In base agli ultimi numeri di alcune ricerche è aumentato il numero le mamme che a causa del Covid hanno scelto il parto in casa, ma perché?
Ritorno al passato? No, forse una scelta dettata dalla paura del contagio.
Ebbene pare che non solo in Italia, ma nel resto d’Europa sono tante le donne in attesa che hanno scelto o si sono informate su come partorire in casa.
La pandemia ha decisamente cambiato il modo di vivere la gravidanza, il parto e il post parto da prte delle donne.
Nonostante il Covid non sembra avere degli effetti così nefasti verso le donne e i loro bambini, la paura di contrarre il virus e di contagiare il futuro nascituro hanno reso la gestazione un momento molto più particolare del solito.
Anche le solite visite di routine sono diventate un momento delicato, nonostante l’iter ospedaliero non sia cambiato così tanto.
Purtroppo però la paura di potersi contagiare ha innescato nelle mamme fonte di preoccupazione e di grande ansia.
Come è noto inoltre, i cambiamenti più importanti hanno riguardato:
- i corsi preparto spostati online;
- la presenza in sala parto del coniuge/partner/persona di riferimento che non è stato più possibile ammettere.
Questo ovviamente ha condotto le donne a vivere il momento in totale solitudine e in preda a diverse paure. Il rischio di tutto questo è che molte donne sono cadute in una depressone perinatale.
Inoltre poi molte mamme hanno raccontato anche di aver vissuto violenza ostetrica durante il parto, cosa di cui si è trattato anche in passato.
Tuttavia la pandemia ha cambiato radicalmente il modo di vivere la gravidanza nelle donne, vediamo come.
Con il Covid, tante mamme hanno scelto di partorire in casa
A causa di tutte queste paure e incertezze, molte donne sia in Europa sia nel resto del mondo come in Usa, hanno deciso di ridimensionato i loro piani sull’avere dei figli.
Al contempo però tante altre prese dallo scoforto hanno preso in considerazione la possibilità di partorire in casa e anche di farlo senza assistenza medica.
Ma cosa è successo quindi?
Nel Regno Unito, come riferiva Hannah Summers sul The Guardian, si è assistito a un ritorno al free-birthing. Di cosa si tratta?
È accaduto che nel Regno Unito con il primo lockdown, mentre cresceva la pressione sul sistema sanitario, il personale scarseggiava e i normali serivizi per il parto venivano sospesi, molte donne hanno optato per il free-birthing, cioè affrontare il travaglio in casa senza assistenza medica.
Secondo l’Officer for National Statistics, le donne nel Regno Unito e Galles che scelgono il parto libero sono circa il 2%, ma in base ad una ricerca fatta dal King’s College di Londra, durante il primo lockdown, almeno una mamma su 20, cioè il 5%, ha valutato seriamente l’opzione di partorire in casa.
Questo aumento è stato registrato anche dalle molte associazioni britanniche di ostetriche indipendenti e doula che hanno ricevuto molte più richieste del solito.
Nello stesso periodo anche in Italia si è verificato un maggiore interesse per la questione, così come in Spagna. Da quello che riferisce El Paìs, la paura del contagio ha triplicato le richieste di dare alla luce il nascituro nel proprio domicilio.
Medesimo dato si è verificato anche in Australia.
Le ragioni riportate da studi e articoli girano tutte intorno alla paura del contagio e della solitudine, nonché anche al senso di costrizione.
Un effetto che fa davvero riflettere, dal momento che parti di questo tipo sono abbastanza pericolosi, soprattutto quelli liberi rispetto al parto domiciliare assistito.
Nonostante la maggior parte delle nascite non sia complicata, in molte situazioni però è necessaria la presenza di un’ostetrica o di un personale sanitario qualificato per evitare la morte della madre o del neonato.
Ciò che è bene tenere a mente, è il fatto che una donna che decide di partorire in casa necessariamente deve essere seguita da almeno un professionista sanitario specializzato.
La Società italiana Neonatologia (SIN) ha individuato quali possono essere le ragioni che spingono una mamma a partorire in casa:
- visione della gravidanza più olistica;
- bisogno di sentirsi padrone del proprio corpo
- desiderio di partorire in un ambiente più confortevole
- ragioni culturali o religiose
Secondo la SIN però l’evento nascita proprio per evitare di spaventare le future mamme andrebbe un pò meno medicalizzato. Ecco cosa ha dichiarato in merito: “per garantire che il parto a domicilio non determini rischi inutili ed inaccettabili per mamma e neonato, è necessario che vengano rispettati alcuni fondamentali requisiti di sicurezza. Occorre la corretta identificazione dei fattori di rischio assoluto […] Il parto a domicilio deve essere parte di un sistema di assistenza alla gravidanza e al parto ben integrato con le strutture ospedaliere, come avviene ad esempio nel Regno Unito e in Olanda”.
Insomma il succo di tutto è che la pandemia ci ha fatto aprire gli occhi su un’altra questione quella di supportare le mamme qualsiasi decisione prendano in merito al parto che sia in casa o in ospedale.
Quindi una scelta libera, informata e consapevole, non una soluzione di ripiego dettata dalla paura o dall’inadeguatezza del sistema sanitario.
E voi unimamme eravate a conoscenza di questi dati?