Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature apre la strada a terapie alternative per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile, che porta a forte dolore addominale.
Il team di ricerca, guidato dal professore dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio, aveva già condotto studi importanti sulla sindrome dell’intestino irritabile.
La sindrome dell’intestino irritabile interessa tantissime persone. Si parla del 20% della popolazione mondiale e può verificarsi tra i 20 e i 50 anni.
Finora non era neanche classificata come malattia vera e propria e veniva curata perlopiù con diete specifiche per intolleranze alimentari, come la dieta senza glutine. Come spiegato dal dottor Boecxstraens, autore dello studio pubblicato su Nature, grazie a queste nuove scoperte si potrà dimostrare che invece si tratta di una patologia e quindi va curata con una cura adeguata.
Una nuova frontiera di terapia per chi soffre di questo disturbo, potrebbe essere l’antistaminico. Lo studio condotto sui topi ha fatto emergere una correlazione tra alcuni alimenti allergizzanti e la attivazione di cellule immunitarie.
Pare, infatti, che nei topi alimentati con albumina, la sostanza dell’uovo, si attivavano delle cellule immunitarie chiamate mastociti, che provocano dolore addominale e difficoltà digestive.
In un precedente studio su questo disturbo, il team di ricerca aveva già dimostrato che la sindrome migliorava sensibilmente bloccando l’istamina.
Adesso, i risultati ottenuti farebbero intuire che una terapia antistaminica possa bloccare l’attivazione delle cellule mastociti e quindi curare o migliorare la sindrome dell’intestino irritabile.
Una scoperta importante per chi soffre di questo disturbo e anche per la medicina, anche se si dovranno attendere i risultati della sperimentazione clinica con antistaminico che è attualmente in corso.
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I problemi digestivi e intestinali sono sempre più frequenti e sono legati spesso anche allo stile di vita, all’alimentazione sbagliata e allo stress. Sebbene questi fattori influiscano negativamente, alcune condizioni patologiche possono peggiorare la situazione e rendere il momento del pasto e della digestione davvero complicato e traumatico per molte persone.
Inoltre, si collega ad altri fastidi e disturbi, come la spossatezza, la difficoltà di concentrazione, problemi di stipsi o di diarrea.
Finora tutti questi disturbi veniva curati singolarmente e spesso con dei palliativi o delle diete alimentari. Speriamo davvero che i risultati di questo studio possano dare buone notizie a chi soffre di questa patologia e migliorare, così, le condizioni di vita di tantissime persone.
Voi unimamme avete mai sofferto di questa sindrome? Cosa ne pensate di queste nuove scoperte?
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