Le emozioni provate durante il giorno mettono a dura prova il nostro comportamento. Se poi si è un genitore e i bambini si comportano “da bambini” il rischio è che la rabbia prenda il sopravvento. Come non arrabbiarsi quindi? La risposta della scienza è chiara.
Avete mai immaginato la vostra famiglia come una squadra di calcio? L’esempio è calzante: il genitore è l’allenatore e i figli sono i giocatori. Come è bene comportarsi quindi? Vediamolo insieme.
Emma Seppala, Direttore scientifico del Centro di ricerca su compassione e altruismo alla Stanford University, nonché autrice del libro bestseller “Il percorso per la felicità”, fornisce su Psychologytoday alcuni consigli basandosi su un esempio legato allo sport.
La ricercatrice ci invita ad immaginare una squadra di calcio che sta disputando una partita importante ed è sotto di un goal con l’altra squadra. Poco prima del primo tempo un suo giocatore subisce un fallo in area e la squadra deve tirare il rigore. Il giocatore incaricato però lo sbaglia, prendendo il palo.
Data la situazione è facile immaginare come si senta il giocatore e la squadra. Durante l’intervallo l’allenatore deve trovare quindi il modo migliore per affrontare il problema e far tornare in campo una squadra motivata. Ha di fronte a sé una scelta:
In realtà la scienza dice a no ad entrambe le scelte. I più recenti studi sulle emozioni dimostrano che la capacità dell’allenatore di gestire ciò che prova determinerà la motivazione ed il morale della squadra.
Regolare le proprie emozioni è la chiave, ma non tutti i modi sono corretti. Le ricerche dimostrano infatti che le persone tendono a regolare le emozioni in due modi:
Sopprimere le emozioni è sempre sbagliato spiegano gli esperti: nascondere i propri sentimenti e non mostrarsi turbati ha diversi effetti negativi ed aumenta la risposta allo stress. Si entra quindi in un loop negativo e dannoso.
Addirittura Emma spiega che se una mamma sopprime la rabbia i figli lo percepiscono dal punto di vista fisiologico e aumenta la loro pressione sanguigna. Inoltre la soppressione danneggia le relazioni, aumenta le emozioni negative, determina isolamento sociale, ecc.
Non nascondere le emozioni però non deve significare manifestarle pienamente. Perché il rischio è che esprimere emozioni negative sia distruttivo.
Emma fa l’esempio di un genitore che sfoga la propria rabbia su un figlio: è facile immaginare come ciò possa essere traumatico e rimanere a lungo nella memoria del bambino.
Lo stesso discorso vale per l’allenatore di calcio: se questi avesse espresso pienamente la sua frustrazione avrebbe minato la fiducia dei giocatori, che avrebbero ripreso a giocare demotivati e spaventati.
Ecco quindi che l’alternativa valida è la “rivalutazione“. Rivalutare il problema o valutarlo in una prospettiva più ampia è la giusta strategia da utilizzare. L’allenatore può ad esempio dire che la partita non è finita o che è solo una partita di tante. In questo modo riesce a calmarsi e confortare i suoi giocatori, incoraggiandoli a fare meglio nel secondo tempo.
Stessa cosa può fare un genitore arrabbiato: potrebbe pensare che i suoi figli sono ancora bambini, che magari sono annoiati, o cercano l’attenzione dei genitori in modo immaturo. In questo modo è più facile ridurre la rabbia e rivolgersi ai figli in maniera corretta.
Rivalutare le emozioni quindi, anziché sopprimerle, permette di raggiungere risultati migliori, come dimostrato da un recente studio su 15 squadre. Un allenatore che rivaluta determina un migliore clima di squadra, con emozioni positive quali fiducia, motivazione e comunicazione.
Un genitore, quindi, deve imparare a gestire le proprie emozioni per meglio influenzare quelle dei figli. Una mamma o un papà che sanno regolarsi sono un esempio per i figli, che potranno apprendere da loro alcune tecniche utili.
Una di queste, secondo l’esperta, è pensare al problema come una sfida e non come una minaccia, e quindi concentrarsi sui passaggi da attuare per vincerla. E’ questo il modo migliore per sviluppare la resilienza spiega l’esperta.
La Seppala suggerisce poi un modo veloce per ritrovare la calma se si è fortemente stressati: respirazione profonda, perché inspirare aumenta la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, ed espirare la rallenta. Quindi, se si ha poco tempo, è sufficiente espirare per il doppio del tempo dell’inspirazione.
Di seguito vi mostriamo anche un video della ricercatrice che parla al Tedx e che vi consigliamo di vedere, sottotitolato in italiano:
Infine, come ultimo consiglio, l’esperta ci ricorda che il cervello non è completamente sviluppato fino a quando non si raggiungono i 25 anni, quindi aspettarsi che i figli sappiano controllare le loro emozioni è sbagliato. Pensare a questo può davvero aiutarci a non scoppiare.
E voi unimamme, seguirete i suoi consigli?
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