Non si parla quasi mai di pedofilia delle donne, eppure esiste ed è un fenomeno sottovalutato. I numeri che spaventano.
Quando si parla di pedofili il pensiero va immediatamente agli uomini, i bruti che attraversano mezzo mondo per praticare turismo sessuale con bambine e bambini nei Paesi poveri o i pervertiti che accedono a siti web clandestini di pedopornografia e scaricano o condividono immagini di violenze. Un fenomeno quest’ultimo che è appena stato al centro di una maxi inchiesta della Polizia postale italiana, che ha scoperto vere e proprie chat dell’orrore, mentre la scorsa estate un’altra inchiesta simile aveva scosso la Germania.
Sono fenomeni che si fa fatica a immaginare, ma che purtroppo esistono. Quasi mai, però, si pensa alle donne pedofile. La pedofilia è quasi sempre associata agli uomini. Eppure si tratta di un crimine che viene commesso anche dalle donne, sebbene meno degli uomini. La pedofilia al femminile, tuttavia, non va sottovalutata.
Un vecchio e diffuso pregiudizio, retaggio di una cultura retrograda e sullo stesso piano delle violazioni dei diritti delle donne, sostiene che quando un ragazzo minorenne ha una relazione sessuale con una donna molto più grande di lui, quel ragazzo è “fortunato”. Perché avrebbe l’occasione di fare un’esperienza unica e di “imparare”. Le attenzioni sessuali di una donna adulta verso un ragazzino non vengono riconosciute come abuso o violenza. Secondo il pregiudizio nemmeno potrebbe esserci vera violenza sessuale.
Ebbene, non è così. Anche le donne possono commettere abusi e violenze sessuali sui minori come un pedofilo, anche se meno spesso rispetto agli uomini. Il fenomeno comunque è rilevante e da non sottovalutare. La pedofilia al femminile esiste anche in Italia ma è sottostimata.
In un approfondimento su Elle, Carlotta Sisti segnala i numeri nel nostro Paese: secondo una stima, le donne pedofile sono tra 0,5 e l’1% della popolazione italiana, contro il 5% degli uomini.
Ogni 3 casi di abuso da parte degli uomini, ce n’è uno compiuto da una donna.
Le donne non usano la forza e la violenza fisica degli uomini, ma tendono ad irretire le loro vittime, ragazzini minorenni, ma anche ragazzine, ottenendo la loro fiducia con comportamenti amichevoli che spingono gradualmente sempre più avanti, fino a introdurre la componente sessuale. Quando le vittime circuite sono fragili e senza punti di riferimento, l’approccio è più facile.
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Per giustificare il loro comportamento di abuso le donne pedofile mettono in mezzo l’amore. Si dicono innamorate delle loro vittime, di cui tuttavia non tengono in considerazione la volontà né i sentimenti. Con la scusa dell’amore giustificano il loro comportamento abusante ma non si fanno scrupoli di ricorrere alla tecnica del ricatto morale o del far sentire in colpa la loro vittima. Il ragazzino abusato viene ricoperto di attenzioni e regali e viene colpevolizzato nel caso in cui non dovesse corrispondere il “sentimento” della donna abusante.
Le donne pedofile commettono abusi e violenze anche senza arrivare al rapporto sessuale completo. L’abuso, del resto, si concretizza comunque in atti sessuali che il minore non ha richiesto, ma sono imposti con l’inganno o con la forza.
Una caratteristica comune tra i pedofili, donne e uomini, è quella di utilizzare l’alcol o le droghe per rendere ancora più vulnerabili le loro vittime. Esistono diverse testimonianze di ragazzini minorenni abusati da donne obbligati a bere superalcolici quando le frequentavano. Anche a Le Iene è andato di recente un servizio che raccontava la drammatica esperienza di un ragazzino con una donna più grande di lui, e della quale i genitori si fidavano.
Secondo la psicoterapeuta Eliana Lamberti, è autrice, insieme a Loredana Petrone, del saggio “Pedofilia rosa. Il crollo dell’ultimo tabù“, non può esserci un rapporto sessuale sano tra un pre-adolescente e una donna matura. Perché non è un rapporto alla pari.
Nonostante il pregiudizio diffuso che un ragazzino possa vivere la relazione con una donna molto più grande come una specie di avventura o un rapporto appagante, niente di tutto questo è vero. Il ragazzino subisce l’influenza della donna adulta, non ha gli strumenti per rapportarsi a lei. Dunque non è libero nelle sue scelte e nei suoi comportamenti. Mentre la donna adulta usa il suo potere o il suo ruolo e la sua capacità di persuasione per ottenere quello che vuole. Altro che amore!
Purtroppo per un ragazzino abusato da una donna pedofila le conseguenze possono essere anche molto gravi, può soffrire un trauma che potrebbe trascinarsi negli anni, anche per tutta la vita.
La vittima può sviluppare stati di ansia, depressione e disturbi alimentari, può avere difficoltà nella vita sessuale adulta e avere problemi nel confrontarsi con altre persone. L’abuso da parte di una donna pedofila, dunque, può causare gli stessi danni o simili degli abusi commessi dai pedofili uomini. Pertanto è un fenomeno che va affrontato e chiamato con il suo nome, senza tabù, per il bene delle vittime.
Che ne pensate unimamme? Conoscevate questo fenomeno della pedofilia femminile?
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