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Covid: la carica virale di ragazzi e anziani è diversa

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valeria bellagamba

Covid: la carica virale di ragazzi e anziani è diversa. Lo studio scientifico.

Covid: la carica virale di ragazzi e anziani è diversa – Universomamma.it (Adobe Stock)

Sappiamo che ci sono delle importanti differenze nell’infezione da Coronavirus Sars-Cov-2 a seconda dell’età dei pazienti.

I bambini tendono ad ammalarsi raramente di Covid-19, la malattia causata dal Coronavirus, mentre gli anziani possono sviluppare sinonimi molti gravi e corrono un rischio elevato di morte. Purtroppo conosciamo molto bene l’elevato numero di anziani uccisi dal Covid-19.

La scienza ha cercato di dare subito delle risposte a questa differenza, trovandola in diversi fattori: dal sistema immunitario dei bambini a una loro maggiore protezione grazie ai vaccini dell’età pediatrica. Fino ai recettori ACE2, attraverso i quali il virus entra nel nostro organismo e che nei bambini sarebbero meno sviluppati. Questa caratteristica risparmierebbe i bambini dalle forme più gravi di Covid-19. Un aspetto positivo in una pandemia che sta causando troppi morti e troppi pazienti con segni permanenti o a lungo termine, anche dopo che il virus se n’è andato.

Ora, un nuovo studio scientifico avrebbe accertato la forte differenza nella carica virale di ragazzi e anziani contagiati dal Coronavirus. Ecco che cosa bisogna sapere.

Covid: differenze di carica virale tra ragazzi e anziani

Uno studio condotto nei Paesi Bassi dai ricercatori del Regional Public Health Laboratory Kennemerland, del National Institute for Public Health and the Environment e del Wilhelmina Children’s Hospital presso la University Medical Center di Utrecht, ha analizzato il legame tra l’età e la carica virale, basandosi sui dati raccolti dalle autorità sanitarie.

Secondo lo studio, la carica virale aumenta con l’età. I ricercatori, infatti, hanno scoperto che nei pazienti più giovani, in particolare nei bambini piccoli, la carica virale può essere fino a 16 volte più bassa rispetto a quella degli ultraottantenni.

Va precisato, tuttavia, che lo studio non è stato ancora sottoposto a peer review ma soltanto pubblicato in preprint sul sito web medRxiv. Dunque, deve essere sottoposto a revisione di terzi. Questi risultati preliminari, comunque, sono interessanti.

Sjoerd Euser, del Regional Public Health Laboratory Kennemerland, tra gli autori dello studio, ha spiegato che l’ipotesi è che “la carica virale, la quantità di virus presente nel naso e nella gola, sia legata alla trasmissibilità, anche se questa teoria non è stata ancora dimostrata scientificamente“. Come riporta l’HuffPost.

I ricercatori hanno preso in esame i risultati dei test eseguiti nei Paesi Bassi dal 1° gennaio fino al 1° dicembre 2020. Sono stati analizzati quelli provenienti dai servizi sanitari pubblici delle regioni di Kennemerland e dell’Olanda Settentrionale. I test sono stati effettuati su pazienti con sintomi respiratori, in tutto sono state sottoposte a tampone 278.470 persone, di cui 25.365 sono risultate positive al Coronavirus Sars-CoV-2 (il 9,1%).

Tra le persone testate, più di 2.500 avevano meno di 20 anni e 238 meno di 12 anni. Le cariche virali dei campioni raccolti erano strettamente legate all’età del soggetto, indipendentemente dal sesso e dalla durata dei sintomi.

Secondo Sem Aronson, un altro degli autori, “questo è il primo studio a valutare le distribuzioni della carica virale di SARS-CoV-2 in un gran numero di pazienti di diverse categorie. I nostri dati – ha aggiunto – presentano una chiara relazione tra età e carica virale“.

Irene Manders, un’altra autrice dello studio, ha spiegato che “i test PCR indicano il numero di cicli necessari a identificare il virus dopo l’amplificazione del materiale genetico, per cui più il valore che emerge è basso maggiore sarà la carica virale“.

Carica virale molto bassa nei bambini

Nel loro studio, i ricercatori hanno scoperto che nei minori di 12 anni i tamponi hanno restituito un valore medio di quattro cicli più elevato rispetto a quello che emerge dai campioni degli ultraottantenni“. Questo significa, hanno spiegato, che la carica virale nelle persone con più di 80 anni è 16 volte maggiore rispetto a quella dei bambini in età scolare.

La ricercatrice Elisabeth Sander, del Wilhelmina Children’s Hospital, ha aggiunto che già “studi precedenti avevano suggerito che i più piccoli svolgono un ruolo limitato nella trasmissione di SARS-CoV-2“. Con i risultati del nuovo studio, secondo i ricercatori, sarebbero confermate le conclusioni di quelli precedenti e sarebbe spiegato anche “il motivo per cui i bambini sembrano essere mediamente meno inclini alle manifestazioni gravi di Covid-19“.

Tuttavia, hanno precisato i ricercatori, la correlazione tra minore carica virale e la trasmissione del virus deve essere ancora pienamente compresa. Pertanto occorrono ancora ulteriori studi sull’argomento.

Infine, la minore carica virale del Coronavirus nei ragazzi e bambini fa sì che i test antigenici rapidi , meno sensibili dei test PCR (tamponi), siano meno accurati su di loro.

Le caratteristiche specifiche Coronavirus

Ricordiamo anche che negli ultimi mesi sono emerse diverse varianti del virus, alcune delle quali possono essere molto contagiose e pericolose. Se il virus dovesse subire troppe mutazioni c’è il rischio che il vaccino non sia più efficace e che l’immunità naturale sia vanificata. Per queste ragioni la circolazione del Coronavirus va circoscritta il più possibile.

Da non dimenticare, poi, che mortalità di Covid-19 e influenza sono molto differenti: di gran lunga maggiore nelle infezioni da Covid-19.

Foto da Abobe Stock

Che ne pensate unimamme di questo studio?

valeria bellagamba

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