Assistere alle liti tra fratelli e sorelle, soprattutto se frequenti, alla lunga logora i genitori. E la pandemia in atto non aiuta: passando infatti sempre più tempo in casa si vengono a creare con maggiore facilità situazioni che possono sfociare in discussioni. Ecco cosa consigliano gli esperti.
Sebbene litigare tra fratelli e sorelle sia normale e fisiologico, è importante insegnare ai figli come gestire le questioni ed evitare degenerazioni che non fanno bene a nessuno.
Questa domanda è stata rivolta da Huffingtonpost a degli esperti che hanno risposto fornendo alcuni esempi e suggerimenti utili.
Il primo suggerimento per i genitori è “abbassare le aspettative“. Una psicologa esperta di infanzia suggerisce di non aspettarsi molto considerato il periodo delicato legato alla pandemia da Covid-19. La dottoressa spiega che è fondamentale non dimenticare che si sta vivendo un periodo veramente difficile, e quindi consiglia di permettere di più, ossia più tempo sugli schermi, più cibo spazzatura, e accettare anche che la casa sia caotica. Un atteggiamento più rilassato dei genitori infatti riduce il livello di stress generale.
Il secondo consiglio è “concedere spazio“, ossia tenere fratelli e sorelle separati il più possibile. Se stanno soli avranno meno possibilità di scontri. Se anche la casa non consente ad esempio l’utilizzo di camere diverse, anche all’interno della stessa stanza è importante separare le zone.
Il terzo è “insegnare ai bambini a fermarsi“. E’ infatti sbagliato ignorare le liti perché può passare l’idea che vada bene ciò che stanno facendo, spiega Laurie Kramer, professoressa di psicologia applicata a Boston. L’esperta ritiene fondamentale che i genitori insegnino ai figli come fermarsi quando la situazione sta degenerando. Potrebbe essere utile come: “Ehi, qui c’è un problema. Facciamo una pausa“. In realtà, perché questa frase abbia effetto, la professoressa spiega che i genitori dovrebbero introdurla la prima volta in un momento calmo e felice, come ad esempio quando stanno giocando tranquillamente. Una volta trasmesso il messaggio con la frase “Facciamo una pausa“, nel momento in cui ci sarà una discussione la frase verrà ascoltata e compresa immeditamente.
Il quarto è “aiutare i bambini a turno a parlare del loro punto di vista“. Una volta introdotta la pausa, gli esperti suggeriscono di provare a far calmare i bambini, ad esempio con la respirazione profonda, e spiegare loro che devono pensare a ciò che vogliono che accada dopo aiutandosi con domande come: “Di cosa hai bisogno?” a entrambi i fratelli. Tutti infatti devono poter esprimere le loro esigenze e ascoltare quelle degli altri. In questo modo si mostrerà ai figli come si affrontano i conflitti. Sbagliato per gli esperti è chiudere la discussione e non parlare di ciò che è successo e che succederà. In questo modo infatti la “conversazione” tra i fratelli continua ma lontano dalla vista dei genitori spiega Matt Lundquist, un terapeuta di New York.
Il quinto suggerimento è “fidarsi dei bambini, dai 5 anni in su“. Una volta che si è intervenuti con la frase “Facciamo una pausa” i genitori dovrebbero poi fare un passo indietro e lasciare che i bambini mettano in pratica ciò che è stato loro spiegato.
Il sesto ed ultimo consiglio è: “intervenire sempre in caso di danni fisici e umiliazioni“. Secondo Lundquist ci sono situazioni in cui un genitore deve intervenire, quando uno dei fratelli, ad esempio per l’età, può essere fisicamente in pericolo o quando un bambino umilia l’altro. Ciò perché l’abuso emotivo è dannoso a lungo termine quanto l’abuso fisico. E’ importante porre delle regole, come “in famiglia non si fa il prepotente e non si è meschini“.
Quindi riassumendo, i genitori devono innanzitutto prevenire, stabilendo delle regole di condotta, insegnando ai figli come fermarsi per tempo e come calmarsi ed intervenire solo in casi gravi.
E voi unimamme, lo fate? Proverete? Noi si!
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