Pazienti con long Covid che non guariscono per mesi: finalmente i medici stanno iniziando ad interessarsi e si parla di prime indicazioni per curarli.
Abbiamo imparato a conoscere che esistono casi di Covid-19 non gravi, e che non richiedono il ricovero in ospedale, i cui sintomi tuttavia possono protrarsi per mesi, debilitando a lungo in pazienti e di fatto rendendo impossibile il loro ritorno a una vita normale. Spesso questi pazienti fanno fatica a tornare al lavoro e perfino a svolgere semplici attività in casa.
Vi abbiamo raccontato la testimonianza di una infettivologa inglese che nonostante il buono stato di salute prima di ammalarsi di Covid e nonostante il decorso non grave della malattia, a nove mesi di distanza non si è ancora ripresa e soffre di sindrome da stanchezza cronica.
Gli esperti in casi come questo parlano di “long Covid” o “long-haulers“, ovvero di pazienti che portano a lungo le conseguenze della malattia causata dal Coronavirus Sars-CoV-2. Purtroppo si tratta di casi non ancora sufficientemente riconosciuti dalla medicina e che spesso, purtroppo, vengono scambiati per forme di autosuggestione. In poche parole, si pensa che i sintomi di cui soffrono questi pazienti non siano reali ma siano piuttosto delle conseguenze psicologiche della malattia. Come aveva detto l’infettivologa nella sua testimonianza un passo avanti per il riconoscimento di questi casi è ascoltare i pazienti e prendere seriamente i sintomi di cui soffrono.
Ora si sta cominciando a valutare anche queste forme di Covid-19 e a intervenire per trattare questi pazienti long-haulers”.
Tra i sintomi più gravi di cui soffrono i pazienti Long Covid o “long-haulers” ci sono:
Sono quelli più gravi lamentati dai pazienti che continuano a stare male anche a distanza di molti mesi dalla loro negativizzaizione.
Pur essendosi ammalati di Covid in modo non grave, senza bisogno di ricovero in ospedale e con decorso della malattia a casa, non riescono a tornare alla vita normale, non ce la fanno a lavorare e a nemmento a svolgere attività fisiche e sportive.
Ora finalmente la medicina, finora troppo presa dai pazienti gravi e ricoverati, comincia a occuparsi anche di loro.
I pazienti “long-haulers” di Covid non riescono a guarire a distanza di 8 o 9 mesi dall’infezione iniziale.
In questa definizione di pazienti non rientrano quelli che sono stati ricoverati per settimane o mesi in terapia intensiva e hanno subito dei danni agli organi a causa della tempesta di citochine causata dal Covid. In questo caso, infatti, si tratta di danni non diretti del Covid ma causati dalla risposta immunitaria eccessiva all’infezione che provocano una vasta infiammazione dell’organismo.
Dei pazienti long Covid si è occupato il professore Alessandro Santin, responsabile del team di ricerca dello Smilow Cancer Center e direttore del dipartimento di oncologia della Yale School of Medicine.
Santin e i suoi collaboratori ritengono che “il virus riesca a persistere in piccole quantità nascondendosi in alcuni organi nel corpo ma il sistema immunitario continua a percepirne la presenza“. In questi casi i pazienti “rimangono incapacitati dato che la maggioranza non respira più bene“, ha precisato Santin in un’intervista al Fatto Quotidiano.
I pazienti long Covid erano in larga maggioranza perfettamente sani prima del contagio, tuttavia portano a lungo i sintomi della malattia.
Uno studio della Rockefeller University ha scoperto che il Covid rimane vivo nell’intestino del 50% dei long-haulers dopo oltre sei mesi dall’infezione. Sulla base di questo studio, i ricercatori ritengono che nei pazienti logn Covid il virus rimanga ancora in piccole quantità, nascondendosi in alcuni organi del corpo.
Il sistema immunitario continua a percepirne la presenza attivando la risposta delle mast cells (mastociti o mastcellule) e i dei macrofagi, entrambe cellule immunitarie, che provocano una “pioggia di citochine”. Non è la tempesta di citochine che manda i pazienti in terapia intensiva, causando una reazione infiammatoria spropositata dell’organismo, tuttavia, queste citochine a pioggia causano una una infiammazione cronica persistente e i sintomi debilitanti tipici del long Covid e l’incapacità di guarire.
In alcuni pazienti long-haulers può capitare che il virus nascosto negli organi, ma con un’infezione sotto controllo, si riattivi in caso di sistema immunitario compromesso, come nel caso di cancro o di altre patologie e cure che portino a immunocompromissione, con un aggravamento della malattia.
Alcuni studiosi americani, come Larry Afrin, che hanno capito perché i pazienti long Covid non riescono a guarire, hanno iniziato a sperimentare delle cure con farmaci già esistenti ed economici che stanno avendo successo. Si tratta degli anti-istaminici H1/H2 come Pepcid/famotidina e Zyrtec/cetirizina che si possono acquistare senza ricetta medica e costano come l’aspirina. I pazienti vengono inoltre trattati con supplementi di vitamina D e C. Queste al momento sono le cure in aiuto dei long haulers.
Tra le sindromi post Covid si segnala anche la Multisystem Inflammatory Syndrome, che viene diagnosticata sempre di più nei bambini (MIS-C), di cui ci siamo occupati in più occasioni, ma anche negli adulti (MIS-A), che in maggiorana sono giovani e sani, senza patologie pregresse. Questa sindrome, che causa febbre nella maggior parte dei casi anche se non in tutti, provoca un’infiammazione sistemica nel corpo che colpisce vari organi, come cervello, polmoni, cuore, fegato e reni, può causare danni permanenti e anche la morte se non viene identificata subito dai medici.
Le conseguenze del Covid-19, dunque, possono essere molto più gravi di quanto si ritenga comunemente.
Al momento si stima che i pazienti affetti da long Covid siano circa il 10% di tutti coloro che siano stati infettati in forma lieve o moderata. Secondo alcuni ricercatori potrebbero essere addirittura il 30%.
Che ne pensate unimamme? Conoscete delle persone affette da long Covid?
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