Uno studio recente ha dimostrato l’efficacia del plasma iperimmune nella cura del Covid-19. Ma non sempre.
Unimamme, ormai è un anno che i medici hanno a che fare con il Covid 19, il tempo ha aiutato a mettere a punto nuove strategie di intervento.
Fin dall’inizio, per esempio, si era provato ad utilizzare il plasma iperimmune.
Il cantante lirico Andrea Bocelli, alcuni mesi fa, aveva raccontato di aver avuto il Covid-19 e di aver donato il plasma.
Uno studio recente pubblicato sul The New England Journal of Medicine ha mostrato l’efficacia del plasma iperimmune nella lotta al virus che ci tiene in ostaggio da mesi.
Lo studio di cui vi parliamo è stato condotto in Argentina presso centri clinic e unità geriatriche.
La ricerca, un trial randomizzato in doppio cieco, controllato tramite placebo, come dicevamo, ha dimostrato l’efficacia del plasma iperimmune, in modo particolare in un determinato contesto.
I ricercatori hanno spiegato che l’uso di plasma derivato dai guariti ha ridotto del 48% il rischio di progressione del Covid-19 verso forme gravi della malattia.
Viene suggerito quindi che i trattamenti a base di anticorpi funzionino meglio quando vengono somministrati precocemente.
Inoltre è stato evidenziato anche un effetto dose – dipendente. Ecco spiegato: i titoli anticorpali più alti hanno ridotto di più il rischio di malattia grave (il 73%).
Il dottor Fernando Polack, specialista in malattie infettive e direttore scientifico della Fondazione INFANT – Covid 19 in Argentina, l’uomo che ha coordinato la ricerca, ha osservato: “somministrare il plasma troppo tardi è come permettere a un ladro di rovistare per casa per ore, prima di decidere di chiamare la polizia”.
Il dottor Polack ha aggiunto che l’utilizzo del plasma iperimmune comporta vantaggi decisivi come il fatto che sia più accessibile, economico e universale.
Unimamme, voi cosa ne pensate dei risultati di questa ricerca?
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