La strega di Natale che spaventa i bambini. Una leggenda che viene dall’Islanda.
Assomiglia un po’ alla nostra Befana ma è decisamente molto più cattiva. Si tratta della strega di Natale della cultura islandese: Grýla. Una terribile creatura che scende sulla terra per spaventare i bambini che sono stati cattivi.
Questa figura fantasistica appartiene alla mitologia nordica dei troll. Quest’ultimo è un termine oggi abusato nell’indicare i molestatori sul web ma in realtà indica delle creature mostruose, simili agli esseri umani ma pelosi, rozzi, dal naso grosso e dalla coda di pelo folto. I troll sono più spesso giganti ma possono essere anche delle dimensioni degli umani. Sono malvagi oppure buoni ma dispettosi e solo i bambini possono vederli. I troll si muovono solo di notte o in boschi molto fitti, perché alla luce del sole si trasformano in pietra.
Anticamente, con la parola grýla si indicava un troll femmina, ma con il tempo è diventata una figura autonoma e ben precisa, legata al periodo natalizio.
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Mentre la nostra Befana, pur con i segni della vecchiaia, è una figura tutto sommato bonaria, che porta sì il carbone ai bambini che sono stati cattivi ma tanti dolcetti a quelli che sono stati buoni, la strega islandese Grýla è un vero e proprio mostro, che viene solo per terrorizzare i bambini. Le sue caratteristiche sono tipiche delle creature malvagie della mitologia popolare nordica, molto diversa dalla nostra e per questo molto affascinante.
Sebbene non esistano delle raffigurazioni precise della strega, secondo le leggende popolari le sue sembianze sono mostruose, pari a quelle di un troll gigantesco. Grýla arriva in Islanda per Natale, accompagnata dal grosso gatto nero Yule, insieme a suo marito Leppalúði e ai loro 13 figli jólasveinar (I ragazzi del Natale). Il loro scopo è quello di divorare i bambini cattivi. Altro che carbone!
Durante il periodo di Natale, Grýla esce dalla sua caverna sulle montagne, per raggiungere i centri abitati e trovare tutti i bambini che si sono comportati male durante l’anno. Una volta che li ha trovati, li rapisce e li porta nella sua caverna, per cuocerli dentro a un grande pentolone in stufato, che poi lei, suo marito e i suoi figli mangeranno.
Questa storia si racconta in Islanda fin dal Medioevo, datata al 13° secolo, per far stare buoni i bambini e ha funzionato. Tutti i bambini sono terrorizzati da Grýla, la strega di Natale.
Non sono soltanto Grýla, il marito e i figli a mangiare carne umana. Il gatto Yule si aggira per le campagne innevate, durante il periodo natalizio, alla ricerca di coloro che non hanno ricevuto vestiti nuovi per la Vigilia di Natale, per divorarli. Non aver ricevuto vestiti nuovi, infatti, sarebbe il segno che non si è lavorato abbastanza durante l’anno.
Al contrario di Grýla, suo marito e i figli, la figura del gatto divoratore di esseri umani è di più recente invenzione e sarebbe stata utilizzata dai proprietari terrieri per incentivare i loro dipendenti a finire la lavorazione delle lana entro Natale. Ricordiamo, poi, che Yule è la parola celtica che indica la festa pagana del solstizio d’inverno, che poi è diventata Natale con il cristianesimo.
Come si vede, le figure mitologiche cambiano e si adattano ai tempi. Con il passare degli anni, infatti i 13 figli di Grýla e Leppalúði sono diventati più benevoli e lasciano dolcetti nelle calze che i bambini appendono per casa o anche nelle scarpe che lasciano fuori dalla porta.
In ogni caso, è curioso trovare somiglianze tra queste tradizioni e leggende natalizie e le nostre o quelle di altre culture europee. Siamo molto più simili di quanto crediamo.
Per ulteriori approfondimenti, segnaliamo l’articolo di Curioctopus che riporta la leggenda della strega di Natale.
Che ne pensate unimamme di questa leggenda islandese? La racconterete ai vostri bambini?
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