Riapertura delle scuole: le regioni che non apriranno il 7 gennaio. Le ultime novità sul ritorno delle lezioni in presenza dopo le vacanze di Natale.
Come vi avevamo già avvertito e nonostante le rassicurazioni del Ministero dell’Interno con il via libera dei prefetti alla riapertura delle scuole superiori, almeno al 50%, al rientro dalle vacanze natalizie, non tutti gli studenti torneranno sui banchi per le lezioni in presenza giovedì 7 gennaio.
Dopo i dubbi sollevati da alcuni esperti di sanità, tra cui lo stesso Ordine Nazionale dei Medici, ma anche dai presidenti di regione e anche dai sindacati della scuola, arrivano i primi provvedimenti che rinviano la riapertura delle scuole superiori. Ecco cosa bisogna sapere.
Si fa sempre più concreto il rischio del rinvio della riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Gli studenti di licei, istituti tecnici e professionali seguono le lezioni a distanza dalla fine di ottobre 2020, a seguito della ripresa dell’epidemia con l’inizio della seconda ondata dei contagi. Sono state previste delle eccezioni solo per alcune attività di laboratorio, da frequentare in alternanza, mentre alcune regioni, come la Campania, hanno chiuso anche le altre scuole.
Dopo mesi di pressione da parte della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per la riapertura degli istituti scolastici e la ripresa delle lezioni in presenza, sembrava che la data del 7 gennaio, dopo le vacanze di Natale, fosse confermata per il ritorno dei ragazzi sui banchi. Una nuova risalita dei contagi e le perplessità sollevate da esperti di sanità ed esponenti della politica e dei sindacati, potrebbe far slittare nuovamente la data di riapertura, su tutto il territorio nazionale.
Già il ritorno in classe non era previsto per tutti gli studenti delle superiori ma solo per il 50%, secondo quanto stabilito dall’ordinanza del ministro della Salute del 24 dicembre 2020. Un rientro che, in base ai tavoli di coordinamento scuola-trasporti istituiti dai prefetti, prevedeva la differenziazione degli orari di entrata e uscita per gli istituti, attività didattica su 6 giorni e riduzione dell’ora scolastica a 45-50 minuti, con un potenziamento del trasporto pubblico locale, il vero problema per la riapertura delle scuole.
Non sempre, però, che queste problematiche siano state risolte, anzi molte regioni sembrano avere ancora numerosi problemi logistici e organizzativi che complicano la riapertura delle scuole. Peraltro in un momento in cui i contagi stanno risalendo, in vista di una sempre più certa terza ondata.
Per questo motivo, in attesa di una decisione da parte del governo, alcune regioni hanno deciso di intervenire autonomamente. Come Veneto e Friuli Venezia Giulia, che con un’ordinanza hanno deciso di rinviare la riapertura delle scuole superiori a dopo il 31 gennaio. I ragazzi, dunque, continueranno a fare lezione con la didattica a distanza, come hanno fatto fino alle vacanze di Natale.
“Non ci sembra prudente in una situazione epidemiologica in Italia riaprire le scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi“, ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia.
Anche le regioni Marche e Puglia stanno valutando il rinvio della riapertura degli istituti e dunque una proroga della didattica a distanza alle superiori. Mentre la Campania, che aveva chiuso quasi tutte le scuole, prevede una riapertura graduale: da lunedì 11 gennaio rientreranno in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, com’era prima della chiusura per la pausa natalizia, mentre il 18 gennaio potrà tornare in classe tutta la scuola primaria e dal 25 gennaio anche le scuole secondarie di primo e secondo grado (ovvero medie e superiori), sempre se la situazione epidemiologica lo consentirà. L’ordinanza della regione è attesa per domani.
La ministra Lucia Azzolina, invece, è ferma sulle sue posizioni a favore della riapertura delle scuole: “Posso confermare la volontà del governo di riaprire. Avremmo voluto farlo a dicembre, ma abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni: ora è arrivato il tempo di tornare in classe“. ha ribadito in un’intervista al Fatto Quotidiano.
Dal Comitato Tecnico Scientifico fanno sapere: “La cosa più importante non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane è una cosa che il Paese non si può permettere, perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando“, ha dichiarato Fabio Ciciliano, segretario del CTS.
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