Quanto è importante per i ricoverati in ospedale avere accanto un parente? La risposta è nella petizione lanciata in queste ore da una Onlus e che sta raccogliendo adesioni. Ecco di cosa si tratta.
Proprio in questo momento, sono tanti i parenti che ormai da giorni non hanno notizie dei loro cari ricoverati a causa del Covid, negli ospedali. Addirittura, nelle Rsa, c’è chi da mesi non vede il proprio parente.
La Onlus Salvagente Italia ha, quindi, voluto mobilitare l’opinione pubblica per chiedere di aiutare queste persone e i loro cari.
La petizione di Salvagente ha come obiettivo quello di aprire gli ospedali e le terapie intensive ai parenti che da giorni e, talvolta da mesi, non sanno nulla sulle condizioni di salute dei loro cari.
Proprio in queste ore, sul profilo Instagram della Onlus è stato pubblicato il seguente post: “La nostra petizione ha già raggiunto il suo obiettivo: sollevare un problema. Non è giusto, non è umano, che chi è ricoverato in ospedale non possa vedere i propri cari. Non è giusto che una famiglia non abbia più la possibilità di vedere un proprio caro”.
L’Onlus ha poi sottolineato la necessità di un cambiamento: “Le cose vanno cambiate. Molte sono le testimonianze degli operatori che ci scrivono dandoci ragione. Il cambiamento è qui. Passa da te. Perché domani potrebbe toccare a noi. Le cose si muovono”.
Al termine del post, Salvagente Italia ha esortato ancora una volta ad essere parte del cambiamento appoggiando la petizione: “Si può fare. Bene, allora facciamolo. Firma, fai firmare, condividi”.
Il presidente dell’Onlus, Mirk Damasco, ha voluto porre l’attenzione sulla necessità di giungere ad una soluzione del problema quanto prima. In particolare, ha dichiarato: “Non è più marzo, allo scoppio dell’epidemia e in piena emergenza, adesso è passato quasi un anno ed è ora di parlarne. Vanno permesse le visite, e va umanizzato questo periodo”.
Damasco ha voluto anche precisare che: “Non è un attacco al personale sanitario, ma è una richiesta di protocolli che gli ospedali possano seguire. Ora è lasciato alla singola iniziativa, ma ad esempio all’ospedale di Sesto nei reparti Covid con regole ferree i parenti entrano, quindi significa che si può fare ovunque”.
Secondo quanto affermato dal Mirko Damasco, poi, la situazione di caos riguarda anche le Rsa dove le visite talvolta sono addirittura ferme da mesi. Tuttavia, ha tenuto a precisare che, in poche realtà, come la San Pietro di Monza, è stato posto rimedio al problema delle visite montando vetrate in plexiglass o, come a Bollate, allestendo la stanza degli abbracci come riporta il Il Notiziario.it, dove i parenti hanno potuto abbracciare e accarezzare i loro cari, inserendo le braccia in apposite fessure. Ovviamente, tutto è avvenuto con le attenzioni del caso.
Damasco ha voluto, inoltre, raccontare le testimonianze che ha raccolto in questo periodo: «Una è quella di un figlio che da cinque giorni non ha notizie dal papà ricoverato in ospedale per Covid e che ha raccontato che si è recato di persona e dal citofono, dopo 15 minuti di attesa hanno risposto che è stabile. Ora chiedono che gli sia riacceso almeno il cellulare“. Il presidente della Onlus ha, poi, sottolineato: “i parenti non chiedono di vederlo ma almeno di avere contatti quotidiani coi medici e poterlo sentire telefonicamente. Non è intubato, dovrebbe poter parlare”.
In altre parole, è il tempo questo secondo Damasco e Salvagente Italia di parlare di questo problema e di porvi rimedio perché la vicinanza dei propri cari, per chi sta combattendo con il covid, può rivelarsi davvero determinante.
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