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Coronavirus, il rapporto ISS sui focolai a scuola: cosa sapere per riaprire le scuole

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valeria bellagamba

Apertura delle scuole e andamento dei casi di Coronavirus in Italia, il rapporto dell’ISS. La percentuale di focolai a scuola.

Apertura delle scuole e casi di Coronavirus, il rapporto ISS – Universomamma.it (Foto di Diana Bagnoli/Getty Images)

Mentre si discute sulla riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio, con il Governo che vuole mantenere la data promessa e le Regioni che invece procedono in ordine sparso, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblica il rapporto che riguarda proprio l’apertura delle scuole e l’andamento dei contagi in Italia.

Si tratta di un documento molto importante perché analizza l’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di Covid-19 in età scolare (3-18 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020 e descrive le evidenze attualmente disponibili sull’impatto della chiusura / riapertura della scuola sulla trasmissione di Covid-19 a livello di comunità. Il rapporto è corredato di una rassegna dei principali studi in merito condotti nel mondo. Ecco cosa bisogna sapere.

Apertura delle scuole e andamento casi di Coronavirus: rapporto ISS

Nel suo rapporto, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) cita i dati del Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 in Italia nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020, in cui sono stati diagnosticati in Italia come positivi a Sars-CoV-2 1.783.418 casi, di questi 203.350 (11%) in età scolare (3-18 anni).

La percentuale dei casi di Covid-19 in bambini e adolescenti , spiega l’ISS, è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre), per poi tornare ai livelli precedenti.

Inoltre, le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare vanno dall’8,6% della Valle d’Aosta al 15,0% della Provincia Autonoma di Bolzano.

I contagi in età scolare rispetto ai casi in età non scolare in Italia dal 24 agosto al 27 dicembre 2020 (Fonte: Istituto Superiore di Sanità)

I contagi in età scolare sono così distribuiti tra bambini e ragazzi:

  • il 40% negli adolescenti tra 14 e 18 anni (la maggior parte dei casi) nella fascia di età delle scuole superiori;
  • il 27% nei bambini delle scuole primarie dai 6 ai 10 anni,
  • il 23% nei ragazzi delle scuole medie da 11 a 13 anni,
  • il 10% nei bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni.

Nel mese di settembre, scrive il rapporto, l’età mediana dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni. Poi è aumentata leggermente nel mese di ottobre, quindi è tornata al valore precedente a novembre e dicembre.

La distribuzione dei casi tra femmine e maschi è risultata totalmente bilanciata a livello nazionale, ma con lievi differenze a livello regionale, talvolta con percentuali un po’ più alte per i maschi nel mese di settembre, prima della riapertura delle scuole.

Percentuale dei casi in età scolare per fascia di età e per settimana in Italia (Fonte: Istituto Superiore di Sanità)

Da metà settembre, con la riapertura delle scuole nel periodo 14-24 settembre, si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età, con la fase di picco raggiunta dal 3 al 6 novembre (oltre 4000 casi). Successivamente la curva ha iniziato progressivamente a scendere, con un andamento simile a quello della popolazione generale

Tenendo conto dell’andamento della curva epidemiologica per classi di età, il picco è stato raggiunto:

  • prima per gli adolescenti di 14-18 anni (quasi 2.000 casi) e i ragazzi di 11-13 anni (oltre 1.000 casi) dal 27 al 30 ottobre,
  • seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (oltre1.100 casi) dal 3 al 6 novembre,
  • e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (circa 400 casi) dal 9 all’11 novembre.

Nell’ambito del monitoraggio dei casi, ogni settimana, le Regioni/PA comunicano il numero di focolai attivi e per ciascuno il contesto in cui è avvenuta presumibilmente la trasmissione. Spesso, però, non è stato possibile stabilire con certezza che la trasmissione fosse avvenuta in ambito scolastico e che la scuola fosse stata la fonte di infezione, pertanto spesso si fa riferimento a casi che hanno frequentato contemporaneamente lo stesso ambito scolastico.

Nel periodo 31 agosto -27 dicembre 2020, il sistema di monitoraggio ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, che rappresentano il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale. Considerando l’andamento settimanale, c’è stato un progressivo aumento dei focolai con un picco nelle settimane dal 5 al 25 ottobre, una graduale diminuzione fino al 22 novembre e un nuovo aumento fino al 13 dicembre, seguito da una stabilizzazione nella seconda metà del mese. Servono comunque indagini più accurate su questi focolai, le cui informazioni non sono complete.

Conclusioni

Il rapporto sottolinea che la percentuale dei focolai di Covid-19 in ambito scolastico si è mantenuta sempre bassa e che le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell’ordine:

  1. il contesto familiare/domiciliare,
  2. quello sanitario assistenziale,
  3. il contesto lavorativo.

A metà ottobre, a un mese dalla riapertura delle scuole, la percentuale dei focolai in cui la trasmissione poteva essere avvenuta in ambito scolastico era intorno al 3,7% del totale, valore che poi si è progressivamente ridotto. Si legge sempre nel rapporto ISS.

Dopo la riapertura delle scuole, nel mese di settembre 2020, l’andamento dei casi di Covid-19 nella popolazione in età scolastica ha seguito quello della popolazione adulta, rendendo difficile identificare l’effetto sull’epidemia del ritorno all’attività didattica in presenza“, spiegano gli autori del rapporto. “Quello che si può notare – aggiungono – è che pur con le scuole del primo ciclo sempre in presenza, salvo che su alcuni territori regionali, la curva epidemica mostra a partire da metà novembre un decremento evidenziando un impatto sicuramente limitato dell’apertura delle scuole del primo ciclo sull’andamento dei contagi“.

L’ISS spiega che la decisione di riaprire le scuole comporta un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. “Per un ritorno a scuola in presenza, dopo le misure restrittive adottate in seguito alla seconda ondata dell’epidemia di Covid-19, è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza“, si legge nel rapporto.

Le scuole devono far parte di un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione individuale e un’adeguata ventilazione dei locali.

Esistono queste condizioni? Come sappiamo il sistema di test e tracciamento tempestivo è saltato durante la seconda ondata. Si fa sempre più concreto, dunque, un rinvio della riapertura delle scuole a gennaio.

Il testo integrale del rapporto dell’ISS: www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+n.+63_2020.pdf

Ricordiamo anche lo studio sulla diffusione del virus nelle scuole pubblicato lo scorso ottobre dal Patto Trasversale per la Scienza.

Sull’infezione da Coronavirus in età pediatrica ricordiamo anche lo studio della Società Italiana di Pediatria (SIP).

(Adobe Stock)

Che ne pensate unimamme? Secondo voi le scuole devono riaprire il 7 gennaio o è meglio rimandare?

valeria bellagamba

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