Pedopornografia: una maxi inchiesta della Polizia Postale scopre le chat dell’orrore.
Un mondo degli orrori si nascondeva nelle chat dei gruppi di messaggistica istantanea. Il mondo della pedopornografia e delle immagini sconvolgenti di abusi sessuali sui bambini, anche piccolissimi.
Non si tratta di una novità, come purtroppo sappiamo. Già in numerose altre occasioni vi abbiamo segnalato questo tipo di fenomeni. Questa volta, però, si tratta di un giro enorme, scoperto da maxi inchiesta condotta per due anni dalla Polizia Postale italiana che ha smantellato una rete internazionale di pedofili gestita da due italiani, con numerosi gruppi privati di scambio di immagini pedopornografiche sui servizi di messaggistica istantanea e diverse associazioni per delinquere che organizzavano e gestivano gli scambi clandestini delle immagini.
L‘operazione denominata “Luna Park“ ha messo in luce un vasto traffico di pedopornografia online che ha impressionato gli stessi investigatori e ha evidenziato ancora di più gli allarmi lanciati negli ultimi anni da associazioni come Terre Des Hommes che si occupano della tutela dei minori. Ecco cosa è successo.
All’alba di mercoledì 16 dicembre è scattata una maxi operazione della Polizia Postale italiana con arresti in tutta Italia e all’estero di presunti pedofili che si scambiavano immagini di violenze sessuali su bambini attraverso gruppi privati su Telegram e Whastapp, servizi di messaggistica istantanea per smartphone.
L’operazione ha impiegato 300 agenti di polizia e ha portato all’identificazione di 432 persone in tutto il mondo, di cui 81 italiani, che si scambiavano le immagini di pedopornografia sulle chat. L’operazione ha scoperto 16 associazioni criminali e oltre 140 gruppi pedopornografici di condivisione di foto e video di violenze sessuali su bambini, anche neonati. Sono state arrestate 15 persone in flagranza di reato.
Tra loro ci sono un ottico 71enne napoletano, che collaborava con università, e un disoccupato 20enne veneziano, che secondo gli inquirenti sarebbero tra i principali gestori e amministratori del traffico di immagini pedopornografiche. I due avrebbero reclutato complici in tutto il mondo. Gli stranieri coinvolti sono 351, con arresti avvenuti in Europa e nel resto del mondo. .
Dei gruppo scoperti su Telegram e Whastapp, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, con una struttura organizzata nella condivisione delle immagini di abusi, i cui partecipanti avevano dei ruoli ben definiti, tra promotori, organizzatori e partecipi.
In alcuni gruppi, oltre allo scambio di immagini raccapriccianti di violenze sui bambini, si offriva anche la possibilità di avere contatti diretti con le vittime degli abusi.
La Polizia Postale ha svolto indagini lunghe e complesse, per ben due anni, con agenti infiltrati nei gruppi e nelle chat, che si fingevano pedofili, mostrando interesse alle immagini pubblicate e condividendole a loro volta. Per partecipare a questi gruppi e non destare sospetti, infatti, era necessario mostrarsi attivi. Ogni chat aveva regole ben precise per evitare il rischio di esposizione e gli utenti “sospetti” venivano espulsi dai gruppi.
Le indagini sono state condotte su internet dalla Polizia Postale di Milano e dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Letizia Mannella e Eugenio Fusco con i sostituti Barilli e Tarzia della Procura distrettuale di Milano.
Gli 81 italiani coinvolti nell’inchiesta risiedono in tutta Italia, in 18 regioni e 53 province, ma il 35% si concentra tra Lombardia e Campania. L’inchiesta, hanno spiegato gli investigatori, coinvolge persone di ogni estrazione sociale, come “affermati professionisti, operai, studenti, consulenti universitari, pensionati, impiegati privati e pubblici, tra cui un vigile urbano”. Come riporta Ansa. Tutti avrebbero partecipato “alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori, a volte anche neonati“. Hanno sottolineato gli inquirenti.
La procuratrice aggiunta Letizia Mannella ha spiegato che in questo periodo di pandemia di Covid-19 e soprattutto durante i lockdown i bambini davanti ai pc “sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti” e che c’è stato un “aumento dei reati di pedopornografia”.
La scorsa estate una vasta rete di pedofili era stata smascherata da una maxi inchiesta in Germania.
Siamo in piena emergenza pedopornografia, con un allarme lanciato già da tempo da Terre des Hommes, organizzazione impegnata nella difesa dei bambini. In merito, l’organizzazione ha ricordato i dati recentemente contenuti nell’ultimo Dossier della Campagna Indifesa, diffusi lo scorso ottobre in occasione della la Giornata Internazionale delle Bambine e Ragazze.
I dati, elaborati dal Comando Interforze, hanno svelato una realtà sconvolgente sui minori vittime di reati e in particolare di abusi e violenze sessuali, che colpiscono soprattutto bambine e ragazze.
Secondo il Dossier Indifesa, in Italia sono 5.930 i minori vittime di reato nel 2019, il 60,5% sono bambine e ragazze (-1% rispetto al 2018, in cui erano 5.990), ma se si prende in considerazione il periodo che va dal 2009 al 2019, si registra un aumento del 41% di questi reati. Il fenomeno della violenza sui bambini, sottolinea Terre des Hommes, rivela tutta la sua drammatica realtà con una crescita in quasi tutte le fattispecie di reato.
Negli ultimi 10 anni i reati di pornografia minorile hanno avuto un aumento del 333%, passando da 58 a 251, con una netta prevalenza di bambine e ragazze, che sono il 74% delle vittime. Anche nel confronto con il 2018, tuttavia, la pornografia minorile è il reato che aumenta di più con un incremento del 26% nel 2019, con 52 vittime in più rispetto al 2018. Più impressionante è l’aumento del 700% nel decennio 2009-2019 (+11% rispetto al solo 2018) delle vittime del reato di detenzione di materiale pornografico, per l’84% bambine e ragazze.
“La pedopornografia online è un fenomeno purtroppo in crescita esponenziale, che merita una speciale attenzione sia da parte delle Istituzioni che della società civile”, denuncia Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes. “Negli ultimi 10 anni questa fattispecie di reato ha raggiunto livelli drammatici, come ci confermano le evidenze riportare all’interno della nona edizione del Dossier della Campagna Indifesa, che ha l’obiettivo di accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine e bambini in Italia e nel mondo e promuovere azioni concrete per assicurare loro un futuro di dignità”.
Terre des Hommes sottolinea che l’allarmante crescita di questa tipologia di reati viaggia in parallelo con la crescita esponenziale della domanda e dell’offerta di materiale pornografico, ormai disponibile gratuitamente, in modo pervasivo e alla ricerca costante della differenziazione e di emozioni sempre più forti.
Possiamo dire che il caso di Pornhub ne è un esempio evidente.
Niente può cambiare il dato oggettivo che vede i minori sempre più vittime di un reato che lede i diritti fondamentali alla protezione e al benessere, come sanciti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 34), oltre che ingrassare la criminalità organizzata, onnipresente sul mercato della pornografia online. È la conclusione di Terre des Hommes.
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