, l’approccio, ecc…
Alcuni esperti più in voga, riguardao per esempio al Covid, stanno perseguendo una loro linea senza curarsi dei dati. Succede anche ai medici che, come tutti, leggono le notizie sui giornali, possono essere più o meno propensi a consumare prodotti naturali rispetto a quelli industriali, per esempio.
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Possono anche essere stati condizionati, da esperienze passate, per esempio un medico che ha visto una reazione che potrebbe essere correlata ai vaccini resta vincolata a questa. Loro però hanno un problema in più rispetto alle persone comuni.
Se per una questione medica noi comuni mortali riceviamo una spiegazione plausibile e autorevole possiamo dire “non era il mio campo”, essere un po’ più disposti a cambiare idea, i medici invece hanno anche il bias del camice bianco. Sono quindi convinti che le idee che si fanno sulla base di meccanismi su cui ci facciamo delle idee tutti noi siano rinforzati dal loro ruolo, dai loro studi.
Se quindi un medico, che non ha studiato i vaccini, se non 30 anni prima quando c’erano anche altre convinzioni e timori ormai superati ha ancora dei timori solo che, essendo un medico, pensa che quelle conoscenze acquisite siano più solide di quelle di un’altra persona che non è medico, ma magari ha letto moltissimo sull’argomento.
“I medici sono quindi più esposti al rischio di farsi delle idee sbagliate” dice la Villa. Per esempio una persona comune sente la storia di una reazione avversa a un vaccino e su quel singolo episodio che non ha alcun valore statistico resta preoccupata. Un medico ha più possibilità di incappare in un caso poco spiegato, in una malattia strana, ecc…
La dottoressa conclude sottolineando che in linea di massima bisogna rivolgersi al proprio medico e fidarsi di lui più di quello che si legge, ma quando il medico si esprime in modo diverso dalle raccomandazioni ufficiali, dalle conoscenze condivise, dai dati, dai risultati, dalle raccomandazioni dell’OMS “ricordiamoci che anche i medici sono esseri umani, il singolo facilmente sbaglia”. Servono tante competenze per avvicinarci alla verità.
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