Cause e rischi dell’obesità infantile. Ecco dei consigli utili per curare questa malattia, evitando che diventi la fonte di altre disabilità.
L’obesità nei bambini è una pandemia silenziosa e preoccupante che i pediatri e le organizzazioni mondiali cercano di combattere.
La malnutrizione spesso viene confusa con la scarsa nutrizione, enorme problema che interessa ancora oggi i paesi poveri e sottosviluppati. In realtà le forme di malnutrizione sono diverse e il ricorso a cibi poco salutari e addirittura dannosi per la salute, è quella più vicina a noi.
L’obesità è definita come una malattia cronica non trasmissibile. Ecco perché è importante prevenirla e non arrivare alla malattia vera e propria, alla quale poi si collegano altre patologie dell’età adulta e pediatriche.
I percentili di crescita aiutano a capire se il bambino sta crescendo bene o se la sua crescita è troppo veloce o troppo lenta per la sua età. Questo è importante perché, con i bambini, la misurazione dell’IBM non è sempre un parametro corretto: durante la crescita ci sono ritmi diversi soprattutto nei primi anni, il primo anno ad esempio il bambino triplica il peso della nascita.
Ma ad un certo punto la crescita rallenta e può capitare che non venga riscontrato in tempo un disturbo dell’accrescimento e il bambino diventi obeso. Per l’OMS si parla di obesità quando si supera del 20% il peso ideale, di sovrappeso quando si supera del 10-20% il peso ideale.
Quindi sarà il pediatra a valutare se la relazione tra peso e altezza è corretta, in relazione anche al sesso del bambino, all’area geografica di provenienza e inserirla nelle tabelle di riferimento dei percentili di crescita, che potete trovare sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oppure vedere i dati dettagliati del problema in Italia a questo link.
Se, invece, volete un approfondimento sui percentili di crescita o volete calcolare quello del vostro bambino, potete farlo su questo sito.
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Si parte proprio da alcuni consigli alimentari
Si integrano poi questi consigli con quelli di vita “attiva”
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Purtroppo i dati statistici non sono confortanti, con il 35% dei bambini italiani che trascorre più di due ore al giorno davanti alla TV, con differenze tra Nord e Sud, e poco più della metà dei bambini del Sud che consumano frutta e verdura abitualmente, rispetto all’80% del Nord. Obesità e sovrappeso sembrerebbero legati anche al reddito: nella fasce con redditi più bassi in famiglia, aumentano anche i tassi di sovrappeso e obesità.
Secondo una indagine di Okkio alla Salute, il programma del Ministero della Salute di cui vi abbiamo parlato, le regioni del Nord sarebbero quindi più virtuose di quelle del Sud e del Centro, con una percentuale di obesità e sovrappeso minore, una percentuale minore di consumo di prodotti da forno e merendine, ad eccezione di Valle d’Aosta e Piemonte, e una maggiore di attività fisica settimanale. Al Sud, invece, i bambini fanno più largo uso di merendine e starebbero più tempo davanti alla TV, prediligendo attività sedentarie a sport e attività fisica. In Campania il primato dei bambini obesi e in sovrappeso (il 47,8% del campione).
A questa domanda rispondono i medici e i pediatri di tutto il mondo, dicendo in modo chiaro ed inequivocabile che l’obesità dilagante sta facendo ammalare di più i bambini.
Un peso eccessivo, già in tenera età, addirittura dallo svezzamento, può causare patologie a breve e lungo termine. Secondo ciò che è emerso dal Consensus tra SIP e SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia), i bambini obesi rischiano:
Le malattie correlate all’obesità dunque non sono poche e sono anche molto importanti. Il vero problema è che se diventano croniche si aggravano con l’età e secondo alcuni studi diminuirebbero l’aspettativa di vita in età adulta.
Dunque è importante che i piccoli pazienti vengano curati in tempo e che si cerchi un approccio comportamentale oltre che medico: educando i bambini a superare i sensi di colpa dei fallimenti nelle varie diete, a prendere coscienza e ad affrontare un percorso familiare e individuale.
Anche le famiglie, infatti, devono essere protagonisti in questa battaglia. Ecco perché è importante che se ne parli e che i genitori siano edotti sulle cause e sulle conseguenze di questa malattia.
Spesso infatti i genitori si preoccupano più di un figlio sottopeso o che mangia poco che di un figlio in sovrappeso o che mangia troppo e male. Questo nell’errata ed arcaica convinzione che i bambini paffutelli o cicciottelli siano il ritratto della salute.
Secondo uno studio internazionale condotto in collaborazione fra tre università, Università di New York, Università della Georgia e Fudan University di Shangai, aveva indagato sul fenomeno della tolleranza dei genitori nei confronti dell’obesità. Sembrerebbe infatti che con la diffusione del fenomeno, i genitori anziché allarmarsi siano diventati più tolleranti verso il peso dei proprio figli: ben il 78% delle ragazze e l’83% dei ragazzi venivano considerati del “giusto peso” dai genitori, e le cifre aumenterebbero con l’aumentare del fenomeno dell’obesità.
Claudio Maffeis, esperto di nutrizione della Sip, ha commentato i dati della ricerca facendo notare che in età pediatrica spesso “il grasso si confonde” e mentre un bambino che può sembrare molto magro è nella norma, un bambino che può sembrare solo robusto o in carne forse è già in una condizione di obesità. Ecco perché la diagnosi precoce di un professionista può essere fondamentale per evitare danni futuri.
Se è vero che i primi anni di vita sono importanti per creare delle sane regole di alimentazione, alcuni studi hanno approfondito addirittura il legame che ci sarebbe tra la dieta condotta dalla mamma in gravidanza e la salute del bambino dopo la nascita.
Uno studio australiano pubblicato su Faseb Journal ha indagato le conseguenze di una cattiva alimentazione della mamma sul nascituro. Da ciò che è emerso dallo studio, se la mamma durante la gravidanza o l’allattamento fa largo uso di cibo “spazzatura”, termine con il quale si indicano quei cibi con scarso valore nutrizionale e un eccesso di grassi e zuccheri, il bambino sarebbe maggiormente esposto al rischio di diventare obeso.
Questo perché il Junk food, o cibo spazzatura, desensibilizza gli oppioidi, ovvero le molecole che stimolano la produzione di dopamina. La dopamina è quella che dà al cervello la sensazione di piacere e di soddisfazione, nel bambino in formazione o molto piccolo può generare una vera e propria dipendenza da cibi ricchi di grassi e zuccheri e sballare i meccanismi di ricompensa.
Questa dipendenza e predisposizione dalla nascita, secondo lo studio, esporrebbero i bambini a un rischio maggiore di obesità. E la notizia peggiore è che lo stato degli oppioidi rimane alterato per sempre. Dunque l’unica soluzione è prevenire, avendo una alimentazione sana e bilanciata in gravidanza e durante l’allattamento, per prevenire futuri problemi al bambino.
Per quanto riguarda invece l’allattamento, il discorso va ampliato anche alla quantità di latte assunta dai piccoli. Secondo uno studio di qualche anno fa pubblicato sul Daily Mail infatti, le mamme di oggi, multitasking, sarebbero “distratte” da dispositivi elettronici, cellulare, musica, giochi, tv oppure dagli altri figli nelle famiglie più grandi proprio durante l’allattamento.
Questo comporterebbe una disattenzione durante l’allattamento, che favorirebbe una sovralimentazione nei piccoli allattati al biberon. Le mamme infatti non noterebbero i segnali di sazietà del bambino che, se stimolato, potrebbe continuare a poppare ed assumere più formula di quanta ne richieda il suo stomaco.
Un altro studio citato sul Mirror, invece, ha approfondito un’altra questione riguardante l’allattamento: molte mamme con figli piccoli tendono a sovralimentarli durante il giorno per farli dormire di più la notte. Questa convinzione viene però smentita dallo studio in quanto, secondo la ricercatrice Victoria Harries, i figli sovralimentati durante il giorno non si sveglierebbero con meno frequenza durante la notte. Inoltre, quelli allattati al seno non si sveglierebbero con più frequenza, ma assumerebbero più latte, forse perché l’allattamento rappresenta per le mamme il modo più veloce per rimettere il bambino a letto.
Infine, uno studio pubblicato sul Daily Telegraph parla delle mamme che non sanno dosare la formula per i loro piccoli.
Lo studio condotto dalla dottoressa Elizabeth Danny Wilson, esperta di obesità all’università di Sidney, ha evidenziato che molte mamme mettono nel biberon troppa formula, anche perché si vergognano dell’allattamento artificiale e quindi tenderebbero a chiedere meno informazioni. Il risultato è che molti bambini prendono troppo peso nel primo anno di vita, rischiando così maggiormente di diventare obesi.
Questi studi portano alla luce due questioni
L’obesità è un problema che dilaga ormai nelle nostre società, soprattutto in quelle più ricche, addirittura una emergenza sanitaria per i pediatri.
Secondo i dati SIP, la Società Italiana di Pediatria, 2 bambini su 10 sono in sovrappeso e di questi uno su 10 è obeso e ben il 50% rischia di esserlo anche in età adulta.
I dati che arrivano dalle principali fonti italiane e internazionali come Ministero della Salute, Società Italiana di Pediatria e Oms confermano purtroppo ciò che molti studi e ricerche hanno evidenziato a livello globale, lanciando un chiaro segnale di allarme: i bambini di oggi hanno uno stile di vita poco sano che spesso li porta all’obesità e ad altre patologie.
Molte scoperte sono state fatte su questa malattia, sulle cause e sulle conseguenze. Laddove non ci sono cause genetiche, ormonali, o legate a cure farmacologiche, queste sono riscontrabili nello stile di vita e alimentare poco sano che moltissimi bambini hanno oggi.
Pensiamo infatti alla vita sedentaria, all’abuso di automobile e ascensore, alle ore passate davanti al pc, alla tv, seduti al banco o alla scrivania.
Una innovativa ricerca condotta al Bambino Gesù di Roma ha individuato anche dei batteri che potrebbero essere coinvolti nello sviluppo dell’obesità e del grasso del fegato. Se volete approfondire questo argomento, potete leggere il nostro articolo.
Se alle cause elencate prima aggiungiamo la scarsa attenzione all’alimentazione, che viene penalizzata già in tenera età con il ricorso a cibi industriali, preconfezionati e precotti, il risultato sarà un bambino che già nei primi anni di vita manifesta una tendenza all’obesità e ad altre malattie correlate, come ad esempio il diabete di tipo 2.
Mai come in questo caso, prevenire è meglio che curare. Se, infatti, il sovrappeso è la fase iniziale di questo problema e può essere corretto con un semplice cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita, anche la diagnosi precoce dell’obesità è fondamentale da parte dei pediatri e va fatta nei primi 1000 giorni, valutando il rapporto peso-lunghezza nei primi due anni di vita del bambino e rapportandolo ai percentili di crescita.
E’ già un decennio ormai che il Ministero della Salute nel nostro paese combatte questa grave emergenza sanitaria. Diversi progetti sono nati negli anni per cercare di contrastare il fenomeno dell’obesità ma anche di educare e sensibilizzare i bambini e le famiglie.
Dal progetto “Okkio alla Salute” al progetto “Nutribus“, dal progetto “Dammi il Cinque” al progetto “Eat“, in più riprese si è cercato di unire le forze tra Ministero della Salute, Oms, Scuole e ospedali, tra cui il Bambino Gesù di Roma in prima linea, per far capire quanto sia importante uni stile di vita e alimentare sano per i più piccoli.
Voi unimamme cosa ne pensate di questo problema? I vostri bimbi hanno una sana e corretta alimentazione? Seguite i consigli degli esperti che vi abbiamo indicato?
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