In classe arriva il “robot insegnante”, l’innovazione per la scuola del futuro.
L’innovazione arriva a scuola con il robot insegnante. A sorpresa, la novità è stata introdotta in una scuola primaria e media del Molise, il Convitto Nazionale Mario Pagano di Campobasso.
Il robot è stato utilizzato per le lezioni in sostituzione di un insegnante rimasto a casa in isolamento perché positivo al Covid-19. Ecco come ha funzionato l’esperimento.
La pandemia di Covid-19 ci ha portato lutti, perdite, una malattia che ha lasciato strascichi anche in chi l’ha avuta in forma meno grave. Ha costretto alla chiusura delle attività economiche e alla sospensione di quelle culturali, con la perdita di molti posti di lavoro. Ha tenuto bambini e ragazzi lontani dalla scuola e dai loro compagni. Ha bloccato gli incontri e i viaggi, ha congelato la socialità. Le conseguenze le subiremo a lungo, anche quando l’emergenza sanitaria sarà terminata.
Insieme agli aspetti negativi e dolorosi, tuttavia, ne sono emersi anche di positivi e innovativi. Nuove modalità di organizzazione del lavoro e dello studio. Nuovi modi di entrare in contatto con le persone a distanza e organizzate attività, eventi, iniziative, anche con chi un tempo era lontano e irraggiungibile.
Se la didattica a distanza ha snaturato un po’ l’insegnamento e il contatto tra insegnanti e studenti e tra studenti tra loro, allo stesso tempo ha aiutato a sviluppare nuove competenze informatiche. La tecnologia ci ha aiutato tanto nel superare il distanziamento e le chiusure obbligate dalla pandemia.
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Tra queste segnaliamo l’innovazione dell’insegnante robot in una scuola primaria e media di Campobasso, il Convitto Nazionale Mario Pagano. Il robot è intervenuto in classe come una sorta di avatar di un insegnante costretto a restare a casa perché positivo al Covid-19. Il robot non è altro che uno schermo, dal quale l’insegnante si rivolge agli alunni, collocato sopra un supporto mobile che si sposta all’interno dell’aula
Il robot è stato introdotto a scuola lo scorso settembre, ma la notizia è uscita negli ultimi giorni. In realtà sono due i robot utilizzati in classe, realizzati dalla società torinese Genius Robotics dalla quale sono stati noleggiati.
I due robot fungono da avatar del docente o dell’alunno, rimasto a casa, come spiega Repubblica nel riportare la notizia. L’avatar può interagire con la classe, i ragazzi possono muoverlo all’interno dell’aula, occupare il proprio posto e porre domande agli insegnanti a distanza.
I robot sono alimentati a ioni di litio e hanno un’autonomia di 18 ore. Possono tornare a svolgere le loro funzioni dopo essere stati messi in carica per 3 ore.
“Durante il lockdown, invece di fermarci, abbiamo pensato insieme ai docenti cosa poter fare di nuovo e come ripartire: è per questo che ci siamo affidati alla tecnologia”, ha spiegato Rossella Gianfagna, rettrice del Convitto Mario Pagano. “Potremmo avviare un laboratorio di robotica con i ragazzi in base alla loro reazione. In un periodo in cui tutto il mondo si è fermato, noi abbiamo già pensato a come ripartire, perché la scuola non può fermarsi“.
Il denaro per il noleggio dei robot è stato recuperato grazie ai fondi previsti dal Decreto Legge 34/2020 per dotare gli istituti scolastici di strumenti e dispositivi digitali, anche per la didattica a distanza.
Un’altra esperienza positiva che vi avevamo già segnalato tempo fa era quella di una bambina malata costretta a vivere in ospedale ma che ha potuto seguire le lezioni in classe grazie a un robot. Anche in questo caso, come in quello della scuola di Campobasso, il robot era composto da uno schermo installato sopra a un supporto mobile.
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